STORIA DELLA LIRA ITALIANA
L’origine della Lira è molto antica. Il suo nome deriva dal termine latino libra, un’unità di peso dei Romani equivalente a 327,45 grammi; la sua trasformazione in unità monetaria risale alle riforme di Carlo Magno che, tra il 780 e il 790, trasformò la libra in moneta per estendere dalla Francia
alle terre occupate in Italia il sistema adottato dal padre Pipino il Breve. Fu così introdotta la libbra “pesante” e da essa gli zecchieri del tempo
dovevano ricavare 240 denari d’argento di 1,7 grammi. In verità il denaro d’argento era una moneta “scomoda”: non aveva multipli e per le operazioni
di portata più rilevante, come la compravendita di terre o schiavi, ne occorrevano centinaia o addirittura migliaia.
Per evitare calcoli troppo complessi i mercanti, ma anche la gente comune, trovarono molto più pratico dire “una lira” al posto di “240 denari”. Così il concetto di lira si affermò ed ebbe diffusione nel linguaggio quotidiano, pur non esistendo nella realtà alcuna moneta con quel nome.
Per molto tempo, quindi, la lira come moneta non è esistita fisicamente, ma fungeva solo da unità di “conto” e così rimarrà per ben mille anni.
E’ curioso il fatto che la moneta italiana avrebbe conquistato quasi tutto l’Occidente cristiano del tempo fino alla Manica senza mai spingersi più a
sud di Roma, dove perdurò il sistema monetario romano-bizantino o si affermò l’influenza della moneta araba.
Nel Seicento, insieme alle decadenza economica d’Italia, si verificò anche l’anarchia monetaria. Per l’assenza di una nazione e di vitalità economica non vi era una moneta che riuscisse ad imporsi sulle altre. C’erano moltissime emissioni locali e altrettante denominazioni e metalli usati per il conio. In molti casi andò perduto addirittura il gancio nominale alla lira.
Non avremmo avuto la lira fino a qualche anno fa se, nel 1631, Vittorio Amedeo I non avesse attuato una riforma monetaria nei territori sotto il proprio dominio e non avesse “ripristinato” il calcolo in lire al posto di quello in grossi e fiorini.
1 Lira Km# 87:
Dir. Ritratto allegorico della Repubblica Italiana.
Rov.: arancia con ramo.
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2 Lire Km# 88:
Dir. Contadino che ara.
Rov. Spiga di grano.
5 Lire Km# 89
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Quasi duecento anni dopo, nel 1808, Napoleone fece coniare la prima lira italiana con un peso pari a 5 g d'argento dalla Zecca di Milano, ma la moneta ebbe vita breve perché con la Restaurazione ciascun staterello coniava la sua. Ciò pose il problema dell’imposizione della nuova moneta nei modelli e nella titolazione con la proclamazione del Regno d’Italia, ma il 17 luglio 1861 la lira piemontese, da allora "lira italiana", ebbe corso legale
in tutto il regno e il 24 agosto 1862 fu abolita la circolazione di ogni altra moneta e si decise che la lira fosse coniata con 0,29 g d'oro fino
o in argento con un peso 15,5 volte superiore. L’incisore della Zecca pose sulla nuova moneta la figura del re che assunse forme originali. Furono in seguito battute monete d’oro da 5, 10, 20 e 100 lire e monete d’argento da 20 centesimi e 1,2 e 5 lire.
Qualcuno tentò anche di cambiare nome alla lira (ci fu chi propose lo “scudo” e chi il “marengo italiano”), ma non fu accettato nessun cambiamento. Carlo Felice aggiunse la coniazione di rame, mentre il re di Sardegna Vittorio Emanuele II mantenne i valori d’oro e d’argento creati dal padre. Nell'ottobre 1936 venne attuato il cosiddetto "allineamento", che svalutò il valore della lira portandolo a 0,04677 g d'oro.La prima crisi della lira si verificò nel 1866 e fu determinata dall’enorme debito pubblico contratto dai Savoia per unificare l’Italia: per arginare la crisi il re fu obbligato ad emanare un decreto che stabiliva il corso forzoso della lira, cioè la non convertibilità tra la lira cartacea e l'equivalente in metallo prezioso, e il valore della lira rispetto all'oro venne più volte adeguato fino al 21 dicembre 1927, quando il governo dichiarò la lira convertibile in oro sulla base di 7,919 g d'oro per 100 lire, fissando la parità col dollaro in 19 lire e quella con la sterlina in 92,46 lire (quota novanta).
Nel frattempo nasceva la Banca d’Italia, che insieme al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia, fu autorizzata ad emettere banconote.
Alla vigilia del primo conflitto mondiale, per conservare il metallo per usi bellici, furono emessi buoni di cassa con l’immagine di Vittorio Emanuele III.
La Prima Guerra Mondiale inaugurò anche una nuova era, caratterizzata da una veloce corsa all’inflazione: nel 1914 occorrevano 3,48 lire per
acquistare un grammo d’oro, nel 1921 ne servivano ben 15,68.
5 lire degli anni '50 del secolo appena trascorso
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L'ultima moneta da una Lira italiana
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Una successiva crisi della lira fu causata dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla grande crisi degli Anni Trenta: fu abolito l’obbligo della copertura
in oro e Mussolini dovette compiere una svalutazione del 41%. Inoltre in questo periodo la lira si svalutò di circa il 98% rispetto al dollaro. Nel 1943,
con l’occupazione alleata dell’Italia, gli Americani istituirono una nuova moneta: l’AM-lire venne stampata nella Tipografia Renna a Palermo e solo
con la Repubblica si tornò definitivamente alla lira.
Dopo la proclamazione della Repubblica italiana, la prima serie di monete fu caratterizzata dai simboli della pace e di un paese legato al mondo agricolo: Pegaso, il ramoscello d’ulivo, il grappolo d’uva, la personificazione della Repubblica con la fiaccola della libertà. La seconda serie reca, accanto a quelli agricoli tradizionali, i simboli dell’ottimismo, della ripresa economica e di un paese industrializzato. Troviamo la bilancia simbolo di giustizia, la cornucopia simbolo dell’abbondanza, Minerva dea della saggezza e delle arti…
Dir. Ritratto allegorico.
Rov. Grappolo d'uva.
5 Lire Km#90:
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Dir. Questa moneta presenta sul diritto l'immagine di Pegaso. Secondo il mito, Pegaso, il cavallo alato,
sarebbe nato dal sangue di Medusa sgorgato quando Perseo le tagliò la testa. Siccome Medusa era stata
l'amante di Poseidone (il dio del mare), questo cavallo mitologico veniva considerato un suo figlio.
Tra le altre cose, portava il fulmini di Zeus ed era cavalcato da Apollo (il messaggero degli dei).
Rov. Ramo d'ulivo.
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Gli anni Cinquanta e Sessanta segnano il periodo del “boom”, della ripresa economica, tanto che la stabilità della lira fu coronata dall’Oscar monetario assegnatole dal Financial Times nel 1960. Proprio in quest’anno la lira divenne di nuovo convertibile, grazie all’ammissione al Fondo monetario internazionale, con il valore equivalente a 0,00142187 g d'oro (625 lire per un dollaro).
Con gli anni sono scomparse le monete di piccolo taglio come quelle da una e cinque lire, mentre è rimasta in circolazione per molto tempo una moneta da 500 lire in argento, sostituita poi da quella in vigore fino al 2002. Poca fortuna ebbero le mini-monete da 50 e 100 lire.
Sono esistiti anche altri mezzi di pagamento cartacei, come il biglietto di Stato e i mini-assegni.
Il biglietto di Stato da 500 lire, emesso dallo Stato e non dalla Banca, fu stampato perché le monete d’argento di pari importo erano sparite dalla circolazione, divenendo di fatto pezzi da collezione.
I mini-assegni, che circolarono negli anni ’70 e sostituivano sia la monete che le banconote, furono emessi per la carenza di monete di piccolo e piccolissimo taglio. Furono chiamati così perché, per ragioni pratiche, erano più piccoli dei tradizionali assegni del libretto. L’emissioni di questi mini-assegni durò per qualche anno e, oltre ad essere un rimedio per la carenza di spiccioli, divenne un vero e proprio affare per le banche che li mettevano
in circolazione. Infatti moltissimi di questi mini-assegni non tornarono mai alla banca per il pagamento, perché smarriti o deteriorati dall’eccessiva circolazione o perché divenuti oggetto di collezione.
E così diverse banche assunsero per anni la veste di istituti di emissione di piccoli tagli a corso forzoso, stabilito non per legge, ma con i dati di fatto. Il fenomeno cessò quando la Zecca di Stato fu in grado di far fronte alle necessità di piccoli tagli. L’ultima banconota italiana, emessa
dalla Banca d’Italia nel 1997, è stata la cinquecentomila lire raffigurante Raffaello Sanzio.
Il primo gennaio 2002 la lira è stata affiancata dall’euro che la ha sostituita completamente due mesi dopo. Il 28 febbraio, infatti, è finita la storia della lira: è stato l’ultimo giorno in cui la moneta italiana, e le altre vecchie valute nazionali, ha avuto corso legale. Il primo marzo 2002 è iniziata l’era dell’euro,
era che ha messo fine ad una storia durata secoli, in cui la lira ha attraversato momenti di crisi come momenti di gloria.
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