Il 10% dei bambini italiani non č figlio del papā presunto
Articolo di Antonio Russo pubblicato il 19/3/2011 (1339 Letture)
Papà 'segreto' per un bimbo italiano su dieci che, magari senza saperlo, è figlio di un uomo diverso dal presunto padre. A 'censire' questo esercito di 'illegittimi' spesso inconsapevoli è Bruno Dallapiccola, genetista dell'università. La Sapienza di Roma e direttore dell'Istituto Mendel. Il 10% dei bambini italiani non è figlio del papà presunto.
"Dalle nostre stime - dice l'esperto - emerge, infatti, che in Italia fino al 10% dei bebè nati ogni anno ha un papà differente da quello presunto. Un dato frutto di osservazioni e ricerche nazionali, confermato anche a livello europeo. E che storicamente ha visto picchi pari al 20% nel nostro Paese". In particolare, nel pieno della grande migrazione da Sud a Nord "in alcune regioni meridionali - prosegue Dallapiccola - sono state registrate punte eclatanti di nascite illegittime, legate ad aspetti sociali rilevanti. Dobbiamo pensare a donne lasciate sole per anni, a difficoltà economiche, a famiglie divise.
Oggi, invece - aggiunge - le mille occasioni di incontro, il fatto che molto spesso i componenti di una coppia si trovino a lavorare in città diverse e la facilità nei rapporti sociali 'giocano' a favore del fenomeno". Così se in alcune regioni l'incidenza di bebè con padri 'segreti è "pari al 5%, in altre come Lombardia e Lazio si arriva facilmente al 10% e più.
Una risposta ai sospetti arriva dai test di paternità - sottolinea il genetista - in forte crescita nel nostro Paese". Il Dna non mente e, in caso, può confermare i sospetti. "Secondo la mia personale esperienza - dice Dallapiccola - a chiederli sono due-tre volte di più gli uomini. Anche se non mancano donne che hanno avuto rapporti ravvicinati con più partner e dunque vogliono essere certe della paternità del figlio". Il genetista, comunque, è contrario ad esaudire la richiesta di conoscere il papa' del bebè quando quest'ultimo e' ancora in utero. "Anche le Linee guida di genetica recentemente approvate raccomandano di non eseguire questo esame in simili circostanze". Ma chi si reca nei centri specializzati per chiedere un test di paternità? "Nel caso in cui non sia la mamma a farlo - precisa Dallapiccola - si tratta di tre tipologie diverse: a volte è il padre presunto, che ha avuto dei sospetti e può prelevare senza difficoltà campioni biologici all'insaputa della compagna". Un sistema che Dallapiccola condanna.
"C'è poi l'uomo che, in accordo con la mamma del bambino, avanza la richiesta di accertarne la paternità. Ma la domanda può arrivare anche in via ufficiale attraverso i legali della famiglia". Il risultato finale è sicuro. Ma nonostante la grande crescita del ricorso ai test, il numero degli esami eseguiti ogni anno in Italia non è certo paragonabile a quello dei bebè figli - secondo le stime - di 'papà segreti'. "In alcuni casi - conclude - questi bambini finiscono per non scoprire mai di avere un padre biologico diverso".
"Dalle nostre stime - dice l'esperto - emerge, infatti, che in Italia fino al 10% dei bebè nati ogni anno ha un papà differente da quello presunto. Un dato frutto di osservazioni e ricerche nazionali, confermato anche a livello europeo. E che storicamente ha visto picchi pari al 20% nel nostro Paese". In particolare, nel pieno della grande migrazione da Sud a Nord "in alcune regioni meridionali - prosegue Dallapiccola - sono state registrate punte eclatanti di nascite illegittime, legate ad aspetti sociali rilevanti. Dobbiamo pensare a donne lasciate sole per anni, a difficoltà economiche, a famiglie divise.
Oggi, invece - aggiunge - le mille occasioni di incontro, il fatto che molto spesso i componenti di una coppia si trovino a lavorare in città diverse e la facilità nei rapporti sociali 'giocano' a favore del fenomeno". Così se in alcune regioni l'incidenza di bebè con padri 'segreti è "pari al 5%, in altre come Lombardia e Lazio si arriva facilmente al 10% e più.
Una risposta ai sospetti arriva dai test di paternità - sottolinea il genetista - in forte crescita nel nostro Paese". Il Dna non mente e, in caso, può confermare i sospetti. "Secondo la mia personale esperienza - dice Dallapiccola - a chiederli sono due-tre volte di più gli uomini. Anche se non mancano donne che hanno avuto rapporti ravvicinati con più partner e dunque vogliono essere certe della paternità del figlio". Il genetista, comunque, è contrario ad esaudire la richiesta di conoscere il papa' del bebè quando quest'ultimo e' ancora in utero. "Anche le Linee guida di genetica recentemente approvate raccomandano di non eseguire questo esame in simili circostanze". Ma chi si reca nei centri specializzati per chiedere un test di paternità? "Nel caso in cui non sia la mamma a farlo - precisa Dallapiccola - si tratta di tre tipologie diverse: a volte è il padre presunto, che ha avuto dei sospetti e può prelevare senza difficoltà campioni biologici all'insaputa della compagna". Un sistema che Dallapiccola condanna.
"C'è poi l'uomo che, in accordo con la mamma del bambino, avanza la richiesta di accertarne la paternità. Ma la domanda può arrivare anche in via ufficiale attraverso i legali della famiglia". Il risultato finale è sicuro. Ma nonostante la grande crescita del ricorso ai test, il numero degli esami eseguiti ogni anno in Italia non è certo paragonabile a quello dei bebè figli - secondo le stime - di 'papà segreti'. "In alcuni casi - conclude - questi bambini finiscono per non scoprire mai di avere un padre biologico diverso".
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