Un efficiente sistema democratico dovrebbe premiare elettoralmente i politici in base al merito e alla competenza nell’affrontare questioni di interesse generale: individuare bisogni e interessi della popolazione, aggregare e integrare quelle istanze, trasmetterle in sede politica, favorire l’adozione di provvedimenti volti a darvi risposta. Perché la concorrenza democratica dispieghi i suoi effetti potenzialmente benefici sull’arena politica debbono però realizzarsi almeno due condizioni.
La prima, cruciale, è che una competizione elettorale ben funzionante contribuisca a eliminare dal «mercato politico» gli «imprenditori politici» peggiori, ossia quelli inadeguati e corrotti, e a premiare i migliori, i più capaci e «onesti», ovvero quelli che non si appropriano in modo occulto di risorse pubbliche come «prezzo» non dichiarato della loro attività di intermediazione.
Che si tratti dell’interesse degli elettori a sbarazzarsi dei politici compromessi, o dei partiti a includere candidati «puliti» nelle proprie liste, questo meccanismo di selezione della classe politica basato sulla scelta elettorale e sul conseguente rischio di sanzioni politiche ha una potenziale valenza di anticorruzione. C’è un’incognita, tuttavia: proprio le pratiche di corruzione, come una sorta di ruggine immateriale, contribuiscono a far ingrippare questo meccanismo.
Altra caratteristica della politica democratica che potrebbe accrescere i livelli di integrità dei governanti è l’interesse dei politici all’opposizione a svelare e denunciare, dalla loro posizione di osservatori privilegiati, eventuali malversazioni e ruberie dei governanti, così da profittarne in termini di consenso4 . Si tratta di un’altra dimensione in cui la concorrenza politica potrebbe produrre effetti benefici, accrescendo la responsabilità dei governanti democratici: la minoranza che aspira a occupare quei ruoli di potere dovrebbe avere un forte incentivo ad esporre al pubblico eventuali condotte inappropriate, o vere e proprie illegalità, dei componenti della maggioranza al potere.
Eppure, anche questo strumento di disvelamento della corruzione rischia di indebolirsi proprio quando più auspicabile sarebbe il suo attivarsi
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