Vedeva mio padre impietrito nel guardarmi e io che cercavo di fare l'indifferente, (passando gli anni ho capito che ero la gioia del cuore di mio padre), mio padre mi diceva qualcosa, ma io non capivo, mia madre rideva, mio padre che sembrava che era diventato balbuziente, dopo si riprese, e mia madre ritornò in se ma sempre ridendo, sapeva che io ero la cocca di papà, in poche parole mio padre mi fece mettere il pantalone facendomi togliere la mini gonna, così mi fece uscire. Fece benissimo, appena presi il bus per andare a scuola, mi sentivo toccare, era affollatissimo, mi sentivo mani dappertutto, con il pantalone mi sentivo protetta, mio padre aveva ragione, lui diceva che ero un angelo, pensate al mio compleanno lui piangeva, gli chiesi perché e lui mi rispose così:
Sei troppo bella, sei diventata la regina degli angeli, ho paura di perderti.
Un tesoro il mio babbo.
Nel ritorno a casa non era tanto il problema dell'affollamento, era la mattina.
La mattina dopo misi una gonna, credevo le le mani degli uomini avrebbero avute più discrezione ..., ma cosa, nel bus come sardine, le mani degli uomini cercavano di arrivare non solo sotto la mia gonna, ma dentro di me, fu una lotta, non sapevo come comportarmi, cosa fare.
Una mattina c'era un parente che con la scusa di proteggermi disse:
Non ti preoccupare fatti vicina a me ..., un corno, lui con il suo coso duro lo passava sopra il mio culetto, con la scusa di proteggermi mi palpeggiava, non sapevo se ero eccitata o infastidita, forse è meglio dire stordita, confusa, non sapevo come comportarmi, se cercavo di scostarmi da un uomo c'è nera una altro sulla destra, sulla sinistra, sentivo cosi duri da tutte le direzioni, se avevo le mai abbassate, non ne parliamo, una mattina un uomo, (io avevo 13 anni), lo tirò fuori, sentivo sulla mia mano un coso duro di velluto, diedi un urlo per la paura, tutti mi chiesero cosa fosse successo, per la vergogna dissi che mi sentivo male, scesi dal bus, e chiamai mio padre, ci mise pochi minuti quel poveretto, mi venne a prendere, e per stare con me a casa, non andò a lavorare al comune, lui era un impiegato. Dissi che mi sentivo male mi veniva da rimettere, vero tutto, ma non dissi la vera ragione del perché.
Da quel giorno mio padre mi accompagnava lui con l'auto a scuola in città e poi andava a lavoro, il mio babbo era un padre modello, bello e dolce, anche con mio fratello, ma con me aveva un debole.
Inutile dire che avevo tanti bei ammiratori.
Pensate avevo 13 anni ed avevo paura di stare con un ragazzo, pensavo sempre che mi avrebbe fatto male, volevo trovare un uomo che somigliasse a mio padre, bello e dolce come lui.
Al mio professore di matematica un giorno, in un momento di debolezza, gli confessai le mie paure sui ragazzi, lui da quel giorno fu molto dolce con me, adesso che 30 anni capisco che fu una tattica sua, fare finta di essere dolce per ottenere la mia verginità.
Così fu.
Dopo alcuni mesi un pomeriggio uscii con lui, inutile dire di nascosto a mio padre, mia madre non diceva mai niente perché sapeva che ero protetta da mio padre. Uscii con il mio dolce professore, io parlavo e lui con l'auto mi portò in un posto isolata, all'improvviso spense l'auto, allora capii il posto che era isolato in montagna. Lui mi dava sempre ragione qualsiasi cosa dicessi, incominciai ad avere paura, lui l'ho capii,mi rassicurò, e piano piano con le sue rassicurazioni, avremmo fatto solo quello che piaceva a me, lo tirò fuori e..., gli donai la mia verginità.
Debbo dire che fu piacevole, fu veramente molto dolce, come avevo immaginato.
Da quel giorno veniva quasi tutti i pomeriggi a prendermi al mio paese, lui era di Napoli.
Io arrivavo al bar salivo nella sua auto ed andavamo sulla montagna, non potevamo andare in albergo perché ero minorenne, a casa sua c'era la moglie e quindi la montagna andava bene.
Un giorno appena salita sull'auto del mio professore, un'altra auto ci tagliò la strada, era mio padre scese furibondo, e malmenò il professore, io piangevo, mio padre guardandomi si fermò, lasciò il prof. mi abbracciò e mi riportò a casa.
Il mio papà non disse una sola parola scese giù; fu mia madre che volle sapere la verità, sulle prime negai, ma mia madre era più furba di me e mi fece confessare tutto.
La sera dovette dire tutto a mio padre secondo me, perché il giorno dopo mio padre mi chiese di cambiare scuola, io accettai, senza perdere l'anno, dal liceo classico passai al liceo scientifico, il mio prof. non l'ho mai più rivisto, secondo me mio padre andò a parlare con lui a casa sua, seppi in seguito, che la moglie l'aveva lasciato.
Ho avuto diversi altri uomini, ma pensavo sempre: chissà se piacerà a mio padre.
Un ragazzo si fece avanti, amico di mio fratello, era molto bello, era solo di tre anni più grande di me, mi padre disse:
E' un bel ragazzo ma non ti può dare un avvenire che tu merito. Io gli dissi che lo amavo e il mio papà si ritirò in buon ordine.
Si notava, adesso capisco perché, delle preoccupazioni di mio padre, il mio ragazzo era uno sfaticato.
Un giorno litigò con mio padre, io difendetti il mio ragazzo, dopo un po' il mio ragazzo mi disse che se lo amavo dovevamo andare via, lontano da mio padre, non so perché ..., accettai.
Una mattina partimmo senza dire niente a nessuno andammo a Milano, dopo un po' il mio ragazzo divenne mio marito, avemmo due figli.
Mio padre non mi ha mai chiamato, è stata mia madre a pressarmi telefonicamente, ma io la mandavo a quel paese, mio padre mai, ha sempre rispettatola mia volontà.
Cambiai la scheda telefonica per non farmi più chiamare da mia madre, anche perché mio marito non voleva.
Quindi credevo di aver ritrovato la tranquillità.
Ma con il passar del tempo mio padre mi mancava.
Un giorno la mamma di mio marito chiamò Il figlio e gli dice che mio padre era morto, un infarto.
Mio marito fa passare alcuni giorni e poi me lo dice.
Che male al cuore, che male allo stomaco, avevo perso quanto di più caro avessi.
A quel punto chiamo io a mia madre, mio padre per sua volontà era stato anche cremato.
In quei pochi minuti che parlai con mia madre pianse per tutto il tempo feci fatica a capire come erano successe le cose.
Non sono mai voluto più tornare al mio paese, mio marito mi ha fatto commettere errori gravi; adesso sono pentita di aver lasciato il mio adorato padre, volevo la libertà ...
Quasi tutte le sere piango nel mio letto, mi vien da piangere, non so spiegarmelo, volevo la libertà ..., che bella libertà.
Allora che fare ...
Ho incominciato a tradire mio marito, vado con quasi tutti, i miei collegi, mi chiamano “La dolce gatta” Sii dolce ..., tutti i giorni ho un dolore al petto e la sola cosa che mi fa distrarre è il sesso.
Anch'io ho la spirale, quindi vado tranquilla, ma molte volte non prendo precauzioni, Perchè?
E bé mi viene gran voglia di morire, per raggiungere mio padre.
Perché tradisco mio marito tutti i giorni e con più uomini?
Perché io sono stata un immatura, e lui ne ha approfittato, è stato a lui ad indurmi a commettere il grave errore di lasciare mio padre.
Si la libertà ..., ma quale libertà, sono ormai condannata eternamente, e quindi incornerò eternamente mio marito. Ciao - Milano -
N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.
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