E così, tra le prime spiegazioni mitiche del vivere, tra le più razionali, tra le più conclusive, tra filosofi, letterati, scienziati, ognuno si è dibatutto per dare risposta a questa domanda: come si fa ad essere realmente felici?
E in questa corsa all'oro c'è stato anche chi ha potenziato la fonte di sicurezza più ovvia e naturale: i genitori.
A dare sicurezza all'uomo però non era il troppo debole padre in carne ed ossa, o la troppo caduca mamma paziente; ma il Padre, la Madre, c'è chi li ha chiamati Dio, Signore, Madonna, c'è chi ha vissuto nel loro ideale e chi è morto nel loro ideale. Come in tutte le cose, col passare del tempo la stupidità dell'uomo ha messo lo zampino anche lì: e così nel medioevo spesso la religione (parlo della chiesa apostolica romana) originale (quella vangelica) è stata storpiata, strumentalizzata. Perchè?
La prima cosa a cui penso, è che il potere nell'uomo giochi sempre brutti effetti; una volta visto che con quella chiesa avevano unificato l'Europa, lo sforzo più grande era compiuto: ora bastava trattenere i fedeli con qualche timore, qualche parabola di minaccia e tutto era sotto controllo. E anche nelle file curiali più basse, parlo di preti di campagna per esempio, lo "sfruttamento di credulità popolare" ha gettato il suo vessillo nero: penso alla vendita delle indulgenze, penso alle varie reliquie, penso alla lotta per le investituire, penso al tribunale dell'inquisizione, penso all'indice dei libri proibiti...
Penso a tante cose che andrebbero contro la chiesa di quel periodo. Certo giudicare con i nostri occhi gli errori del passato è alquanto sbagliato; allo stesso modo ogni maggioranza avrà sicuramente tentato di versare e sottomettere gli altri; dove c'è potere difficilmente c'è giustizia. Dal punto di vista filosofico, è meglio vivere felici ma illusi, o tristi ma consci della verità. E' proprio qui che spesso si divide il comportamento umano. Io sono per il dolore che porta alla verità. Se la religione è stato il rimedio al dolore, come dice Nietzsche, filosofo tedesco, allora il rimedio è peggiore del male? Esiste Dio? Giovanni - Napoli
RISPOSTA: Gentile lettore, colgo nelle sue parole un certo pessimismo riguardo alla possibilità che l'uomo ha di credere in Dio come risposta ad un richiamo intimo e spontaneo, non condizionato dalla paura di affrontare la vita, o peggio ancora, dalla necessità si sostituire figure di sostegno che vengono a mancare nel corso della vita. Non le sembrano un pò debolucce le sue premesse, anche se ispirate da aristoteliche riflessioni, per mettere in discussione l'esistenza di Dio?
La cultura dominante, soprattutto quella cosiddetta scientifica, sostenitrice dell'ipotesi del Big-Bang, a tutt'oggi, non è in grado di dimostrare la non esistenza di Dio. Pare che al congresso mondiale della scienza, presieduta dal professor Antonino Zichichi, tutto il pacchetto di ipotesi riguardante l'autoevoluzionismo di Darwin sia stato abbassato al terzo livello tra le scienze non dimostrabili e non rigorosamente scientifiche. E' pur vero che neanche l'esistenza di Dio è dimostrabile, ma non deve meravigliarci che l'uomo non può dimostrare Dio.
Solo la nostra arrogante presunzione può talvolta indurci ad assumere atteggiamenti pregiudizievoli e critici nei confronti di questioni che andrebbero analizzate alla luce non della sola ragione, ma prevalentemente della fede. Insieme questi due doni divini, ragione e fede, potrebbero aprire nella nostra mente immensi varchi di luce e di conoscenza, che ci aiuterebbero ad andare avanti nella ricerca della verità, se provassimo di tanto in tanto a rinunciare alla tentazione di costruirci i soliti alibi, tirando in ballo il gettonatissimo 'oscurantismo religioso medievale', dietro ai quali spesso ci nascondiamo, per giustificare la nostra inerzia e l'assoluta indifferenza ai problemi dello spirito.
Scrolliamoci di dosso i vecchi tabù, e non solo quelli legati ai falsi moralismi, ma anche e soprattutto quelli di carattere filosofico, i cui concetti, in pratica, non sono serviti a molto, nè agli uomni del passato, tanto meno a quelli moderni. Non fosse stato per la scienza, quella vera, staremmo ancora chiedendoci insieme ad Aristotele quale fosse la migliore strada da seguire, se quella del suo maestro, Platone, o la sua. Spero non sembrerà irriverente questa mia dichiarazione, che non ha la pretesa di sminuire la grandezza intellettuale e storica di questi personaggi, ma soltanto lo scopo di attenuare l'eco ancora così forte e possente delle loro elucubrazioni, molte delle quali non sempre aiutano a conciliare ragione e fede, immanente e trascendente, creando, al contrario, pericolosi presupposti che favoriscono inutili e dannosi dibattimenti.
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