La mafia condiziona la libertà dei cittadini e il regolare andamento delle funzioni pubbliche; è retta dalla legge dell'omertà e del silenzio e si serve di metodi di intimidazione e di repressione violenta e spietata. Il termine "mafioso" può essere utilizzato nel linguaggio comune per definire, per esempio, un sindaco che dia concessioni edilizie solo ai suoi "amici" o un professore universitario che fa vincere borse di studio a persone anche eventualmente valide ma a lui legate, o la nomina da parte di un governo di altissimi dirigenti anche eventualmente capaci ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo è espressione. Molti comuni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa.
Mafia: Spavalderia, vanto aggressivo o, indica una persona arrogante, prepotente, ma anche intrepida e fiera.
La mafia in certi casi adotta comportamenti basati su un modello di economia statale, ma è parallela e sotterranea. L'organizzazione mafiosa trae profitti da numerosi tipi di attività.
I capimafia (spesso a causa della latitanza) comunicano principalmente in modo scritto, con i pizzini, poiché non sempre sono in grado di comunicare di persona a tutti i loro sottoposti (capifamiglia, picciotti).
Una organizzazione di potere. Le analisi moderne del fenomeno della mafia la considerano, prima ancora che una organizzazione criminale, una "organizzazione di potere"; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari dello Stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della popolazione. Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attività illecite.
Quindi il termine "mafioso" può essere utilizzato nel linguaggio comune per definire, per esempio, un sindaco che dia concessioni edilizie solo ai suoi "amici" o un professore universitario che fa vincere borse di studio a persone anche eventualmente valide ma a lui legate, o la nomina da parte di un governo di altissimi dirigenti anche eventualmente capaci ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo è espressione.
Molti politici sono stati indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, tra cui Renato Schifani, Marcello Dell'Utri, Salvatore Cuffaro, condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione. Giulio Andreotti ha avuto rapporti con la mafia, ma è stato prescritto.
Luciano Violante ha affermato che il colonnello Mario Mori gli aveva detto che Vito Ciancimino voleva incontrarlo. Molti comuni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa.
Organizzazioni di stampo mafioso in Italia
In Italia le organizzazioni principali si concentrano soprattutto nel Meridione, dove la diffusione dei gruppi di stampo mafioso è capillare, anche se non mancano organizzazioni simili o colluse con le principali mafie al centro o al nord Italia. Alcune di queste organizzazioni sono storicamente insidiate nei rispettivi territori, ma quasi tutti i fenomeni non vanno oltre il XIX secolo. Una singolare prospettiva è quella offerta dalla Camorra, unica vera eccezione, fenomeno malavitoso diffuso in Campania, ma che secondo alcuni autori avrebbe un'origine da ricercarsi altrove. Difatti l'uso del termine camorra sarebbe attestato già nel XVII secolo, mentre la derivazione etimologica da gamurra ribasserebbe ulteriormente la sua esistenza fino al Medioevo. Dal passo del Mortillaro si può comunque supporre che camorra fosse già sinonimo del termine mafia nella prima metà del XIX secolo e che tale fenomeno dovette essersi esteso anche in Sicilia.
Altre storiche organizzazioni di stampo mafioso sono Cosa nostra in Sicilia e la 'Ndrangheta in Calabria, entrambe però a noi note da documenti esclusivamente a partire dalla seconda metà del XIX secolo e pertanto difficilmente ipotizzabile una loro origine precedente a tale periodo. Da queste due si suppone siano sorte ulteriori organizzazioni di stampo mafioso, quali la Stidda nella Sicilia centro-meridionale (nelle provincie di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa) e la Sacra Corona Unita in Puglia (sorta nel 1981 avente tra i fondatori Giuseppe Rogoli, Mario Papalia e Vincenzo Stranieri).
Alle principali organizzazioni si sono accostate negli anni o si accostano ancora diverse organizzazioni assimilabili per certi versi al concetto di mafia seppur in modo del tutto marginale. Quasi tutte queste organizzazioni sorgono a partire dal secondo dopoguerra, ma conoscono in particolar modo il loro apice intorno agli anni 1970.
Il clan dei marsigliesi originario della Corsica e attivo tra Francia e Italia, ad esempio, agì soprattutto tra il 15 aprile 1964 e il 1976. La cosiddetta Banda della Magliana operante nel Lazio ha avuto stretti legami con la mafia e non di rado viene considerata una organizzazione di stampo mafioso operante in detta regione. Ancora nel 2012 risulta in attività. In Lombardia diverse bande criminali si sono colluse con organizzazioni mafiose o ne hanno assunto l'aspetto. La maggiore di queste bande fu negli anni 1970 quella di Francis Turatello a Milano, mentre ambigua è la posizione della Banda della Comasina, operante anch'essa a Milano, guidata da Renato Vallanzasca. Su un modello simile a quello della mala romana e milanese ha agito la cosiddetta Mala del Brenta in Veneto, dove a cavallo tra gli anni ottanta e novanta i membri della banda di Felice Maniero favorirono la collaborazione tra le mafie meridionali e la piccola criminalità locale, in particolare garantendo il traffico di droga e armi. La presenza di clan malavitosi nelle regioni del nord Italia, in particolare in Lombardia, è stata definita quale la quinta mafia, capace di sviluppare peculiarità proprie sorta come filiazione dalla 'Ndrangheta, ma fusa col territorio.
Sempre negli anni del dopoguerra in Sardegna operava l'Anonima sequestri, tuttavia tale organizzazione, sebbene di stampo criminale e basata su un codice d'onore come gli altri gruppi di stampo mafioso, a differenza delle precedenti non prevede la collusione con gli organi di governo, caratteristica tipica invece di tutte le altre organizzazioni del genere, costituendo di fatto una vera e propria "anomalia" nel panorama della malavita italiana.
La mafia non è affatto invincibile; è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
Giovanni Falcone