Vangelo secondo Giovanni ... - Ex prete in crisi
Categoria : QUESITI RELIGIOSI
Pubblicato da S.A. in 7/11/2008
DOMANDA: L'ipotesi tradizionale, che identificava l'anonimo autore del vangelo - il discepolo che Gesù amava -, con l'apostolo Giovanni inizia a partire dalla fine del II secolo. Sant'Ireneo, vescovo di Lione, fu il primo ad attribuire quel quarto vangelo che circolava nelle comunità dei nazareni a un Giovanni discepolo. Infatti verso il 180 scrisse: «Giovanni, il discepolo del Signore, colui che riposò sul suo petto (Gv 13,3), ha pubblicato anche lui un Vangelo mentre dimorava ad Efeso in Asia» (Adversus Haereses III, 1, 1) Eusebio, che riporta questa notizia, ritiene che Ireneo si basasse sulle testimonianze di San Policarpo vescovo di Smirne (morto martire a Roma nel 155), il quale avrebbe conosciuto personalmente Giovanni (stavolta l'apostolo) essendone stato discepolo.


CroceQuesto ci è anche confermato da Ireneo medesimo, che nella sua lettera a Florino ricorda il suo incontro con San Policarpo, ed il fatto che Policarpo «raccontava della sua dimestichezza con Giovanni e con le altre persone che avevano visto il Signore» (Historia Ecclesiastica V, 20, 4). Ireneo ricorda anche che Policarpo fu eletto vescovo di Smirne dagli apostoli, e Tertulliano asserisce che egli fu fatto vescovo proprio da Giovanni.

Anche il Canone muratoriano, documento risalente al 200 circa, riporta che il quarto vangelo sarebbe opera di Giovanni, discepolo di Gesù. Già dal XIX secolo gli studiosi hanno evidenziato che la struttura letteraria del vangelo manifesta una lenta formazione progressiva, che partendo da un substrato giovanneo attraverso rimaneggiamenti successivi sarebbe approdata alla fisionomia attuale.

Prova di questa lenta gestazione sarebbero le aggiunte evidenti: il prologo (1,1-18); l'episodio dell'adultera che presentano a Gesù (7,53-8,11): ha lo stile tipico di Luca, e manca in alcuni manoscritti antichi importanti; il racconto dell'ultima apparizione (21,1-25): viene dopo la conclusione del capitolo 20.

Anche le numerose fratture e incongruenze presenti nel testo potrebbero essere un riflesso delle fasi di composizione dell'opera. Le principali sono le seguenti: 3,22 ("Gesù battezzava") è in contrasto con 4,2 ("Non era Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli"); 4,44 ("Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria") è una nota di intonazione sinottica, stonata nel contesto; infatti subito dopo, al versetto 4,45, si dice: "Quando giunse in Galilea i Galilei lo accolsero con gioia"; I capitoli 5;6;7 sono in un ordine problematico: il capitolo 5 è ambientato a Gerusalemme; il capitolo 6 inizia affermando: "Dopo questi fatti Gesù andò dall'altra riva del mare di Galilea". Sembra che i blocchi siano stati accostati in un secondo tempo, dopo una precedente vita autonoma; 11,2 dice che Maria è quella che aveva unto i piedi di Gesù., eppure l'episodio viene raccontato nel capitolo 12; in 12,36 si dice che "Gesù se ne andò e si nascose da loro". Poi i vv. 12,37-43 sono riflessioni teologiche dell'autore. All'improvviso al v. 12,44 si dice che Gesù. gridò a gran voce. A chi gridò, se era da solo? 14,31: dopo due capitoli di discorsi Gesù dice: "Alzatevi, andiamo via di qui", e poi invece per i cc. 15;16;17 continua il suo discorso. La domanda è ... ? Mi dica ... la sua. - Lucio - Ex prete in crisi - Napoli -



 



RISPOSTA: Ho letto attentamente lo stralcio encicllopedico che lei sottopone alla mia attenzione.

Lo trovo interessante e istruttivo, ma un commento più approfondito, sia pur breve, rischierebbe di annoiare la maggior parte degli amici che seguono questa rubrica.

Per queste dissertazioni di più alto profilo, spero di poter ritagliare in seguito un apposito spazio per contenerle. A presto!   religione1@gmail.com