
Tali disturbi hanno come caratteristica predominante i sintomi psicotici, raggruppabili in:
- Disturbi di forma del pensiero: alterazioni del flusso ideico, fino alla fuga delle idee e all’incoerenza, alterazione dei nessi associativi;
- Disturbi di contenuto del pensiero: ideazione prevalente o delirante (i cosiddetti deliri);
- Disturbi della sensopercezione: allucinazioni uditive, visive, olfattive, tattili, gustative.
Quindi una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché non riesce più a pensare con chiarezza oppure perché è convinta che qualcosa o qualcuno influenzi i suoi pensieri. Può non riuscire più a lavorare come prima, come se avesse perso la capacità di fare cose che prima sapeva fare o come se non potesse più concentrarsi a prendere decisioni. Inoltre può avere difficoltà a parlare con altre persone o non averne più voglia e non provare più piacere a farlo.
I disturbi psicotici, generalmente, esordiscono nell’adolescenza e nella precoce età adulta e quasi sempre sono il risultato di fattori organici, psicologici e costituzionali. Non sono ancora state identificate con chiarezza le cause che generano questo tipo di disturbi. E’ largamente diffusa l’ipotesi che siano interessati fattori biologici, genetici, psicologici e sociali.
E’ probabile che tali fattori possano creare in alcune persone una vulnerabilità a sviluppare questo tipo di disturbi; tale vulnerabilità in condizioni di stress particolarmente accentuato o cronico può permettere lo svilupparsi di tali disturbi.
I principali disturbi psicotici sono: Schizofrenia, Disturbo delirante, Disturbo schizofreniforme, Disturbo schizoaffettivo, Disturbo psicotico breve.
Il trattamento delle psicosi punta a ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale. Generalmente il trattamento, soprattutto nella fase acuta, è di tipo farmacologico (esistono attualmente molti nuovi farmaci antipsicotici), al quale è fondamentale associare un intervento psicologico- riabilitativo. Tali interventi hanno come obiettivo principale l’insegnamento delle abilità sociali; un lavoro con la famiglia attraverso interventi psicoeducazionali che aiutino i familiari ad affrontare la malattia e promuovono il loro reciproco aiuto; specifici interventi psicologici cognitivo-comportamentali con la persona stessa.
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