Newton
Mi capita, quando la notte proprio non riesco a dormire, che i miei occhi vadano a fermarsi sul buio falso, che dalla finestra invade la mia fragile realtà avvolgendo ogni stanza ed ogni pensiero.
Mi è impossibile dimenticarti, così come mi è impossibile pensare che tu possa aver semplicemente terminato di esistere nel mio mondo. Da quando non ci sei più, aspetto: ricordando anni fa quando mi venivi a controllare prima di andare a dormire, perché dalle finestre le luci potessero finire di scorrere, e rimanesse solo il silenzioso frastuono delle lenzuola; fruscii che si intersecavano tra le gambe dei nostri diversi corpi stesi su differenti letti disegnavamo infinite e perfette costellazioni che si addormentavano con me e te. Stella del Mattino, ascolto con ansia le esitazioni e la solitudine dei miei occhi mentre ti contemplo nella tua essenza d'avorio, sei come la fine di una folle corsa nell'insonnia che ha oltre il traguardo come trofeo solo te.Passano veloci e lente, chiare e scure le giornate, mentre impassibile stringo alla mia inesistenza il tuo vecchio cannocchiale che lasciasti proprio qui: nella mia stanza, appoggiato davanti alla mia finestra da cui solo mare e cielo, si possono vedere. Bastò poco tempo per capire che forse era un segno: tu non potevi essere morto. Allora basando il mio respiro esclusivamente sull'attesa delle variazioni del tempo e delle giornate, passai le mie ore davanti a quella finestra a cercare ed aspettare. Non mi stupii quando al tramonto finalmente, dopo averti cercato non so quante ore senza né bere né mangiare,ti trovai: trasformato nella Stella della Sera, e chi altri sennò? Tu sei per me un motivo senza domanda: sei la fine delle mie illusioni, sei la risposta a tutte le mie speranze; ma tu non ci sei più ed io non posso che passare le giornate cercandoti là dove erano sempre i tuoi occhi, i tuoi pensieri. Era facile fingere a quei tempi: mi nascondevo dalle mie paure che quotidianamente grazie alle facce affamate di dolore e lutto di coloro che mi chiedevano, mi offrivano la loro vicinanza, mi giuravano protezione ed affetto. Da quando non ci sei più. Se ci fosse un motivo per ogni cosa che accade, ed una ricompensa per ogni sofferenza che ci vede come protagonisti,oggi saremmo tutti ricchi. L'ansia delle domande cui non riuscivo a trovar risposte, andarono lentamente a risolversi nel nulla: i miei occhi sempre meno stanchi e sempre più esausti di vivere su questo pianeta si fermarono sul cielo, aspettando e studiando ogni sua variazione dall'alba al tramonto, in attesa ed alla ricerca di un segno,di quel puntino color avorio che tu, risalendo il tuo sguardo dal mare in alto fino a Venere, tanto hai amato. Forse fu proprio a causa della tua enorme capacità di illuminare, che ella ti chiamò a sé, ma una cosa ignorate entrambi: il vostro amore non può vincere la mia disperazione; mi avete escluso e non ve lo perdonerò. Così ho passato i miei giorni a trovare un simbolo della tua esistenza, ho cercato minuto dopo minuto un tuo segno, una tua traccia: dal tuo occhio di vetro danzavano per me morbide le stelle che carezzavano ogni mia più vana speranza, come se fossero onde marine che saltano cercando appiglio in cielo. Tu esisti ancora, ti ho visto ed eri lì radioso tra la luce più bella del mattino: la Stella di ogni alba che così vicina al bianco, mi spinse sul letto, come quando non mi rimproveravi nel mio far tardi la sera, e finalmente, dopo non so più quanto, m'addormentai veramente. Chiudere gli occhi e vedersi. Ho assistito al perdere gradualmente ogni pezzo del mio corpo: uno alla volta li sentii separarsi dalle mie articolazioni, finché non rimase che la mia luce, priva di alcun peso libera delle mie carni. Superai il soffitto passandoci attraverso, ed oltrepassai il tetto come se avesse la consistenza dell'aria. Allora non rimase che il buio a delineare il mio pensiero,i miei occhi veloci correvano dal momento più oscuro della notte, verso il punto più luminoso del mio sistema solare, del mio spazio: del mio universo. Continuai a salire sempre più velocemente, nessuno poteva vedermi mentre superavo perfino gli aerei e sotto di me, le case, poi gli alberi ed infine il suolo ed il tuo amato mare divennero tutti scuri: macchie confuse di un buio che non mi interessava; nella mia mente e nei miei occhi c'era solo Venere. Nel tempo di un sospiro oltrepassai l'atmosfera e lo spazio, vasto, sconfinato, quanto il bisogno di te nella mia mente, intorno a me. Corse veloce la mia volontà verso il pianeta gemello, ignorando l'atmosfera che sentiì appena più dura al primo tocco, ma poi l'attraversai forzandola appena come fosse burro e ci scivolai dentro finché non raggiunsi la rovente superfice su cui ti trovai: mentre solitario e luminoso come un faro, come se fossi proprio tu la vera fonte di luce del radioso pianeta, ballavi sul picco più alto di tutto il globo, ignorando la pressione atmosferica che a me invece schiacciò sul suolo, bruciando col terreno. Ardendo avvertii la mia volontà evaporare nel calore del pianeta color avorio, finché ogni mio pensiero dissolvendosi cominciò a perdere luce con delle piccole esplosioni esuarendomi, una dopo l'altra, poi una più grande. Mi accorsi che il mio corpo tornò pezzo dopo pezzo a delinearsi, formato dall'aria pesante ed irrespirabile che non mi opprimeva più. Senza alcuna fatica mi sollevai, alzai lo sguardo e lo concentrai nuovamente verso di te: prima un sospiro,e poi corsi come mai avrei potuto fare, per raggiungerti. Attraversando chilometro dopo chilometro le vette più arcigne del pianeta ed i crateri più profondi: questa realtà aliena mi scorreva intorno con la stessa velocità con cui oltrepassai Terra e Spazio. Arrivai ai piedi della rupe da dove come un faro mi segnalasti fin dalla Terra la tua verità, e cominciai a risalirla con sempre più forza e nostalgia; sentivo il cuore battere sempre più forte, ma più lento rispetto alla velocità con cui praticavo la mia ascesa verso la vetta. Ti ritrovai, e sorrisi soddisfatto ed allo stesso tempo divertito, notando come tu danzassi con il tuo sguardo sicuro che sfiorava appena il suolo venusiano incandescente e si proiettava verso l'infinità dello spazio che ci circonda dall'alto. Muovendo gli ultimi passi, chiedendomi dove trovassi lo spunto per mantenere la tua certezza, come tu fossi in grado di riuscire a sorvegliare la correttezza della mia orbita. Tu ascoltasti il mio pensiero, e continuando a muovere gli occhi castani, alzasti un dito indicandomi qualcosa al di sopra di noi: vidi la Terra. Da allora, mi limitai a prenderti le mani senza impedirti di proseguire la magnifica danza che tracciava il tuo sguardo. Finalmente non mi svegliai e nessuno si accorse della mia mancanza: le persone veramente felici, sono poco appariscenti.
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