Si dice che già Aristotele nel I secolo a.C. e successivamente Galeno nel II secolo d.C. fossero a conoscenza dell’eiaculazione femminile, fenomeno detto anche squirting. Con tale termine ci si riferisce alla fuoriuscita, dall’uretra della donna, di un fluido molto simile all’eiaculato maschile, durante la stimolazione sessuale o durante l’orgasmo; l’unica grande differenza consisterebbe nell’assenza di spermatozoi.
Dopo Aristotele e Galeno, a parlare di eiaculazione femminile fu, nel 1559, l’anatomista italiano Realdo Colombo e nel 1672 Regnier de Graaf che identificò la “prostata femminile”, denominata in seguito anche ghiandole di Skene nel 1860 da Alexander Skene, con funzione di espellere del liquido, aumentare la lubrificazione e la libido. Tali ghiandole fanno parte dell’apparato genitale femminile e sono situate in prossimità del meato urinario, nella zona superiore rispetto al vestibolo vaginale e hanno una dimensione variabile da donna a donna.
Gli studi in merito al fenomeno dello squirting sono stati nel tempo contraddittori e ancora oggi poco esaustivi. Nel 1953 Kinsey, infatti, negò l’esistenza dell’eiaculazione femminile partendo dalla considerazione che la ghiandola prostatica e le vescichette seminali nella donna non sono altro che abbozzi di strutture ghiandolari, pertanto, secondo l’autore sarebbe impossibile l’eiaculazione: “Siccome la ghiandola prostatica e le vescicole seminali nella donna sono solo strutture residue, essa in realtà non eiacula. Le contrazioni muscolari della vagina che seguono l’orgasmo possono fare uscire alcune delle secrezioni vaginali e in alcuni casi le espellono con una certa forza. Soprattutto in certa letteratura erotica si definisce questo fenomeno eiaculazione femminile; ma il termine non può essere usato in quel senso”.
Nel 1966 anche Masters & Johnson negarono la possibilità che le donne avessero un’eiaculazione durante l’orgasmo dicendo che si trattava di “un concetto errato ma diffuso”. Infine, nel 1970, Germaine Greer, nel libro “Eunuco Femmina”, scrisse: “Circolano ancora le idee più false e disparate sulle donne, anche se sono state smentite anni fa; molti uomini si rifiutano di abbandonare il concetto di eiaculazione femminile che, anche se ha una lunga e prestigiosa storia, è un puro frutto della fantasia”.
Nel 1981 la Dalhousie di Halifax, in Nuova Scozia, analizzò per la prima volta il liquido emesso dalla donna per appurarne la provenienza e la composizione. Il gruppo di ricerca, che comprendeva Edwin Belzer Jr., Perry e Whipple, pubblicò i risultati delle analisi dei liquidi sul Journal of Sex Research. Dall’analisi emerse che si trattava di un liquido del tutto diverso dall’urina e molto simile al liquido seminale maschile; i ricercatori pubblicarono il caso clinico di una donna che si era sottoposta all’osservazione della sua risposta sessuale, in laboratorio. L’analisi della sostanza dimostrò che il liquido conteneva urea e creatinina, sostanze effettivamente contenute nell’urina, ma in più era presente un antigene specifico della prostata (PSA).
Un altro studio pubblicato nel 2007 sul Journal of Sexual Medicine e condotto da un team di ricercatori guidati da Wimpissinger, un urologo austriaco del Rudolfstiftung Hospital di Vienna, ha preso in esame i casi di due donne che, durante l’orgasmo, espellevano una significativa quantità di liquidi. Si è visto, anche in questo caso, che chimicamente si trattava di un liquido diverso dall’urina, con un alto livello di PSA ed altre componenti molto simili a ciò che è contenuto nell’eiaculato maschile. Entrambe le donne avevano grandi ghiandole prostatiche.
Un recente studio condotto da un team di ricercatori dell’ospedale Parly II di Le Chesnay, in Francia, e pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, dimostrerebbe come esistano due diversi tipi di fluidi che possono essere emessi durante l’orgasmo femminile, in uno dei quali sarebbero effettivamente presenti gli stessi enzimi che vi sono nell’eiaculato maschile.
Per cercare di comprendere la natura del fluido emesso durante l’eiaculazione vaginale i ricercatori hanno reclutato sette donne per riprodurre il fenomeno in laboratorio. Le volontarie si sono sottoposte al test con la vescica completamente vuota e hanno raggiunto l’orgasmo tramite masturbazione, mentre il tutto veniva monitorato dall’équipe di studiosi. In due di loro il profilo chimico del liquido è risultato completamente identico a quello dell’urina raccolta prima dell’inizio dell’esperimento mentre nelle restanti cinque partecipanti i ricercatori hanno trovato tracce dell’antigene prostata-specifico (PSA). I dati raccolti – scrivono i ricercatori nello studio – “indicano che lo squirting è essenzialmente un’emissione involontaria di urina nel corso dell’attività sessuale, che viene però accompagnata in molti casi da un contributo marginale di secrezioni prostatiche all’interno del liquido emesso”.
Appare evidente come le ricerche in materia siano limitate soprattutto per lo scarsissimo numero di soggetti osservati. Questo potrebbe essere legato alla bassa incidenza dell’eiaculazione femminile: si tratta, infatti, di un fenomeno che interesserebbe solo una piccola percentuale della popolazione femminile (circa il 10%), e gli studi effettuati sino ad ora hanno preso in esame un numero troppo ridotto di casi accertati per potere esprimere un giudizio scientifico valido.
È importante sottolineare, in ogni caso, che un orgasmo appagante dal punto di vista psico-fisico non dipende dalla presenza/assenza di eiaculazione ma dall’insieme di molti altri fattori: come in un cocktail più o meno gradito e soprattutto di gusto personale, l’orgasmo può risultare del tutto appagante, coinvolgente o meno a seconda dell’esperienza corporea ma anche relazionale e individuale. In più, c’è da dire che in seguito alla divulgazione di questi studi scientifici, l’aspetto altrettanto importante per una donna che abbia già avuto esperienza di eiaculazione femminile è che non sarà più vista come incontinente: moltissimi ginecologi hanno interpretato e probabilmente continuano ad interpretare il racconto di alcune donne come mera perdita di urina durante il coito.
Per questo, è apprezzabile e fondamentale l’ampliamento di ricerche sulla sessualità femminile, in generale fin troppo trascurata, e sull’eiaculazione femminile nello specifico, che possano permettere una completa conoscenza e una più sana e piacevole esperienza sessuale.
Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Laura Falesiedi