L’unico sollievo, per la signora, è un costante ricorso alla masturbazione, il giudice dice si!
Categoria : MISTERI NASCOSTI
Pubblicato da Luisa De Micco in 20/10/2011
donpes9La Signora ha un grave problema di salute, generato da una forma ansiosa compulsiva che la costringe a ricorrere decine di volte al giorno a pratiche autoerotiche, anche in ufficio. Ora può però farlo in completa “tranquillità giudiziaria”; l’unico sollievo possibile è un costante ricorso alla masturbazione.


Brigitta BulgariLa Signora Ana Catarian Bezerra ha un grave problema di salute, generato da una forma ansiosa compulsiva che la costringe a ricorrere decine di volte al giorno a pratiche autoerotiche, anche in ufficio. Ora può però farlo in completa “tranquillità giudiziaria”. La signora Bazerra, una brasiliana di 36 anni, ha un forte squilibrio fisiologico che gli impone di provare con molta frequenza un intenso desiderio sessuale.



E’ inevitabile che nell’ufficio in cui lavora ciò sia fonte di problemi e che l’unico sollievo possibile fosse un costante ricorso alla masturbazione.



Allo stato attuale non può realmente fare altro.

Ana Catarian Bezerra ha cercato spesso di curarsi, ma visto che con gli psicologi c’era davvero poco da fare gli unici a cui rivolgersi, per tutelare il posto di lavoro, erano gli avvocati.



Ora c’è una sentenza del tribunale che la autorizza a masturbarsi e guardare film porno anche in ufficio.



Si tratta di un pieno riconoscimento legale. Prima le cose erano anche peggiori: “Stavo così male che mi dovevo masturbare per 47 volte al giorno. Solo quando mi sono risolta a chiedere aiuto, ho capito che non era una cosa normale.”



Per stemperare almeno parzialmente questa terribile situazione (sulla quale non ci sarebbe da fare ironia) il medico di Ana ha pensato di ricorrere ad un cocktail di tranquillanti che hanno ridotto quasi ad un terzo il numero di sessioni masturbatorie per non impazzire.



Senza che questo possa cancellare una certa mortificazione personale, dal momento che in ufficio è comunque sotto l’occhio costante di colleghi e superiori che la osservano e magari la giudicano.