RISPOSTA:
E' improponibile un confronto fra l'idea di unirsi in matrimonio con tutti i crismi della legalità, sia religiosa che civile, e quella di unirsi in una convivenza che è il suo surrogato.
Ancor più improponibile è porsi il dilemma in termini unicamente di convenienza, senza considerare neanche per un momento i tanti, complessi aspetti di carattere etico, religioso, morale e sociale del problema.
La questione messa in questi termini, pone una scelta alternativa solo fra la legalità e l'opportunismo.
Difficile darle un consiglio su questi due fronti; entrambi sono privi dei significati e delle ragioni che del matrimonio fanno uno dei comandamenti più fondamentali della maggior parte delle religioni. E' un aspetto questo che nei moderni dibattimenti tra gli addetti ai lavori spesso non viene neanche menzionato.
Che il matrimonio sia in'istituzone divina, pare che non interessi più a nessuno.
Il consumismo, prerogativa solo materialistica, sta coinvolgendo e divorando anche gli ultimi valori legati al mondo della spiritualità. religione1@gmail.com
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