Si instaura quindi una relazione di scambio reciproco, sulla base dei propri bisogni e della capacità di esprimerli; lo scambio può evolvere in positivo, qualora io riceva un po' di più di quanto abbia chiesto, e sia quindi stimolato a mia volta a dare di più in contraccambio. Allo stesso modo lo scambio può evolvere in negativo, quando ricevo un po' di meno di quanto ho richiesto, e pertanto sarò portato a dare un po' di meno a mia volta; alla lunga questo impoverimento dello scambio porta alla fine della relazione.
Lo scopo primo di una relazione è comunque la crescita personale e l'aumento della consapevolezza di sé e del mondo. Ritrovarsi in una relazione di coppia costituisce la continua ricerca di un delicato equilibrio tra uguaglianze e differenze, ed è frutto di un continuo compromesso tra il bisogno di separazione e quello di appartenenza tra i due partner. Nelle relazioni di coppia è estremamente importante percepirsi come separati e diversi dall'altro, pur sentendosi dentro ad un rapporto basato sull'appartenenza e sulla vicinanza emotiva. Solo il passaggio da una percezione del modno di tipo individualistico ad una percezione di tipo relazionale consente la piena presenza del contatto con l'Altro, e dunque l'autenticità.
In questo senso tutte le relazioni sono destinate a finire: possono durare molti anni, o per tutta una vita, non è questione di tempo, ma di scopo. Quando ho integrato interamente tutto quello che l'altro poteva darmi, posso considerare conclusa la relazione, e cercare una nuova fonte di integrazione. Per questo la relazione si basa sul bisogno: l'altro mi serve per soddisfare i bisogni che da solo non riesco a soddisfare. Chiedere al proprio partner è legittimo, effettuando uno scambio equo tra pari, allo scopo di esplorare sempre più in profondità la miniera di ricchezze che può essere una persona. Arrivare al limite e all'esaurimento del giacimento non è in sé un problema, è un dato di fatto, che va accettato senza tragedie.
A volte, tuttavia, le persone evitano le relazioni intime per paura del rifiuto o dell'abbandono, sfuggendo la possibilità d mostrarsi nelle proprie fragilità o temendo di perdere la propria individualità. È frequente, così, provare nello stesso tempo desiderio e paura verso l'appartenenza e il legame: è fra queste due polarità che si gioca molta parte della crescita individuale, dall'adolescenza in poi.
Ciascuno di noi ha un suo modo di essere e di stare nel mondo: apprezzare lo stile del proprio partner ed essere abili nel mettere insieme le differenze sono i presupposti per una relazione soddisfacente ed equilibrata. Raggiungere questo equilibrio, tuttavia, non è semplice quando il delicato momento di sentrirsi "nudi" davanti ad un altro diverso da sé richiama esperienze negative della propria storia.
Esiste solo un atteggiamento costruttivo verso una relazione: poter guardare con occhi nuovi al proprio passato, con la fiducia di poter riscrivere una storia nuova, e senza il timore di riaprire antichi dolori. L'Altro è con noi non per sanare le nostre vecchie ferite, ma per costruire una storia nuova, di vicinanza e reciprocità.
I Permessi all'Autorealizzazione
Il grado di soddisfazione personale a cui un individuo può arrivare è condizionato dalla propria intima natura: come spiegato dalla teoria dei bisogni di Maslow, ciascuno ha una propria ambizione e aspirazione interiore, e la necessità interiore di soddisfare i bisogni superiori di stima e autorealizzazione; ma indubbiamente va riconosciuta in tutto questo anche una componente derivata dall'educazione familiare e dal contesto storico, economico, politico e sociale in cui nasce e vive.
A seconda del momento storico, dell'appartenenza nazionale e della posizione sociale della famiglia in cui si nasce, il figlio riceve, con l'educazione, anche il permesso di soddisfare taluni bisogni anziché altri; in altre parole, un figlio eredita dalla propria famiglia la percezione dei limiti entro i quali potrà esprimere la sua personalità e dirigere la sua vita affettiva e lavorativa, il suo successo personale e professionale.
Tali limiti derivano da divieti, carenze e traumi dovuti alle avversità che la famiglia ha dovuto affrontare nel corso della sua storia: ingiustizie sociali, privazioni economiche, devastazioni fisiche e materiali dovute alla guerra, malattie ed epidemie, incidenti, catastrofi naturali, ecc. Si tratta di un meccanismo biologico di conservazione della specie, che spinge ad espandere o a contrarre la soddisfazione dei bisogni fondamentali per sopravvivere alle difficoltà esistenziali. Se la sicurezza e il benessere materiali sono in pericolo, sarà difficile dedicarsi al soddisfacimento di bisogni più elevati, legati alla autorealizzazione e alla spiritualità
Le conseguenze dei tragici destini di chi ha vissuta fame, guerra, malattia, povertà, non si esauriscono quindi nella sofferenza di una generazione, e oltre ad avere un effetto sulla psiche di tutti i componenti della famiglia, si trasmettono dagli antenati ai discendenti per un certo numero di generazioni, influenzando la percezione del diritto ad amare e ad essere amati, a realizzarsi e prosperare.
Individuare i permessi e i divieti alla realizzazione personale che si ereditano dagli antenati è uno degli argomenti più interessanti della psicogenealogia, che ci insegna a riconoscerli e utilizzarli creativamente e consapevolmente.
Ricevere la Benedizione
Ottenere la benedizione dei propri genitori a vivere la propria vita è importantissimo, perchè è l'autorizzazione a vivere la propria vita: compiere il nostro destino, avere successo, autorealizzarsi significa proprio questo, utilizzare la vita e l'energia ricevute dai nostri genitori e prima di loro dai nostri antenati. Tutto il nostro albero genealogico ha vissuto per poter dare a noi, qui e ora, tutta l'energia di cui abbiamo bisogno: il padre e la madre che incontriamo nelle costellazioni, davanti a cui ci prostriamo e da cui riceviamo la benedizione, sono i nostri genitori interiori, sono gli archetipi del padre e della madre attivati nella nostra coscienza. Ricevere la Benedizione significa interrompere la Maledizione, che altro non è se non la lealtà familiare che impedisce il successo e la felicità, e che nella nostra vita funziona come auto-sabotaggio, procura incidenti, malattie, sfortune e rovesci.
La connessione con le radici significa proprio questo: avere a disposizione nel proprio Io la forza del Padre e la tenerezza della Madre, il coraggio e la volontà, lo spirito d'iniziativa maschili, e la cura, l'amore per se stessi e per gli altri femminili. I nostri genitori e i nostri antenati vivono sempre dentro di noi, e funzionano come serbatoio di energia.