Da lì in poi, anziché spostarci dall’alto in basso in un habitat che richiedeva molta destrezza, come hanno invece fatto le scimmie (preambolo di un’evoluzione fisica e non mentale), siamo passati a camminare avanti e indietro attraverso aride savane a due dimensioni.
Da quando l’Homo Sapiens uscì dall’Africa circa 100.000 anni fa, ci mise circa 90.000 anni ad arrivare in oriente e in Sud America. Sembra impossibile, ma senza tecnologie moderne, mappe o quant’altro superarono fiumi, catene montuose, oceani, deserti e giungle. Trovando sul loro cammino sempre nuove riserve di cibo, nuovi predatori, nuovi pericoli fisici e nuove malattie, subendo costantemente ferite gravissime, partorendo e allevando figli senza alcun ausilio della medicina moderna.
MOVIMENTO E INTELLIGENZA – In un suo libro di leggera divulgazione scientifica, John Medina (direttore del Brain Center for Applied Learnig Research – Seattle Pacific University) esplica con una serie di ricerche pubblicate dalle maggiori riviste scientifiche come l’attività fisica sia realmente una specie di “potenziatore” dell’attività cognitivo-intellettiva. Gli studi cognitivi, tramite test e valutazioni ben sperimentate, rilevano in tutte le età una miglior performance degli attivi rispetto agli inattivi nelle misurazioni di memoria a lungo termine, ragionamento, attenzione, problem solving e per la cosidetta intelligenza fluida.
Alla luce di questi dati, gli sperimentatori successivi migliorarono il dato grezzo con un’esperimento più fine. Sottoposero dei sedentari (bambini, adolescenti e adulti) a programmi di moto aerobico 3 volte alla settimana per 4 mesi. I risultati cognitivo-intellettivi degli individui sottoposti alla ricerca migliorarono notevolmente rispetto ai risultati pre-sperimentazione e, dato ancor più schiacciante, a poche settimane dal termine della sperimentazione i risultati ai test si riabbassarono. Notevole correlazione, che si conclude, nel libro, con una spiegazione neuroscientifica dell’avvenimento: il cervello rappresenta il 2% del peso corporeo eppure i suoi consumi decuplicano arrivando fino a consumare il 20% dell’energia biochimica del nostro organismo. Il gran consumo di glucosio (sostanza principe del nutrimento cellulare) e di ossigeno (utile per eliminare le scorie tossiche derivanti dal nutrimento cellulare) creano una gran richiesta di apporto di sangue.
L’attività fisica costante ha per il sistema ematico la stessa funzione che avrebbe aggiungere una corsia a tutta la rete autostradale, così da permettere una fluidificazione dei trasporti di molecole in tutto il corpo e anche al cervello aumentandone in toto la sua capacità. Inoltre si è chiarito che l’attività fisica funge anche da fertilizzante, stimolando il BDFN uno dei più potenti fattori di crescita del tessuto neuronale – questa proteina mantiene giovani e in salute i neuroni esistenti rendendoli molto più propensi a connettersi gli uni agli altri – stimolando anche la neurogenesi, ossia la nascita di nuovi neuroni -.
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MENS SANA IN CORPORE SANO – Il concetto è ben riassunto in questo antico motto latino e per altro è anche di logica molto semplice. Noi abbiamo una nostra natura: ci siamo evoluti in determinate circostanze che hanno fatto sì che avessimo un’organismo basato su qualità che sono servite a risolvere le problematiche quotidiane, climatiche o territoriali che siano.
In questo viaggio lo sviluppo mentale è avvenuto in parallelo con un costante sforzo fisico. E’ normale questo che influenzi tutt’oggi la nostra vita, sia dal punto di vista polmonare e cardiovascolare, ma anche da quello neuronale e cognitivo-intellettivo.
L’apprendimento e il lavoro dovrebbero essere una palestra per lo sviluppo e l’accrescimento della nostra cultura, che però non si sovrappone all’attività fisica, anzi. Sono due dimensioni complementari, l’una serve all’altra, e devono essere ampliate entrambe, in maniera diversa. non è un caso, insomma, che la società reputata più ottusa è anche la più obesa: quella degli States.
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