Il disturbo narcisistico di personalitànel DSM-IV è stato classificato come: “Un quadro caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia.”
Vari autori si sono occupati del disturbo di personalità narcisistica, dando diverse spiegazioni.
Kernberg (1989) sottolinea la continuità tra la condizione dell’età adulta (e della patologia della personalità) e alcuni aspetti relazionali esperiti nel corso dello sviluppo, in particolare sottolineano il ruolo svolto dal processo maturativo e relazionale nella costruzione di un adeguato senso di sé e, di conseguenza, di un sé difettuale, il senso sia grandioso sia negativo.
Gli autori che si sono occupati di tale disturbo sottolineano il fatto “ il disturbo narcisistico è relativo alla fragilità del senso di sé grandioso esperito e comunicato da tali pazienti, che ne enfatizza il ruolo di copertura rispetto a una sottostante carenza sia nell’autostima sia nell’immagine complessiva di sé” ( Kernberg, 1989. Kohut 1971).
Inoltre il narcisismo patologico proviene da quelle cure carenti messe in atto da genitori indifferenti, o nascostamente maligne e aggressive nei confronti dei propri figli.
La grandiosità del narcisista è vista come una difesa usata al fine di proteggere il vero sé e tenerlo al sicuro. (Kernberg, 1984-1998).
Il soggetto narcisista testa continuamente la propria autostima, che dipende totalmente dal raggiungimento del proprio scopo. (Dimaggio, Procacci & Semerari, 1999).
Se lo scopo viene raggiunto, viene sperimentato un momento di sollievo e uno stato mentale di grandiosità; nonostante ciò, poco dopo innalza i criteri in base ai quali lo scopo può dirsi compiuto, torna a sentirsi a disagio ed è costretto ad agire nuovamente per ricostruire la perfezione ad un livello più alto. Mentre, se fallisce lo scopo il narcisista entra in uno stato mentale terrificante, seguito da disperazione e rabbia nei confronti di se stesso e spesso anche degli altri ai quali viene attribuita principalmente la causa del fallimento. Il narcisista crede di dover essere in grado di raggiungere, potenzialmente, standard elevati alla media in qualsiasi ambito di esperienza per mantenere una buona autostima. (Dimaggio et al, 2007).
Le funzioni meta cognitive alla base del senso di diversità, si accavallano con la vulnerabilità dell’autostima. Nello specifico, la disfunzione meta cognitiva più importante riguarda il monitoraggio, ossia incapacità di individuare gli stati interni; ovvero gli affetti legati all’attaccamento sono esclusi dalla coscienza, in quanto pericolosi per l’autostima. I segnali del corpo vengono ignorati, ed il comportamento è condotto principalmente dal ragionamento razionale, da principi astratti relativi a ciò che è sbagliato o giusto e dalle fantasie grandiose, ma non dalle emozioni.
Tuttavia, il senso di colpa del sopravvissuto porta il soggetto a rimuovere dalla coscienza i pensieri provocano colpa, contribuendo al deficit di monitoraggio.
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