Dopo quell’orribile dicembre le mie giornate si consumavano tutte allo stesso modo.
Riproiettavo ogni giorno il medesimo film visto e rivisto un milione di volte, per giunta triste e noioso, e dalla finestra di casa mia osservavo la pioggia battente, e mi sentivo spenta, tetra come quel cielo cupo. Erano trascorsi ormai otto mesi da quando Luca, mio marito, mi aveva lasciata. Passava il tempo, ma la solitudine si faceva sempre più opprimente, insopportabile. Lui non se n’era andato per sua volontà: me lo aveva strappato il destino, un’atroce beffa del caso. Sulla sua strada aveva trovato un automobilista ubriaco che lo aveva centrato in pieno, in un tragico scontro frontale.
Non ero ancora riuscita a farmene una ragione. Lui era morto, e io con lui. E così le mie ore passavano sempre tutte uguali. Indifferente al mondo, ero diventata un fantasma anche sul lavoro: andavo in ufficio, ma non riuscivo più a comunicare con nessuno, e nemmeno mi interessavano le parole di conforto. Eppure, nonostante la mia volontà di annullarmi nel buio di quel dolore e di quella solitudine, un raggio di luce si accese all’improvviso, e tutto cambiò.
Fu Marta, la mia più cara collega e amica da anni, a compiere un giorno il miracolo di farmi uscire dalla tana: lei, più anziana di me ma sempre così vitale e carica di energia, riuscì a convincermi a trascorrere un paio di settimane di vacanza al lago con lei e con suo figlio Riccardo. A suo parere, sarebbe stato un toccasana per i turbamenti dell’anima.
Accettai di buon grado, seppur ancora perplessa, senza sapere che quel viaggio mi avrebbe restituito la voglia di vivere.
Appena arrivati, fui colpita dal fascino di quel paesaggio lacustre, e me ne lasciai completamente trasportare. Ero inebriata alla vista delle cime che circondavano il lago, dal verde degli alberi tutt’intorno, e dalla brezza che mi avvolgeva, dandomi la sensazione di un rincorrersi di dolci note in lontananza.
Musica celestiale
Solo più tardi venni a sapere che quelle note così soavi erano reali, e venivano dal pianoforte di Riccardo, il figlio di Marta, che stava ore alla tastiera nella speranza di ritrovare la pace che anche lui aveva smarrito a causa di un passato burrascoso.
Presto approfondii la conoscenza di Riccardo. Era giovane, ma nei suoi 27 anni c’erano una maturità e una profondità che non avevo mai trovato in altri ragazzi. Seppi dalla madre che pochi anni prima alcune cattive compagnie lo avevano portato sulla strada della droga, ma grazie alle amorevoli cure della sua famiglia era riuscito a venirne fuori. Era però rimasto un solitario, che cercava in quel paesaggio incantevole e nella musica la sua migliore terapia.
Il suo aspetto non passava inosservato. Era alto, atletico, con due occhi color del mare, capelli mossi color miele, un naso piccolo e regolare e due labbra carnose come due ciliegie.
Avevo 15 anni più di lui, ma non potei fare a meno di rimanere colpita dal suo fascino un po’ acerbo. E notai che anche lui mi riservava degli sguardi intriganti. Tra me e Riccardo si instaurò subito un rapporto amichevole, una simpatia così profonda da far rinascere in me il piacere della vita di tutti i giorni, l’emozione di svegliarmi sapendo che la giornata avrebbe potuto riservarmi qualcosa di gradevole.
Discorrevamo del più e del meno: lui mi parlava della sua vita, degli amori vissuti e trascorsi, delle amicizie passate e presenti, della sua passione per il pianoforte che aveva imparato a suonare da bambino grazie agli insegnamenti di un nonno musicista. Io gli raccontavo del mio lavoro e dei miei passatempi preferiti, ma tralasciavo ogni riferimento alla mia tragica vedovanza. Lui non faceva domande al riguardo, comprensivo e rispettoso del mio lutto. Una conversazione dopo l’altra, tra di noi si creò una forte complicità, simile alla confidenza di due persone che si conoscono da sempre.
E così le giornate trascorrevano piacevolmente, tra le cure attente di Marta che preparava deliziosi manicaretti, e l’amabile suono del pianoforte di suo figlio. Io stavo delle ore ad ascoltare Riccardo che suonava, ammaliata sempre più dalla sua musica ma anche dal suo sorriso, dai suoi occhi, dalle sue mani.
Rinascita dei sensi
Finché una calda mattina mi ritrovai quasi inconsapevolmente fra le sue braccia. Da quando mio marito era morto, dormivo poco la notte. Anche in quelle giornate di vacanza mi alzavo sempre molto presto, e andavo in riva al lago a godermi il nascere del giorno.
Quella mattina sentii improvviso dietro le mie spalle il respiro di Riccardo. Ci guardammo, e non ci fu bisogno di parole. Riccardo mi strinse fra le sue braccia e mi baciò intensamente. Facemmo l’amore lì, in riva al lago, rapiti dalla nostra passione e da quell’atmosfera magica e seducente.
Nemmeno per un istante pensai alla differenza d’età che c’era tra di noi. Decisi di accantonare ogni pregiudizio e di seguire soltanto il mio cuore. Andammo avanti così, ad amarci senza remore, ogni volta che avevamo l’occasione di stare soli. E sempre ogni mattina all’alba, in riva al lago.
Avevo ritrovato la serenità, la gioia di vivere e di amare. Soprattutto, avevo ritrovato me stessa. Ma poiché ogni cosa ha un inizio e una fine, anche quei meravigliosi e irripetibili giorni di vacanza passarono in fretta, e purtroppo arrivò il giorno della partenza e del ritorno alla realtà.
Sapevo bene che sarebbe dovuta finire. Marta non seppe mai nulla della mia storia con suo figlio, e la mia sensibilità mi ha imposto di non fargliene mai parola, poiché nonostante l’affetto che mi dimostra ogni giorno, non sarebbe stata in grado di comprendere perché suo figlio e la sua amica, di 15 anni più grande, si fossero lasciati travolgere dalla passione.
Un paio di mesi più tardi Riccardo,come me rivitalizzato dalla nostra storia d’amore, trovò un lavoro come insegnante di musica in un’altra città. Ci sentiamo a volte per telefono, da buoni amici. Quanto a me, ho ripreso a pieno ritmo il mio lavoro di assicuratrice: vivo nel ricordo di mio marito ma anche delle dolcissime giornate con Riccardo, dei suoi baci caldi ed appassionati. Grazie a lui, ora per me è tutto più facile: le giornate trascorrono senza angoscia, ho ripreso a frequentare gente e c’è anche un uomo che mi sta corteggiando. La cosa non mi disturba affatto, anche se a me piace pensare in ogni momento che Riccardo, ovunque si trovi, stia suonando per me quella dolce melodia che mi ha riportato alla vita.
Barbara C.