Il progetto EUROBS (European Obstetrician study) ha messo in luce importanti dati sul dibattuto argomento, riportati nella Linea Guida del SNLG (Sistema Nazionale per le Linee Guida): in differenti paesi europei (Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito) i sanitari sono più propensi ad assecondare la volontà della donna in caso di precedente parto traumatico, figlio disabile e morte perinatale. Nei paesi di cultura anglosassone, dove il principio di autonomia di scelta del paziente ha una più lunga tradizione, sono state rilevate le percentuali di accettazione più elevate. Tuttavia, la variabilità di comportamento in base al paese di appartenenza è piuttosto ampia, con percentuali di accettazione comprese tra il 15% e il 79% (55% in Italia). Anche il timore di possibili conseguenze legali per complicazioni del parto vaginale influenza la decisione di assecondare la richiesta materna di taglio cesareo, come dichiarato da oltre il 50% dei professionisti coinvolti nell’indagine.
Tralasciando i numeri, che comunque possono aiutarci a riflettere, in molti casi tra le ragioni più profonde troviamo delicate storie personali, legate a traumatiche esperienze di abuso, violenza o eventi che hanno coinvolto la donna in un precedente parto fisicamente o psicologicamente traumatico, fino ad arrivare ad una semplice e comune paura del dolore affiancata dal timore di non ricevere un adeguato sostegno medico durante il travaglio e il parto.
Viste le motivazioni più diffuse, diventa quindi fondamentale un colloquio tra medico e gestante per approfondire tutti gli aspetti che portano una futura mamma verso la strada del parto cesareo su richiesta, che, se fatto per la prima volta, ha tempi di recupero alquanto brevi che si avvicinano a quelli di un parto vaginale senza complicazioni. Tuttavia il discorso cambia se ci si appresta ad affrontare un secondo o terzo cesareo.
Naviga negli articoli | |
I trigliceridi | Il travaglio di parto |
|