RIFIUTI E CORRUZIONE
Com’è possibile che smaltimento dei rifiuti, criminalità e corruzione siano così spesso legati l’uno all’altro? Come mai non si riesce a superare questo problema e ad andare avanti una volta per tutte? «È difficile gestire adeguatamente le risorse ambientali», «Hanno un altissimo valore, nel campo dei rifiuti sicuramente le falle nei sistemi di gestione, con le ricorrenti emergenze ambientali, lasciano degli spazi enormi».
Ed è proprio nelle fasi di autorizzazione e controllo che il mercato della corruzione è più attivo, che ci ricorda come l’apertura di un impianto di gestione e trattamento di rifiuti possa significare muovere (e in alcuni casi guadagnare) milioni di euro. «Quindi è chiaro che un mercato così ricco che è regolamentato in una maniera molto sofisticata e in cui si lascia molto spazio, molti margini di discrezionalità in capo a singoli soggetti, a singole figure che ricoprono a volte un ruolo di pubblico ufficiale – come nel caso, per esempio, delle autorità di controllo o autorizzative – si presta a facili momenti di corruzione».
Perché «Senza la corruzione il meccanismo non può andare avanti, il meccanismo si incepperebbe subito»
«Per poter andare avanti, […] quindi per poter far figurare una finta situazione di legalità, la corruzione è l’elemento cruciale, l’elemento proprio che fa la differenza».
QUANTO È DIFFICILE FARE INCHIESTE SULL’AMBIENTE?
«Purtroppo fare giornalismo investigativo sulle tematiche ambientali in giro per il mondo è molto rischioso, si rischia la vita, e lo dimostrano le uccisioni ricorrenti».
Le vittime tra gli attivisti ambientali siano state addirittura 207.
«Anche Angelo Vassallo, ucciso a Pollica [dove era sindaco, ndr] è un emblema da questo punto di vista. E quindi sicuramente è un mestiere molto rischioso perché vai a mettere le mani su interessi molto forti». Che però vuole evidenziare altri due aspetti – meno drammatici ma sicuramente gravi – del problema. Da una parte, sostiene, le grandi testate giornalistiche italiane non sembrano interessate ad approfondire i temi ambientali, dedicando budget adeguati a svolgere un lavoro di ricerca autonomo, lungo e costoso. «C’è un problema economico di chi finanzia questo tipo di inchieste che è molto molto forte».
Dall’altra, chi non rischia direttamente la vita con un’inchiesta ambientale rischia di trovarsi di fronte a un altro tipo di nemico: le querele temerarie. «Occuparsi di questi temi significa avere avvocati dietro [le spalle] e mettere in conto di poter anche soccombere a una causa per denunce per diffamazione, che sono delle cause che in sede civile sono molto, molto rischiose».
«Noi lo viviamo sulla nostra pelle: ogni volta che metti nomi e cognomi di soggetti che si muovono borderline, alla fine se non hai una sentenza passata in giudicato rischi di soccombere», dovendo rispondere a una sentenza di condanna con risorse e capitali personali. Quindi «Non soltanto il giornalismo non ti dà la possibilità di vivere dignitosamente», conclude con una certa amarezza, «ma ti espone pure a rischi di questo tipo».
In collaborazione con il giornalista e scrittore Antonio Pergolizzi.
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