D'altra parte, il ricorso all’ospedalizzazione per il trattamento delle forme influenzali, anche non complicate, negli anziani comporta una serie di ripercussioni sulla recettività dei reparti di medicina, come la mancanza di posti letto e di personale sanitario, o l’aumento di infezioni nosocomiali con microrganismi resistenti ai comuni trattamenti.
Numerosi studi hanno dimostrato che la vaccinazione antinfluenzale è in grado di prevenire il 70% - 90 % dei casi di influenza, inoltre si ha la riduzione delle complicanze post-influenzali e conseguente riduzione della mortalità. |
L’influenza viene provocata da tre virus influenzali: A, B, C (quest’ultimo raramente colpisce l’uomo) e dalle loro varianti. Questi virus appartengono alla famiglia dei Ortomixovirus. La caratteristica che contraddistingue i virus influenzali è la loro instabilità genetica con conseguenti mutazioni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito un sistema di sorveglianza che monitorizza la circolazione dei virus al fine di isolare e prevedere annualmente il tipo di ceppo virale che permetterà di preparare un vaccino efficace. In Italia la rete di sorveglianza epidemiologica e virologica è costituita dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro Interuniversitario di Ricerca sull’influenza, dai Medici di Base e Pediatri. L’obiettivo, come indicato nel Piano Sanitario Nazionale del 1998, è di vaccinare almeno il 75% delle categorie a rischio al fine di ridurre l’incidenza dell’influenza, monitorare l’andamento dell’epidemia, segnalare la comparsa di eventuali reazioni avverse al vaccino, e fornire tutta una serie di dati utili al fine di verificare la efficacia della campagna vaccinale.
I virus dell’influenza sono ubiquitari e vengono trasmessi per via aerea: la contagiosità, l’esistenza di serbatoi animali, la selezione di ceppi varianti, la potenziale gravità, il costo sociale, in termine di assenza lavorativa e terapie, spiega l’enorme sforzo per limitare l’epidemia influenzale.
Profilassi: vaccino antinfluenzale
La vaccinazione rimane il mezzo migliore, in termini di costo-efficacia e costo-beneficio, per prevenire l’influenza. Risulta infatti efficace nel 70-90% delle persone vaccinate. Ricerche condotte dai sistemi di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, hanno dimostrato come successivamente alla campagna di vaccinazione dell’anno scorso, l’incidenza dell’influenza sia stata minore rispetto alla stagione invernale 1999-2000.
Composizione
Ogni anno il vaccino comprende due virus di tipo A e due virus di tipo B. Questi si differenziano per:
Come si è detto il vaccino viene riformulato ogni anno in base alla determinazione di quali virus stanno circolando in quel momento nel mondo. I ceppi virali di interesse vengono cresciuti in embrioni di gallina, quindi viene inattivato il virus patogeno e utilizzato nella composizione del vaccino.
Alla fine dell’aprile scorso sono stati isolati ed identificati i ceppi virali che costituiranno il vaccino di quest’anno. In conformità con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il vaccino conterrà i seguenti antigeni (proteine responsabili della risposta immunitaria del nostro organismo):
Esistono due forme di vaccini in commercio:
Dosaggio e modalità di somministrazione
Da 6 a 35 mesi | Split |
Da 3 anni a 12 anni | Split o subunità,1 dose corrispondente a 0,50 ml, ripetuta a distanza di almeno 4 settimane per bambini che vengono vaccinati per la prima volta. |
Da 12 anni in poi | Vaccino intero, split o subunità, 1 singola dose da 0,50 ml |
L’immunizzazione si instaura dopo circa due settimane dalla somministrazione.
Poiché la maggior parte della popolazione è stata infettata dai virus influenzali A(H3N2), A(H1N1) e B nel corso degli ultimi anni si ritiene sufficiente una sola dose di vaccino antinfluenzale, malgrado la protezione del vaccino sia di breve durata. Fanno eccezione i bambini al di sotto dei 12 anni di età che non sono mai stati vaccinati.
Modalità di inoculazione
Bambini e lattanti | per via intramuscolare nella faccia anterolaterale della coscia |
Soggetti di età superiore a 12 anni | per via intramuscolare nel deltoide, cioè sul braccio |
Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato contemporaneamente ad altri vaccini, sia pediatrici che dell’età adulta, utilizzando sedi corporee e siringhe diverse.
Il vaccino deve essere conservato a temperature comprese tra +2°C e + 8°C e non deve essere congelato.
Quando vaccinarsi
Il periodo consigliato per la vaccinazione è quello autunnale: dalla metà di ottobre fino alla metà di novembre. La vaccinazione rimane comunque un efficace mezzo protettivo anche se viene effettuato in periodi successivi.
A chi è indicata la vaccinazione
La categoria di persone più frequentemente colpiti sono i giovani, ma l’evoluzione è benigna e raramente sviluppano complicanze. Gli anziani sono meno suscettibili di contrarre la malattia, ma sono a rischio di contrarre complicanze fatali, ecco perché la vaccinazione viene indicata a tutte le persone di età superiore ai 64 anni . Categorie a rischio sono tutte le persone affette da patologie croniche , in particolare dell’apparato respiratorio: le persone affette da asma bronchiale ed i bronchitici cronici sono a rischio per le importanti ripercussioni che l'infezione virale può avere sull'organismo (ad esempio la crisi d'asma che richiede un trattamento d'urgenza). La vaccinazione è indicata anche al personale sanitario e a tutti i soggetti che lavorano in comunità per cui sono più facilmente suscettibili a contrarre l’infezione ed a diffonderla.
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Il Piano Sanitaria Nazionale ha indicato le seguenti categorie di soggetti cui i servizi territoriali di prevenzione dovranno offrire la vaccinazione:
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Controindicazioni
Effetti collaterali
Diagnosi
L’influenza può essere causa di un grande numero di affezioni che comprendono il raffreddore, la faringite, la laringite, la tracheite, la bronchite e la polmonite. La sindrome influenzale compare durante il periodo invernale, ha una evoluzione tendenzialmente benigna, che nell’arco di una settimana si risolve, fanno eccezione le categorie sopra menzionate. La diagnosi di certezza può essere fatta solo identificando il virus in laboratorio. Il virus può essere isolato mediante tamponi faringei o mediante l’esame dell’escreato o dell’espettorato, questa ricerca non viene comunemente eseguito per l’alto costo che comporterebbe, d’altra parte ai fini terapeutici è inutile l’identificazione del ceppo virale in quanto tutte le infezioni virali si curano con farmaci sintomatici, cioè farmaci che limitano i sintomi ma non agiscono direttamente sui virus. Sono stati recentemente sintetizzati dei farmaci specifici antivirali. Il 50 % circa delle infezioni respiratorie acute è provocato da diversi virus. Esistono virus parainfluenzali che si possono distinguere sierologicamente e sono responsabili di infezioni del tratto respiratorio che assomigliano al comune raffreddore o all’influenza. L’apparato respiratorio viene colpito anche da altre famiglie di virus (adenovirus, picornavirus, coronavirus, reovirus,herpesvirus), da batteri e altri microorganismi, come la Clamidia e il Micoplasma. Questi ultimi sono i potenziali responsabili delle complicanze postinfluenzali.
La diagnosi è tuttavia sempre clinica e si basa sulla presenza di alcuni disturbi:
Attualmente si può intervenire sull’influenza sia a livello preventivo che terapeutico. A scopo preventivo si consiglia l’uso del vaccino antinfluenzale con virus inattivato. Ai classici vaccini antinfluenzali si stanno aggiungendo vaccini contenenti virus vivi attenuati disponibili per ora solo in Russia ed in America. Non è ancora stabilito quale vaccinazione dia una immunizzazione superiore.
Come tutte le infezioni virali, la terapia consiste nel riposo, dando tempo all’organismo di rispondere naturalmente. Se queste infezioni vengono trascurate, come nel caso di un paziente che continua a lavorare, l’organismo rischia di indebolirsi con sovrapposizione di altre malattie infettive, sia di natura virale che batteriche. Si può ricorrere a farmaci sintomatici come gli antinfiammatori e antistaminica che diminuiscono l’espressione dei sintomi.
Utili misure preventive sono quelle di areare l’ambiente in modo da contrastare la diffusione del virus, di mantenere delle temperature non superiori ai 25 gradi centigradi, perché ciò secca le vie respiratorie, di umidificare l’ambiente e di eliminare abitudini dannose per le vie respiratorie come il fumo.
Farmaci Antivirali
Ai classici farmaci sintomatici, si sono aggiunti due classi di farmaci antivirali: gli inibitori di M2 e della neuraminidasi, proteine presenti alla superficie del virus che provocano la risposta immunitaria da parte del nostro organismo. Questi farmaci possono essere assunti sia a scopo preventivo che terapeutico, inoltre sono indicati ove esistano controindicazioni alla somministrazione del vaccino antinfluenzale. Il recente riscontro di ceppi resistenti ne limita l’indicazione prevalentemente al solo uso terapeutico e non sono da considerare una alternativa al vaccino.
I principi attivi dei farmaci inibitori di M2 sono Amantadina e Rimantadina (quest’ultimo in commercio solo negli Stati Uniti). Questi farmaci hanno un’efficacia del 70% nel prevenire l’influenza di tipo A, mentre sono meno efficaci nella profilassi post-esposizione virale.
L’Amantadina è un farmaco antivirale che agisce solo sull’influenza di tipo A (la proteina M2 è presente solo nel virus di tipo A), in uso negli Stati Uniti dal 1966. Questo farmaco può avere effetti indesiderati a carico del sistema nervoso centrale e dell’apparato gastrointestinale. Se ne sconsiglia perciò l’uso in pazienti che abbiano sofferto di attacchi epilettici per la possibilità di attacchi convulsivi concomitanti. Infine si è segnalata resistenza virale in circa il 30 % dei casi trattati, il che significa che si selezionano ceppi di virus più difficili da trattare. Questi ceppi virali sono resistenti anche alla rimantadina. |
I principi attivi dei farmaci inibitori della neuroaminidasi sono Zanamir ed Oseltamivir . Differiscono dai precedenti da uno spettro d’azione più ampio degli inibitori di M2, agiscono infatti sia contro l’influenza di tipo A che di tipo B, da minori effetti collaterali e da un rischio più basso di indurre resistenza. Il meccanismo d’azione non è ancora completamente noto, è dimostrato il blocco della replicazione virale e della diffusione extracellulare del virus.
Lo Zanamivir è presente in commercio in Australia, in Europa, negli Stati Uniti ed in Canada, sotto forma di preparato inalatorio perché è attivo solo se somministrato in sede locale. La prescrizione è riservata alla terapia dell’influenza negli adulti e nei ragazzi di età superiore a 12 anni che presentano i sintomi tipici della malattia. L’Oseltamivir può essere somministrato per via orale, cioè per bocca, ma può dare disturbi gastrointestinali (nausea, vomito) che diminuiscono se il farmaco viene assunto a stomaco pieno. E’ in commercio in Svizzera, in Canada e negli Stati Uniti. |
Questi farmaci sono in grado di ridurre la durata dell’influenza proporzionalmente alla tempestività del trattamento, riducono infatti di un terzo la durata dell’influenza se la terapia viene iniziata entro due giorni dall’insorgenza dei sintomi e se non sussistono complicazioni concomitanti. La loro sicurezza non è stata ancora verificata nelle donne in gravidanza. Gli inibitori della neuraminidasi non compromettono l’efficacia del vaccino classico, con virus inattivato, mentre possono chiaramente compromettere l’efficacia del vaccino con virus vivo attenuato.
Quando è indicata una terapia con questi farmaci?
Controindicazioni