L’analisi della morfologia del luogo più che le labili testimonianze edilizie ci fanno supporre la collocazione dell’insediamento longobardo nei pressi della chiesa di S. Marco; se le successive fasi di espansione dell’abitato hanno progressivamente esteso l’agglomerato abitativo questa zona conserverà sempre le funzioni direzionali perché qui è probabilmente ubicato sia il castello che evolverà in palazzo baronale sia la chiesa madre, S. Marco, cioè le sedi dei due poteri, quello militare e quello ecclesiastico.
A differenza di altri centri, però, è problematica l’individuazione di un nucleo sovraordinato dell’intero impianto urbano, quasi a sottolineare l’assenza nella storia delle città di una gerarchia istituzionale di tipo feudale.Al di la della parentesi "comunale", con il conferimento del titolo di città regia nel 1404, conclusa la rifeudalizzazione spagnola, il centro altomolisano si differenzia dai paesi contermini per il notevole sviluppo delle attività artigianali (da quando nel 1139 giunsero artigiani al seguito di Landolfo Borrello, della famosa famiglia feudale di Pietrabbondante, che aveva prestato servizio presso il Doge di Venezia). La lettura della conformazione urbanistica ci consente di individuare diverse fasi di crescita che inglobano di volta in volta sobborghi sorti fuori le mura.
Il nucleo originario doveva contenere ai tre vertici di un ideale triangolo le tre chiese di S. Marco, S. Nicola, e S. Pietro Apostolo, databili tra il X e l’XI secolo, le ultime due collocate presso le uniche due porte urbane della murazione normanna sveva, della quale si individuano alcune torri, pervenuteci, la porta di S. Nicola ad oriente ed a occidente la porta Semiurna(foto) o porta Napoli. Dal XVII secolo, nei pressi delle chiese di S. Emidio e di S. Antonio Abate e lungo la direttrice dell’odierno corso Vittorio Emanuele, si sviluppa un borgo artigianale (nel 1753 si contano ben 10 fonderie che riforniscono 14 botteghe di ramaio).
La città storica contiene numerosi motivi di richiamo per il visitatore attento che vanno dalle chiese ai palazzi nobiliari (casa Nuonno sec. XIV, casa Paoloantonio sec. XVII, casa Apollonio sec. XV, casa Bonanni sec. XV. casa Santangelo sec. XVI), alla struttura urbanistica (gli isolati costituiti da una cortina edilizia continua che racchiude al proprio interno orti e giardini), alla tipologia edilizia (la distribuzione planimetrica su 2 piani determinata dal lotto definito gotico cioè stretto e lungo, di tipo modulare), alla fitta presenza di elementi lapidei quali portali, cornici, medaglioni, ma anche episodi eccezionali come i leoni rampanti reggiscudo in aggetto, le formelle inserite nella muratura, i balconcini angolari, gli ingressi alle botteghe cosiddetti alla veneziana, ed alcuni luoghi come la ripa dalla quale si vede un ampio panorama, la piazza del Plebiscito, già piazza del Tomolo, nella quale confluiscono numerosi assi vìari. Vi sono resti archeologici in località Civitelle e in contrada S. Lorenzo (un cenobio benedettino).
L' arte
Nell'esame della produzione pittorica dobbiamo tener conto sia dell'attività di artisti locali come gli agnonesi Pietro Pelle (XVIII secolo) autore di due grandi tele col Ritrovamento della Croce conservate nella chiesa di S. Croce di Agnone; Giuseppe d'Apollonio operoso nella chiesa di S.Biase di Agnone e Francesco Palumbo che nel 1793 eseguì tele ed affreschi per il S. Antonio Abate sia di pittori forestieri attivi nella decorazione delle chiese locali come Paolo Gamba, il più celebre, di Ripabottoni (1712-1782) della scuola del Solimena che realizzò affreschi sulle volte del S. Francesco di Agnone nel 1771 (altri affreschi sono opera del coevo F. Borsillo di Larino) e una tela raffigurante la Strage degli Innocenti per la chiesa di S. Croce di Agnone.
Il repertorio delle statue processionali (realizzate sia in legno che in tecnica mista) presenti in ogni paese non esaurisce il campo delle opere scultoree:
nel XVI II sec. sono riferite allo scultore napoletano Giacomo Colombo numerose statue, tra cui alcune conservate in chiese dell'Alto Molise, mentre nella seconda metà dell'Ottocento è attivo Emilio Labbate di Carovilli. Nell'esame della scultura un caso a sé è costituito dalla chiesa di S.Emidio di Agnone dove insieme all'eccezionale, sia per l'unicità sia per l'imponenza, gruppo statutario in legno dell'Ultima Cena opera di Cocucci, scultore del luogo vissuto nel seicento (collocato nel coro e composto il giorno del giovedì santo nella navata), ci sono alcune opere della toscana A. Duprè (Cristo deposto compianto dalla Madre eseguito intorno al 1880 ed un gruppo del battesimo (1890) e del padre Giovanni busto marmoreo di Dante Alighieri) che inseriscono una nota diversa, purista, nel mondo delle arti figurative locali.
L' artigianato
Agnone è il cuore naturale dell'Alto Molise sia per la sua posizione baricentrica rispetto al territorio della Comunità Montana sia per il ruolo che ha svolto e che continua ad assolvere di sede dei principali servizi e di centro commerciale.
E stato in passato uno dei paesi più popolosi del Molise, oggi conta poco più di 6000 abitanti.
Del fiorente artigianato della lavorazione della lana, dell'oro e dell'argento, del rame, della fabbricazione di orologi, della fusione delle campane sono sopravvissuti gli intarsiatori, l'artigianato del ferro battuto, del rame e della fusione del bronzo (la Pontificia Fonderia Marinelli).
Anche in altri rami di attività gli agnonesi si sono distinti in passato come con la costituzione della Società Elettrica del Verrino (1905) e la realizzazione della linea ferroviaria elettrica Agnone-Pietrabbondante-Pescolanciano(1915, poi distrutta durante il secondo conflitto mondiale).
Agnone, oggi, è famosa, per la lavorazione dei metalli (ferro e rame): la produzione di ferro battuto non si rivolge più ai contadini, tradizionali committenti di attrezzi agricoli come l’aratro, le falci, la zappa, ecc. ma si indirizza verso settori in espansione come quello degli oggetti ornamentali.
La stessa evoluzione è avvenuta nel settore della manifattura in rame che viene battuto o martellato ed anche lavorato a sbalzo o cesellato.
Quelle descritte sono già fasi di lavorazione successiva a quella avvenuta in precedenza nelle due fonderie del rame che riforniscono le diverse botteghe, denominate laboratori, dove il rame grezzo viene rifinito.
Agnone è conosciuta soprattutto per l’attività della Pontificia Fonderia Marinelli che prosegue una gloriosa e millenaria tradizione di fonditori di campane in passato assai più numerosi (si contavano nel medioevo numerose famiglie dedite a quest’arte). Alla fusione della lega di bronzo, stagno e rame, sapienti ingredienti nella fabbricazione delle campane, si è aggiunto un altro campo di attività: quello della fusione in bronzo di porte, apparati decorativi, ecc.
È sicuramente interessante anche la visita alle botteghe artigiane; iniziare dall’osservazione degli attrezzi per la lavorazione del rame (per la produzione di callare, cotturi, tine, ecc.) che sono essenzialmente il martello in legno di olivo, la forgia, il cavallo sul quale viene battuto il recipiente da modellare (da cui il termine cavallaro per designare questi artigiani che lavorano prevalentemente all'aperto, sull'uscio della bottega).
Le Chiese
Per il centro storico di Agnone, fitto di importanti edifici religiosi, l’elencazione è più minuziosa e la esposizione segue un criterio, per quanto possibile, cronologico. La chiesa di S. Marco(foto), edificata nel 1144, presenta in facciata un portale lapideo, mentre l’arredo è costituito da altari barocchi con intarsi in legno, statue anch’esse lignee del XV e XVI secolo ed un importante estensori o d’argento dorato. La chiesa di S. Nicola che nel corso del XVIII secolo ha acquistato una pianta trapezoidale è affiancata da un campanile con la cuspide maiolicata che risale al X-VI secolo; una parete della chiesa ospita una pregevole opera del XVII secolo: una tela raffigurante la Pietà. Gli altari in legno seicenteschi sono gli oggetti più considerevoli conservati nella chiesa di S. Pietro Apostolo. In età sveva vanno datate le chiese di S. Biase e di S. Amico, quest’ultima ristrutturata nel XIX secolo. Le chiese di S. Emidio e di S. Pietro a Maiella edificate fuori della cerchia muraria hanno, ambedue, facciate notevoli: l’una con portale ad ogiva strombato, con tilemi del gotico fiorito, e sovrapposto rosone, l’altra, di fattura tardo barocca, con il prospetto in pietra squadrata a vista.S. Emidio è un autentico scrigno che racchiude preziose opere scultoree come il gruppo delle 13 statue in legno che raffigurano Gesù tra gli Apostoli, opera di un artista locale attivo nel XVII secolo, come le statue realizzate da Amalia e Giovanni Duprè.Ci soccorre nella datazione (anno 1343) della chiesa di S. Francesco, annessa ad un complesso conventuale, una lapide: la chiesa fu modificata nel 1732 e questa statifìcazione edilizia è leggibile nell’impianto architettonico. In facciata si distinguono, per la diversa tessitura lapidea, due successive fasi edilizie: la chiesa originaria è a blocchi squadrati con fronte orizzontale, mentre con l’ampliamento posteriore si include questa facciata in un prospetto più ampio che ha la copertura con andamento a capanna. Interessanti sono il rosone con il sottostante portale ad ogiva della chiesa e il portale rococò dell’ingresso al monastero che una iscrizione in loco rivela essere del 1769. La navata si conclude con una cupola racchiusa all’esterno con un tiburio; sono notevoli il sistema di volte affrescate(foto), gli altari ed alcune sculture lignee del XIV e XV secolo. Altre chiese di matrice conventuale sono quella di S. Chiara risalente al XV secolo nella quale una gelosia, un graticolato, separa le monache di clausura dal resto della comunità dei fedeli e lachiesa dell’Annunziata che fa da sfondo, come una quinta scenica, alla prospettiva del Corso Vittorio Emanuele e sulla cui facciata laterale sono murate alcune formelle in pietra.Prossima a quest’ultima chiesa è la SS. Trinità nella quale elemento di arredo di interesse artistico è il coro. La chiesa di S.antonio Abate, dal fronte orizzontale in cui sono allineati portale gotico e finestra tardo barocca, contiene nel suo interno altari, argenti e dipinti del Vili secolo; sicuramente, però, l’elemento più importante è il campanile a 3 ordini settecentesco.
Il papa di Agnone
Il rapporto fra Giovanni Paolo II e i titolari della millenaria Fonderia Marinelli ebbe inizio nel 1979 in Piazza San Pietro, giorno in cui Egli benedisse la "Campana dei 4 Papi" (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II) fusa ad Agnone. Il Papa portò con sé il bronzo nel suo primo viaggio in Polonia, compiuto di lì a pochi giorni, esprimendo il desiderio che fosse collocato all'interno della chiesa parrocchiale di Wadowice, accanto alla fonte che lo aveva visto ricevere il Battesimo.
«Fu l'inizio di un affetto e di un'attenzione reciproca che conoscerà da allora ad oggi solo momenti di crescita intensa. Come quello che vide a Termoli, nel 1983, la prima visita pastorale in terra molisana o ancora la realizzazione, fra le altre, di un'altra campana destinata questa volta al santuario della Madonna di Czestochowa, in occasione del 40° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
"Valeva la pena di venire qui..."
Il 19 marzo 1995, in occasione della festa di San Giuseppe Artigiano, Giovanni Paolo II visita il Molise per la seconda volta. A Monte Vairano (CB) pone la prima pietra di un centro di ricerca della Università Cattolica, mentre a Castelpetroso (IS) compie un pellegrinaggio al Santuario della Madonna Addolorata e infine Agnone. Qui la gioia spontanea di un mare di giovani e di gente in festa, unita al suono delle cento campane che suonavano a distesa, tocca in profondità il cuore del Papa.
"Grazie per questa accoglienza e per i tanti doni che ho ricevuto - dirà a braccio dopo il discorso ufficiale - Valeva la pena di venire qui, valeva la pena per il figlio di Dio, per il Verbo Eterno, venire in questa terra, farsi uomo; valeva la pena perché ha trovato accoglienza nella cittadina piccola di Betlemme, perché ha incontrato accoglienza buona tra gli umili, tra i puri di cuore, tra i semplici. Ringrazio San Giuseppe di avermi portato qui..."
Prima di ripartire il Papa ha parole di incoraggiamento "Non arrendetevi di fronte ai gravi problemi del momento. Non rinunciate a progettare il futuro" dice rivolgendosi agli artigiani ed ai lavoratori molisani.
Tavola Osca
"L’ultimo grande monumento della lingua osca"
"Uno dei documenti più significativi della dimensione sacrale degli Osci nell'area dell'alto Molise, la più modesta e segreta regione d'Italia, venne scoperto in uno scavo occasionale del marzo 1848 da un contadino, presso la fonte del Romito a Capracotta il paese più elevato del Mezzogiorno. L'episodio ebbe altissimo valore archeologico e risonanza internazionale fino a scomodare Teodoro Mommsen che si recò ad Agnone, per accostarsi alla preziosa placca denominata "Tabula Anglonensis " eccezionale reliquia della civiltà osca della metà del III secolo a.C..
Dal V secolo prima di Cristo il Molise era abitato da popolazioni semplici e rudi di lingua osca, dediti all'intensa coltivazione della terra e alla pastorizia, animati da profonda religiosità verso misteriose presenze superiori e il reperto epigrafico contiene, come ebbe a scrivere Amedeo Maiuri: "l'inventario dei loro dei come una litania sacra nella quale sembra di poter cogliere risonanze ancora vive nei nomi di luoghi, di boschi". Nella lunga registrazione di numi italici la preferenza spetta a Cerere veneratissima per il carattere, nell'ambiente ad economia in prevalenza agricola, spesso con l'attributo di "vendicatrice" e le si univa Giove il fulminatore.
Dalla piastra risulta che ricevevano culto Ercole e altri geni più o meno connessi a Cerere, oltre a deità ambarvali mattutine, floreali e fecondanti che popolavano l'Olimpo della stirpe osca.
Con tutta probabilità, non lontano dal luogo di ritrovamento della lastra di bronzo sorgeva, nelle vicinanze dello impennato monte S. Nicola, un recinto riservato al culto "cererio " con una serie di aree dedicate a divinità della generazione, delle fonti, delle acque dinanzi alle quali sostava la raccolta di persone partecipi a un corteo durante il rito che voleva implorare, sotto l'ululare del vento e l'asprezza del gelo in un paesaggio aspro e selvaggio, propiziazioni sugli armenti e sui raccolti.
La suggestione del mistero che avvolse la piastra fu illuminata dalla prima lettura del medico appassionato di archeologia Francesco Saverio Cremonese resa nota nell'ottobre 1848. Gli specialisti Mommsen, Svetaieff, Huschke, Blucher, Nissen, Schwyzer, Rabasté, Enderis, Moratti, Fabretti, Pullé, Devoto e altri si dedicarono con serietà di ricerca a strappare il segreto del reperto che li ha costretti per difficoltà di interpretazione a pareri discordanti nell'unica concordia di riconoscerne tutti il prevalente carattere liturgico.
... Il cimelio, purtroppo dal 1873 emigrato e conservato nel British Museum di Londra inciso nelle due facciate a bulino in nitido alfabeto nazionale con 25 righe sulla faccia A e 23 su quella B, privo di elementi ornamentali, dà l'idea di una regione corroborata, pur nella congenita povertà, da particolari condizioni di una civiltà contadina sobria e operosa, non retrograda, impregnata di sacralità. Il manufatto non fu certamente introdotto ed elaborato da estranei ma sta a indicare in questa zona d'insediamento umano la consapevole presenza di un artigiano indigeno, popolaresco e umile, che non aveva altra ambizione oltre quella dell'uomo stretto al culto avito. In seguito questi luoghi divennero noti per la fusione e la lavorazione dei metalli, che si perpetua egregiamente ancora oggi".
AGNONE HA AVUTO ORIGINE NEL V SECOLO DELL'ERA VOLGARE SUI RUDERI DELL'ANTICA "AQUILONIA",CAPITALE DEL SANNIO, DISTRUTTA DAI ROMANI NEL 298 a.C. "TITO LIVIO", INDIVIDUA IL LUOGO OVE SORGE AGNONE, IN QUELLO IN CUI SORGEVA L'IMPORTANTE CITTA' SANNITA. NEI PRESSI DI S, LORENZO, ANTICAMENTE C'ERA LA CHIESA DI S. LORENZO COSTRUITA SU UN ANTICO TEMPLIO SANNITA DEDICATO A GIOVE SATORE. ANCHE ALTRE CHIESE, DI MAIELLA E DI S. AMICO ERANO TEMPLI DEDICATI A DIANA E A MARTE ULTORE.
DURANTE IL MEDIOEVO E PRECISAMENTE NEL PERIODO SVEVO, QUANDO SALI' AL TRONO FEDERICO II DI SVEZIA, AGNONE ACQUISTO' GRANDE IMPORTANZA CON LA FAMIGLIA BORRELLO. IN QUESTO PERIODO AGNONE ASSUNSE L'ASPETTO DI UNA CITTA' MEDIEVALE, CON LA COSTRUZIONE DI MOLTE CHIESE E PALAZZI.NEL 1266 CON IL CROLLO DEGLI SVEVI, ANCHE LA FAMIGLIA BORELLO PERSE MOLTO DEL SUO POTERE
NEI SECOLI XI E XII, AGNONE DIVENNE RIFUGIO DI ALCUNI ESULI VENEZIANI , CHE SI MISERO AL RIPARO DALLE SCORRIBANDE DEI TURCHI, SOTTO LA PROTEZIONE DI LANDOLFO BORRELLO. MOLTI ARTISTI VENEZIANI VENNERO IN AGNONE E COSTRUIRONO LA CHIESA DI S. MARCO E NUMEROSI PALAZZI AVENTI SULLE FACCIATE IL LEONE DI S. MARCO. QUESTI ARTISTI, PORTARONO IN AGNONE ANCHE I LORO COSTUMI, I LORO MESTIERI: "LAVORARE L'ORO, IL FERRO BATTUTO, L'ARGENTO, IL RAME E IL LEGNO". CON I VENEZIANI EBBE INIZIO L'ARTIGIANATO AGNONESE CHE FINO A QUALCHE DECENNIO FA HA FATTO DI AGNONE LA CAPITALE DELL'ARTIGIANATO. OGGI, PURTROPPO, GLI ARTIGIANI AGNONESI SONO QUASI DEL TUTTO SCOMPARSI ANCHE A CAUSA DEI MANCATI AIUTI DA PARTE DELLE ISTITUZIONI LOCALI E REGIONALI.
LA VITTORIA DI GARIBALDI E L’UNIFICAZIONE DELL’ITALIA FURONO ACCOLTE CON DIFFIDENZA DALLE CLASSI PIU’ BASSE DEL SUD. QUESTI AVVENIMENTI RAPPRESENTARONO IL TRIONFO DEI LIBERALI, IRRITANDO ANCORA DI PIU’ LA PROFONDA ALIENAZIONE DEI CONTADINI E DEGLI OPERAI.
TRA IL 1860 E IL 1875 I CONTADINI COSTITUIRONO UN ESPLOSIVO ELEMENTO POLITICO NEL SUD DEL PAESE. PERSO IL DIRITTO DI VOTO E DISILLUSI DALLA MANCANZA DI UNA RIFORMA AGRARIA, I CONTADINI APPOGGIARONO IL BRIGANTAGGIO. L’ENTITA’ DEL BRIGANTAGGIO FU IMPRESSIONANTE: NEL MOLISE UNA SOLA BANDA ASSASSINO’ 258 PERSONE NEL GIRO DI 10 ANNI. CON IL PASSARE DEL TEMPO, PER0’, ESSI PERSERO IL SOSTEGNO DEL POPOLO E SPARIRONO NEL NULLA. SUCCESSIVAMENTE PER I CONTADINI COMINCIO’ LA TRAPPOLA DELL’EMIGRAZIONE IN AGNONE, ANCORA OGGI, TRA LE CLASSI PIU’ BASSE C’E’ QUESTO DETTO: "FACCIAMO IL 30 DI APRILE" COME MOTTO DELLA RIVOLTA POPOLARE. IL RIFERIMENTO E’ AI FATTI DEL 30 APRILE 1860, QUANDO FU RIFERITO A MOLTI CONTADINI DA PARTE DI UN FORNAIO DEL POSTO CHE NON ERA PIU’ POSSIBILE OTTENERE DEL PANE IN PAESE. SI PENSO’ CHE ALCUNI GALANTUOMINI SI FOSSERO ACCAPARRATI DELLE PROVVISTE DI GRANO, ALLORA SI RIUNI’ UNA FOLLA DI ARTIGIANI, CONTADINI, OPERAI, ARMATI DI ATTREZZI AGRICOLI E DECISERO DI ATTACCARE LE CASE DEI PROPRIETARI. CON LA FORZA ENTRARONO NELLA RESIDENZA DEL CANCELLIERE DEL MUNICIPIO FRANCESCO ANTONIO TAMBURRI. POI ATTACCARONO LA CASA DEL PRECEDENTE SINDACO GIUSEPPE MARIA SABELLI, SOTTRASSERO GLI OGGETTI DI VALORE E FRACASSARONO OGNI COSA. LA CASA DI PIETRO DE HORATIIS SUBI’ LA STESSA SORTE. POI LA RABBIA DELLA FOLLA SI RIVOLSE ANCHE AL CONVENTO DI S. CHIARA, MA PRIMA CHE IL PORTONE VENISSE FORZATO, LE SUORE PREPARARONO LA SOMMA DI 100 DUCATI. ALCUNI GIORNI DOPO L’INTENDENTE DELLA REGIONE MOLISE E L’ISPETTORE CAPO DELLE GUARDIE PROVINCIALI ARRIVARONO CON DELLE MILIZIE PER RIPORTARE L’ORDINE. QUESTA RIVOLTA POPOLARE INDEBOLI’ MOLTO I GALANTUOMINI.
A DIFFERENZA DELLA RIVOLTA VERIFICATASI IN PRECEDENZA LA SOMMOSA DEL 30 APRILE FU UN FENOMENO DI CLASSE. IL 7 SETTEMBRE 1860, GARIBALDI ENTRO’ NELLA CITTA’ DI NAPOLI E POI PREPARO’ UN PLEBISCITO IN CUI GLI ELETTORI DEL REGNO APPROVASSERO L’ANNESSIONE ALL’ITALIA. IN AGNONE, TRA IL 7 E IL 14 OTTOBRE, CI FU UNA INSURREZIONE ARMATA (1). UN GRUPPO DI CONTADINI E DI CARBONARI ATTACCARONO LA CASERMA DI AGNONE. LA FOLLA DIEDE ALLE FIAMME LA BANDIERA TRICOLORE, LA SOSTITUIRONO CON IL VESSILLO BIANCO DEI BORBONI. QUESTA RIVOLTA DURO’ 18 GIORNI.
NEGLI ANNI SUCCESSIVI, AGNONE EBBE LA SUA PARTE NEL BRIGANTAGGIO, NEL GIUGNO 1862 QUATTRO BRIGANTI RAPIRONO UN GIOVANE IN VIAGGIO NEL BOSCO DI AGNONE E LO TENNERO PRIGIONIERO FINO AL PAGAMENTO DI UN RISCATTO. NEL 1862 I CARBONAI CHE LAVORAVANO IN UNA CERTA PARTE DEL BOSCO, FURONO ACCUSATI DI VIVERE INSIEME AI BRIGANTI DI QUELLA ZONA E DI PROTEGGERLI.
NEGLI ANNI SUCCESSIVI I CONTADINI E GLI OPERAI AGNONESI DOVETTERO AFFRONTARE LA DURA REALTA’ DELL’EMIGRAZIONE. LE FRANE ERANO INCIDENTI FREQUENTI NEL PAESE, CAPACI DI SPAZZARE VIA UNA FATTORIA E CASE IN UN ISTANTE. L’INSUFFICIENZA DEL RACCOLTO ERA UN’ALTRA MINACCIA ESISTENTE. NEL 1879 UNA VIOLENTA GRANDINATA DISTRUSSE E COLPI’ LA ZONA .
I DISASTRI NATURALI NON SI LIMITARONO AGLI ANNI DI FINE OTTOCENTO E DI PER SE CI DANNO UNA SPIEGAZIONE NON SODDISFACENTE DEL PERCHE’ GLI AGNONESI COMINCIARONO AD EMIGRARE IN QUEL PERIODO. NEL 1884, LA RIVISTA LOCALE "L’AQUILONIA" CONCLUSE CHE I DUE FATTORI PRINCIPALI ERANO L’ECCESSO DI TASSE SUI GENERI DI PRIMA NECESSITA’ E LE PERCENTUALI DI INTERESSE DEGLI USURAI CHE SUPERAVANO IL 20%. A QUESTI PROBLEMI PUO’ AGGIUNGERSI IL FATTO CHE L’INFLAZIONE IMPERVERSO’ DURANTE TUTTO IL PERIODO CHE VA DAGLI ULTIMI DEL SECOLO XIX AI PRIMI DEL XX. NEL 1870, GRAZIE AL PERFEZIONAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VIAGGI PER MARE, L’ABBASSAMENTO DEL COSTO DEI BIGLIETTI, L’EMIGRAZIONE TRANSOCEANICA DIVENTO’ UN’ALTERNATIVA VITALE, I CETI PIU’ POVERI AGNONESI FURONO TRA I PRIMI A PARTIRE, SPINTI DALLA DISPERAZIONE. PER IL CONTADINO AGNONESE, EMIGRARE NON ERA CONSIDERATO UN RISCHIO, ANCHE SE SI ANDAVA VERSO UNA DESTINAZIONE ED UN DESTINO INCERTO, MA DAVA LA POSSIBILITA’ DI FUGGIRE DALLA MISERIA.
Fonte Emigrazione in un paese dell’Italia Meridionale, W. A. Douglass
MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE DAL 1861 AL 2013
"Dati comunali"
ANNO RESIDENTI
1861 10.637
1871 11.073
1881 10.832
1901 10.189
1911 10.106
1921 10.142
1931 10.601
1936 9.579
1951 9.664
1961 8.187
1971 6719
1981 6324
1991 6205
2001 5819
2004 5736
2013 5.200
2014 5100
2015 5000
2016 4900
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