Barbara, per fugare ogni dubbio dalla mente del giovane, gli diede la prova d’amore donando al suo futuro sposo la verginità. Ora erano legati più che mai e lui si sentiva un tantino più tranquillo. A Napoli, affittò una stanza ammobiliata nei pressi della stazione centrale: “Piazza Garibaldi”, l’università non era distante Corso Umberto poteva arrivarci anche a piedi. A Barbara la città piaceva, le sembrava di essere al Luna – Park, piena di luci e con tanta gente che si muovevano come formiche in diverse direzioni. “Caotica!”. Un aggettivo che non poteva attribuire al proprio paese dove i paesani era ordinati e, in prevalenza si spostava in bici. Qui le auto erano tante migliaia suoni di clacson e voci di venditori ambulanti la colonna sonora che la accompagnava.
Lo stabile dove aveva la camera, era fatiscente vi erano ancora presente le crepe del terremoto del 1980 non erano state fatte opere di ristrutturazione. La finestra dava sulla piazza la statua di Garibaldi si ergeva maestosa l’eroe dei due mondi aveva bisogno di una ripulita smog e piccione ne avevano offuscato l’immagine. Barbara, pensava alla piazzetta del suo paese alla statua del cerbiatto che sovrastava la fontana, le prese la malinconia. Gli occhioni azzurri si riempirono di lacrime tirò su con il naso e si sciacquò la faccia nel lavabo ingiallito e, pieno di crepature. Aveva un leggero languore allo stomaco. Quelli che non mancavano nella zona erano i punti di ristoro c’erano tante tavole calde, pizzerie, rosticcerie e ristoranti. Doveva essere oculata nello spendere non poteva permettersi colpi di testa. Era a Napoli, nella culla della pizza e a lei piaceva tanto; optò per una bella Margherita. Coca-Cola e pizza, sette euro un prezzo ragionevole. E poi la pizza fu tanto buona, non ne aveva mai mangiate di così buone. Prese un caffè al bar Mexico. Tornò in camera. Aveva pianificato ogni cosa nel modo più meticoloso tranne la voglia di far sesso. Non aveva preso in considerazione questo “problema” come l’avrebbe risolto? Non pensandoci. Come faceva a non pensarci? Era vivo il ricordo della verginità infranta lo sentiva ancora dentro di sé. L’era piaciuto Silvio, l’aveva presa con dolcezza facendola sentire la donna più desiderata al mondo, non immaginava che il rapporto completo fosse così bello – intenso. Ora aveva voglia una terribile voglia sentiva gli umori sgorgare dalla vagina. Si mise a letto. La piazza non andava a dormire il vociare della gente, le sirene di ambulanze – polizia le trafiggevano il cervello sarebbe mai riuscita ad addormentarsi con tutto quel casino? Ci provò.
Un mese dopo…
Barbara, si era abituata al quel disordine e ai ritmi della città, ora viveva in perfetta sintonia con la moltitudine di gente si sentiva una di loro. Aveva trovato lavoro in una tavola calda un self-service, ma la pagavano poc,o solo cinquecento euro al mese e quando doveva andare a lezione all’università, perdeva la giornata non gliela pagavano come suo diritto. Aveva anche dato il primo esame prendendo “27”, avrebbe voluto rinunciare a quel voto prendere di più, ma poi si disse che come primo esame andava più che bene. Conobbe Libera una ragazza di Isernia che era al secondo anno di filosofia. Nacque una profonda amicizia ora si sentiva meno sola.
Libera era alla moda, vestiva con abiti griffati e costosi. A volte prestava qualche capo a Barbara avevano la stessa taglia. Dove prendesse tutti quei soldi Barbara, non lo sapeva. Eppure i genitori di Libera non erano facoltosi, facevano entrambi gli infermieri nell’ospedale di Isernia. Abitava anche in una bella zona di Napoli aveva un appartamento molto grazioso arredato con gusto.
Barbara, avrebbe voluto andarsene da quartiere ferrovia era un posto troppo incasinato pieno di prostitute e gente di malaffare. Ma dove trovava una camera a quel prezzo non poteva permettersi un gran che con quello che guadagnava e con i pochi soldi che i suoi inviavano ogni quindici giorni. Mantenersi all’università costava e in più doveva mangiare, non ce la faceva proprio. Provava un po’ d’invidia per Libera che sembrava non aver problemi.
A Napoli tutti si arrangiavano e riuscivano a sbarcare il lunario. C’era persino chi vendeva libretti falsi universitari con degli ottimi voti. Libretti che compravano studenti lontani da casa come lei però con scarso profitto negli studi. Lì presentavano ai genitori questi visti i bei voti, sganciavano soldi per far continuare ai propri figli gli studi. Barbara, non sarebbe mai stata capace di una cosa del genere lei era onesta.
Doveva trovare una soluzione diversamente alla laurea non ci sarebbe arrivata. Decise di chiedere aiuto a Libera. «Ho bisogno di trovare un lavoro dove guadagno di più».
«Difficile mia cara ci sono i cinesi che rompono la piazza. Nessuno ti offrirà più di quello che prendi».
«Che cosa posso fare?». Era avvilita, sconsolata.
«Per prendere più soldi dovresti fare tanti lavori contemporaneamente a discapito della salute, non conviene». Libera, si atteggiava a sapientona Barbara pendeva dalle sue labbra.
«Tu come fai?». Avrebbe voluto evitare di fare questa domanda non è bello entrare nella privacy altrui, ma era disperata. «Faccio il mestiere più antico del mondo: la do in cambio di soldi, ma ad alti livelli, vado solo con persone facoltose».
«Prostituta!?». Disse con stupore Barbara. «Il termine non mi piace. Diciamo accompagnatrice, consolatrice, oppure come si usa adesso “escort” si, escort mi piace di più». Sempre puttana era penso Barbara tra se. «Se vuoi stare bene, se non vuoi avere pensieri, se ti piace fare la bella vita questa è l’unica soluzione credimi altre non ce ne sono. Più della metà delle ragazze che frequentano l’università, si prostituisce, è normale fidati». Barbara, la guardava ammirata, libera rappresentava la sua ancora di salvezza. Ma come avrebbe potuto fare la prostituta e non avere pensieri non ci sarebbe riuscita. «Se decidi di fare il gran passo posso aiutarti portandoti da Rosa che gestisce una casa d’appuntamento a lei, devi dare il trenta per cento dei tuoi guadagni non è molto se consideri che ti trova i clienti e ti da una camera dove scopare pensaci». Che cosa faccio? Si domandava. Sarà tremendo il primo, il secondo cliente poi ci si fa l’abitudine e tutto diventa normale.
Un cliente particolare…
Disse di sì. Si fece accompagnare da Rosa. La casa si trovava nel quartiere Vomero in una zona residenziale. Luci soffuse, giochi d’ ombre, carta da parati vellutata di color rosso, alle pareti stampe di nudi femminili e di Parigi iniziò secolo così si presentava la casa agli occhi di Barbara. Un puttanaio stile “liberty”. Rosa, era bassina grassottella indossava un vestito con grossi fiori variopinti dalle labbra pendeva un bastoncino di liquirizia a mò di sigaretta. Dopo Barbara seppe che Rosa stava cercando di smettere di fumare. Per l’astinenza da nicotina, la donna era irrequieta, nervosa. Gli occhietti piccoli due fessure luminose, scrutavano Barbara dai piedi alla cima dei capelli morse il bastoncino di liquirizia e se lo tolse dalla bocca con un gesto deciso sdradicandolo. «Il successo di questa casa sta nel ricambio continuo, qui abbiamo sempre ragazze nuove e belle. Nessuna ha mai creato problemi tutte si sono attenute alle regole. Regole semplici che prevedono: educazione, gentilezza, disponibilità, pulizia, una buona conoscenza dell’arte amatoria tutto questo avvantaggio del cliente che rappresenta la nostra fonte di sostegno. Te la senti? Pensi di essere capace?». Rimise il bastoncino in bocca e si grattò la fronte corrugata. Barbara, guardò Libera come per dire che devo fare? L’amica le venne in soccorso.
«Certo che se la sente è una ragazza in gamba non ti darà problemi». Disse sapendo di interpretare il pensiero di Barbara. «E’così? È come dice Libera?». Incalzò Rosa.
«Stai tranquilla non ti creerò problemi mi atterrò alle regole». Con quelle parole era entrata ufficialmente nel mondo della prostituzione. «Bene. Sei anche fortunata ho già un cliente per te. Un cliente particolare che va trattato bene devi dare il massimo ci tengo molto a questa persona è in camera ora ti porto da lui». Era emozionata le tremavano le gambe non se la aspettava di iniziare così presto. Si fermarono davanti a una porta. «Lui è qui dentro dopo che me ne sarò andata bussa ed entra mi raccomando non farmi fare una pessima figura. Auguri». Se ne andò lasciando Barbara immobile davanti alla porta. Bussò. Due colpi lievi che annunciavano la sua presenza, una voce bene impostata le disse di entrare.
Era stata battezzata da lui, da lui andava a dottrina, nel suo oratorio giocava e lui le aveva somministrato i sacramenti della prima comunione. Don Gaetano il parroco del paese era lì davanti a lei. Giacca e pantaloni neri, camicia grigia e collarino bianco, sul bavero della giacca il crocifisso. «Sì, sono un prete, il tuo stupore mi eccita maggiormente». Non l’aveva riconosciuta e come poteva Barbara da anni, non andava in chiesa. «Mi piace presentarmi nelle mie vere vesti mettere a disagio le ragazze falle sentire maggiormente in colpa mi da un piacere assurdo. Ora tu pecchi due volte la prima, perché ti vendi e la seconda ti vendi a un ministro di Dio. Non mi spoglierò ti scoperò vestito per ricordarti chi sono». Non poteva avere inizio peggiore la sua carriera di puttana. Andare con un vecchio di oltre sessant’anni e per lo più prete. Don Gaetano si sedette sul bordo del letto e tirò fuori il cazzo. «Comincia con un bel bocchino». Le disse scappellando la verga. Barbara prese un cuscino e lo mise ai piedi del sacerdote s’inginocchiò su di esso. Afferrò la mazza di carne con la mano destra si calò con la testa e iniziò a leccarla. «E’da molto che non ti confessi?». La ragazza con il capo annuì. Non poteva parlare aveva il cazzo in bocca. «Quanti cazzi prendi in una settimana?». Di certo non l’avrebbe creduta se gli diceva che il suo era il primo che vedeva dopo più di un mese. «Vengo spesso in questa città, mi piace, qui posso sfogare le mie voglie». Barbara, era certa che anche se fosse andata a Milano o in qualsiasi altra città, l’avrebbe incontrato, con la mala sorte che la perseguitava non sarebbe stato difficile. Glielo ciucciò per più di dieci minuti. A questo punto il suo ragazzo sarebbe già venuto, ma don Gaetano non dava segni di un orgasmo imminente. Le disse di spogliarsi e di mettersi carponi sul letto con i piedi fuori l’avrebbe penetrata da tergo stando in piedi. Barbara, non aveva scelta doveva denudarsi anche se… si vergognava come una ladra. Sistemò con cura gli indumenti sulla sedia era nuda al cospetto del prete. Così non l’aveva vista nemmeno Silvio facevano l’amore in macchina senza denudarsi completamente. Non era male i tratti somatici erano gentili un viso carino forse aveva qualche chilo di troppo nelle tette, nei fianchi e nel fondoschiena, ma nell’insieme era una bella ragazza. Quante seghe spagnole aveva fatto al suo fidanzato con quelle tette generose. Gli aveva concesso tutto tranne l’ano non sopportava il dolore. Si mise sul letto come le aveva detto il sacerdote. Don Gaetano, allargò le chiappe della ragazza e ficcò la lingua nel buco dell’ano. Barbara, non aveva messo in preventivo una cosa del genere non si aspettava un’azione così intima. Le conseguenze furono devastanti iniziò a bagnarsi. Era ipotizzabile da troppo tempo non aveva rapporti carnali chiuse gli occhi e si abbandonò. Il religioso leccò anche la fica gocciolante. Senza emettere un gemito Barbara raggiunse il primo orgasmo. Ora la stantuffava nella fregna. La giovane stava bene le piaceva come la chiavava. «Posso venirti dentro?». Disse il prete ansimando forte. «Meglio di no, non prendo niente». Barbara, si morse le labbra era vicina al prossimo orgasmo.
Stavolta la ragazza con gemiti sottolineò il suo piacere.
«Sì… ci sono sborro… vengo… arrivooo!!», il prete sfilò lo sfilò dalla fica e le fiottò sulle natiche. Seme denso e caldo. A Barbara venne naturale spalmarlo con la mano sulle chiappe e schiena.
«Sei stata brava la migliore che mi sono fatto fino a oggi. Porterò i tuoi saluti a tuo padre e tua madre». Barbara rimase a bocca aperta, quel bastardo l’aveva riconosciuta e non si era fatto scrupoli nel chiavarla. Un gran figlio di puttana.
N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.