Caro editore cosa ne pensi dell'immigrazione ?
Articolo di Giuseppe Piccolo pubblicato il 25/7/2014 (2666 Letture)
Caro lettore, il dibattito sull' immigrazione non si è mai fermato, tra chi è contro ogni forma di discriminazione e chi invece sostiene ogni tipo di propaganda contro l'accoglienza e l'aiuto agli immigrati. Per fortuna resta un punto fermo, da più parti, la volontà di non arretrare di fronte agli attacchi sferrati da politici senza scrupoli, desiderosi unicamente di assicurarsi il consenso del loro elettorato.
Va da sé che il problema immigrazione e prevalentemente politico e che la sua soluzione è estremamente complessa, ma se alla base del dibattito non esiste la volontà di mediare ogni punto di vista e ogni posizione non si vien a capo di nulla.
I fronti restano schierati facendo muro contro muro, a scapito delle tante iniziative a favore di un esercito di disperati che arrivano in Italia alla ricerca di un pò di pace e di un pezzo di pane. Gli italiani sembrano aver dimenticato il loro passato di emigranti: gli Stati Uniti, l'Australia, la Germania e alcuni paesi sudamericani hanno fatto realizzare un sogno e un cambiamento di vita ai nostri nonni e ai nostri padri.
Mettiamo da parte il nostro egoismo e smettiamo di trovare scuse puerili e infondate come la paura di contagio di presunte malattie. Lo sanno tutti ormai che gli immigrati prima di accedere nei luoghi di accoglienza vengono visitati ed eventualmente curati. Di questo ho una esperienza diretta e recente.
Certo non è tutto perfetto; è compito della politica migliorare modalità e procedure, per un'accoglienza più sensata, che tenga presente anche l'interesse generale e una valutazione più rigorosa delle risorse economiche e della capacità di assorbimento nel contesto sociale di queste persone.
Ma, aldilà di ogni altro ragionamento, politico o umanitario che sia, proviamo a guardare più da vicino il viso e gli occhi di un immigrato, e se facendolo non sentiamo un sussulto di pietà nel nostro cuore, non c'è più speranza, non tanto per loro, quanto per noi.
Va da sé che il problema immigrazione e prevalentemente politico e che la sua soluzione è estremamente complessa, ma se alla base del dibattito non esiste la volontà di mediare ogni punto di vista e ogni posizione non si vien a capo di nulla.
I fronti restano schierati facendo muro contro muro, a scapito delle tante iniziative a favore di un esercito di disperati che arrivano in Italia alla ricerca di un pò di pace e di un pezzo di pane. Gli italiani sembrano aver dimenticato il loro passato di emigranti: gli Stati Uniti, l'Australia, la Germania e alcuni paesi sudamericani hanno fatto realizzare un sogno e un cambiamento di vita ai nostri nonni e ai nostri padri.
Mettiamo da parte il nostro egoismo e smettiamo di trovare scuse puerili e infondate come la paura di contagio di presunte malattie. Lo sanno tutti ormai che gli immigrati prima di accedere nei luoghi di accoglienza vengono visitati ed eventualmente curati. Di questo ho una esperienza diretta e recente.
Certo non è tutto perfetto; è compito della politica migliorare modalità e procedure, per un'accoglienza più sensata, che tenga presente anche l'interesse generale e una valutazione più rigorosa delle risorse economiche e della capacità di assorbimento nel contesto sociale di queste persone.
Ma, aldilà di ogni altro ragionamento, politico o umanitario che sia, proviamo a guardare più da vicino il viso e gli occhi di un immigrato, e se facendolo non sentiamo un sussulto di pietà nel nostro cuore, non c'è più speranza, non tanto per loro, quanto per noi.
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