Molti ricercatori, dal diversi anni, stanno studiando la “testa, cervello” delle persone anoressiche per cercare di dare una spiegazione di natura biologica a molti dubbi che ancora esistono sull'anoressia nervosa. L'anoressia nervosa, alla luce di nuovi risultati, si presenta come un disturbo che va ben oltre il rapporto con il cibo e sembrerebbe essere caratterizzata da alterazioni dei circuiti cerebrali della gratificazione. Questo tipo di alterazione comporterebbe una generale incapacità di apprezzare i piaceri della vita non solo legati al cibo, ma anche al sesso e così via.
Questa patologia presenta alcune caratteristiche simili alla dipendenza da stupefacenti: la droga viene sostituita dalla privazione del cibo. Si sta studiando con particolare attenzione il funzionamento dei meccanismi cerebrali di produzione del piacere. L'anoressia mentale, purtroppo, detiene il primato, tra i disturbi mentali, del più alto tasso di mortalità, fino al 20% per cento dei pazienti. Per molto tempo la colpa è stata attribuita unicamente alla famiglia e all'influenza dei mass media, oggi bisogna fare i conti con i fattori biologici e conseguentemente bisognerà utilizzare anche un approccio biologico.
Nelle persone anoressiche il digiuno provoca un miglioramento del benessere con un aumento del vigore e della lucidità. Ciò nonostante anche le persone affette dall'anoressia nervosa sentono i morsi della fame, ma sviluppano strategie per superarli e sopportarli perché la dieta diventa per loro un obiettivo irrinunciabile. La privazione del cibo funziona per una persona anoressica come la dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Quasi tutte le droghe, infatti, agiscono sui circuiti cerebrali della gratificazione e in particolare sui centri che regolano il piacere. Alcuni stupefacenti poi agiscono anche sull'appetito riducendolo. Il rifiuto del cibo sembrerebbe essere dunque legato ad un funzionamento anomalo del circuito cerebrale che regola la gratificazione. Il disturbo nei circuiti della gratificazione non riguarda soltanto il cibo ma anche tutte le attività che provocano piacere.
Il problema anoressia è diventata ormai una vera e propria emergenza sanitaria anche nel nostro paese. In Italia circa tre milioni di persone soffrono di disturbi dell'alimentazione, principalmente anoressia o bulimia. Il 90% per cento delle persone colpite è di sesso femminile. L'anoressia è una malattia che non può essere diagnosticata con esami specifici e che continua a diffondersi soprattutto nei paesi industrializzati occidentali. Occorre aprire nuovi centri di ascolto per le emergenze in tutta Italia.
A Torino, all'Ospedale le Molinette, è stato aperto un Centro pilota regionale per la diagnosi, la cura e lo studio dei disturbi alimentari. Si tratta della prima e purtroppo unica struttura pubblica di questo tipo in Italia. Dopo i primi colloqui iniziali per la valutazione della gravità del disturbo si procede con le visite specialistiche e occupandosi anche del sostegno alla famiglia del paziente. Le pazienti di questo centro, dopo approfondite visite mediche e psicologiche, possono essere affidate a tre diversi livelli di trattamento: ricovero classico, day hospital o assistenza ambulatoriale. Il paziente viene preso in carico da un'equipe multidisciplinare una vera e propria squadra formata da psicologi, psichiatri, terapeuti della famiglia, endocrinologi e dietisti. Si utilizza inoltre come metodologia di intervento quella dei “pasti assistiti” ossia incontri prefissati dove si svolge il pranzo sotto il controllo del medico al fine di ricominciare ad inghiottire, poi lo step successivo sarà quello di recuperare il peso forma.