Per quanto riguarda la liturgia, nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa della notte), in aurora, in die (nel giorno).
Come tutte le solennità, il Natale ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico e inizia infatti con i vespri della vigilia: il tempo liturgico del Natale si conta infatti a partire dai primi vespri del 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro domeniche di Avvento e dura da un massimo di 4 settimane (se il Natale cade di domenica) ad un minimo di 3 settimane più un giorno (se Natale cade di lunedì).
Il Natale al di fuori del cristianesimo
Nel corso dell'ultimo secolo, con il progressivo secolarizzarsi dell'Occidente, e in particolar modo dell'Europa Settentrionale, il Natale ha continuato a rappresentare un giorno di festa anche per i non cristiani, assumendo significati diversi da quello religioso. In questo ambito, il Natale è generalmente vissuto come festa legata alla famiglia, alla solidarietà, allo scambio di regali e a Babbo Natale.
Al tempo stesso la festa del Natale, con connotazioni di tipo secolare-culturale, ha conosciuto una crescente diffusione in molte aree del mondo, estendendosi anche in Paesi dove i cristiani sono piccole minoranze. Tale è ad esempio il caso di India, Pakistan, Cina e Taiwan, Giappone e Malesia.
Al di fuori del suo significato religioso, il Natale ha inoltre assunto nell'ultimo secolo una significativa rilevanza in termini commerciali ed economici, legata all'abitudine dello scambio di doni. A titolo di esempio, negli Stati Uniti è stato stimato che circa un quarto di tutta la spesa personale venga effettuata nel periodo natalizio.
Tradizioni natalizie
Il Natale è una festa accompagnata da diverse tradizioni, sociali e religiose, spesso variabili da paese a paese.
Tra i costumi, le pratiche e i simboli familiari del Natale è possibile ricordare il presepe, l'albero natalizio, la figura di Babbo Natale, il calendario dell'Avvento, lo scambio di auguri e di doni.
In particolare il presepe, derivato da rappresentazioni medievali che la tradizione fa risalire a san Francesco d'Assisi, è una ricostruzione figurativa della natività di Gesù ed è una tradizione particolarmente radicata in Italia.
L'albero di Natale è invece un abete (o altra conifera sempreverde) addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impacchettati e altro. Le origini vengono in genere fatte risalire al mondo tedesco nel XVI secolo, sulla base di preesistenti tradizioni cristiane e pagane. Verso il secolo XI, nell'Europa dei Nord, sì diffuse l'uso di allestire rappresentazioni (sacre rappresentazioni o misteri) che riproponevano episodi tratti dalla Bibbia. Nel periodo d'Avvento, una rappresentazione molto richiesta era legata al brano della Genesi sulla creazione. Per simboleggiare l'albero «della conoscenza del bene e del male» del giardino dell'Eden si ricorreva, data la regione (Nord Europa) e la stagione, ad un abete sul quale si appendevano dei frutti.
Da quell'antica tradizione si giunse via via all'albero di Natale dei giorni nostri, di cui si ha una prima documentazione certa risalente al 1512 in Alsazia. L'abete di Natale assunse gradatamente anche un significato nuovo: venne a simboleggiare la figura di Gesù, il Salvatore che ha sconfitto le tenebre dei peccato: per questo motivo si è cominciato ad adornarlo di luci.
Babbo Natale, presente in molte culture, è un vecchio con la barba bianca che distribuisce i doni ai bambini, di solito la sera della vigilia di Natale. Deriva dalla figura storica di san Nicola di Bari, ma nella sua forma moderna si è diffuso a partire dal XIX secolo negli Stati Uniti.
Molte tradizioni natalizie sono infine legate alla musica (canti natalizi come Tu scendi dalle stelle e Jingle Bells), a particolari piante (l'agrifoglio, il vischio, la stella di Natale) e pietanze sia dolci (panettone, pandoro e altri dolci natalizi) che salati (zampone, cotechino), spesso con forte variabilità da regione a regione.
Il Natale nell'arte
Il Natale, e in particolare la scena della Natività di Gesù, è uno dei maggiori temi dell'arte cristiana fin dalle sue origini. Nell'ultimo secolo la festività ha continuato a ispirare numerose opere che comprendono, oltre alle tradizionali pitture e sculture, anche film, musiche sacre e romanzi.
Tra le opere più note al pubblico è possibile ricordare, ad esempio:
- in letteratura, il racconto Canto di Natale di Dickens (1843)
- in pittura, l'affresco sulla Natività di Giotto nella Cappella degli Scrovegni (1303-1305)
- nella musica, i motivi Adeste fideles trascritto da John Francis Wade (1743), Stille Nacht di Joseph Mohr e Franz Xaver Gruber (1816), Jingle Bells di James Pierpont (1857), e in Italia Tu scendi dalle stelle di Alfonso Maria de' Liguori (1754)
- nella cinematografia, i film La vita è meravigliosa di Frank Capra (1946), e Il miracolo della 34ª strada di George Seaton (1947)
Origine della festività
La festività del Natale non è documentata in testi pervenutici prima del IV secolo. La prima menzione certa della Natività di Cristo con la data del 25 dicembre risale al 336, e la si riscontra nel Chronographus, redatto intorno alla metà del IV secolo dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo.
Le origini storiche della festa non ci sono note e sono state spiegate con varie ipotesi. Probabilmente la sua data venne scelta per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo, indicato nel Libro di Malachia come nuovo "sole di Giustizia" (cfr. Malachia III,20), ma questa ipotesi è comunque oggetto di discussione e sono state proposte anche soluzioni diverse, sia in relazione ad influenze ebraiche che a tradizioni interne al cristianesimo. Le diverse ipotesi possono anche coesistere.
Festività solari
Il solstizio invernale e il culto del "Sol Invictus" nel tardo impero romano hanno verosimilmente avuto un ruolo nell'istituzione e nello sviluppo del Natale[19], anche se allo stato dell'arte non ci sono evidenze definitive di questa relazione.
Il Natale costituisce molto probabilmente il caso più significativo di come un concetto temporale con forti associazioni con la religione romana del tempo sia stata assorbita dal Cristianesimo e abbia assunto un nuovo significato. La festa si sovrappone approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d'inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre)[23]. Inoltre, già nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell'Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti, la festa dedicata alla nascita del Sole (Mitra), introdotta a Roma da Eliogabalo (imperatore dal 218 al 222) e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre.
È soprattutto quest'ultima festa a polarizzare l'attenzione degli studiosi. Se già verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell'oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù, successivamente si registra il prevalere della data del 25 dicembre, e questo pare spiegarsi con la grande popolarità, al tempo, della devozione al Sole Invitto. Alcune coincidenze storiche sono infatti particolarmente significative, tra le quali:
- la corrispondenza delle date,
- il fatto che il periodo nel quale prende probabilmente forma la festività cristiana corrisponde approssimativamente con il picco dei culti solari sostenuti dallo stato romano,
- la diffusione di analogie solari con il Cristo negli scritti patristici di quei secoli.
Data di nascita di Gesù
La data di nascita di Gesù è sconosciuta: il giorno non è indicato nei Vangeli né in altri scritti contemporanei. Fin dai primi secoli, i cristiani svilupparono comunque diverse tradizioni, basate anche su ragionamenti teologici. Questi fissavano il giorno della nascita in date diverse, tanto che il filosofo Clemente Alessandrino (150 - 215 d.c.) annotava in un suo scritto: "Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno" (Stromata, I,21,146).
Il testo di Clemente registra comunque l'esistenza di una tradizione antica relativa a una nascita di Gesù in una data di mezzo inverno. Tale tradizione viene infatti fatta risalire ai seguaci di Basilide, attivo ad Alessandria prima del 150, che celebravano il 6 o il 10 gennaio, con il battesimo di Gesù, la sua nascita come Figlio di Dio.
Il dibattito sulla data di nascita di Gesù, rilanciato nel Novecento, consente di offrire una prospettiva alternativa o complementare all’ipotesi dell’istituzione del Natale in sostituzione alla festa pagana del Sol Invictus. Un primo riferimento, per quanto controverso, al 25 dicembre come giorno di nascita di Gesù è presente in Ippolito di Roma nel 204, circa 70 anni prima di Aureliano, e lo studioso Paul de Lagarde ha evidenziato come la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano. In generale, diversi studiosi hanno tentato una ricostruzione plausibile della nascita di Gesù, arrivando a ritenere verosimile il 25 dicembre. Tuttavia è stato grazie alle ricerche di Shemarjahu Talmon, dell'Università Ebraica di Gerusalemme che furono compiuti concreti passi avanti in questo senso. Talmon è stato infatti in grado di ricostruire le turnazioni sacerdotali degli ebrei e applicarle al calendario gregoriano sulla base dello studio del Libro dei Giubilei recentemente scoperto a Qumran. Lo studioso israeliano riuscì a stabilire che la data di nascita di Gesù potrebbe quindi essere il 25 dicembre.
Di rilievo anche una possibile lettura simbolica della data di nascita. Dato che la data della morte di Gesù nei Vangeli si colloca tra il 25 marzo e il 6 aprile del nostro calendario, per calcolare la data di nascita di Gesù secondo alcuni studiosi si sarebbe seguita la credenza che la morte sia avvenuta nell'anniversario della sua venuta al mondo. Secondo questa ipotesi, per la festività del Natale si calcolò che Gesù fosse morto nell'anniversario della sua Incarnazione o concezione (non della sua nascita), e così si pensò che la sua data di nascita dovesse cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio.
Tradizioni ebraiche
Alcuni studiosi hanno inoltre suggerito una possibile relazione con la festa ebraica della Ridedicazione del Tempio, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev, un mese lunare che corrisponde approssimativamente a novembre o dicembre. La festa ha però un significato diverso, dura otto giorni e non pare avere comunque inciso in modo in modo significativo sulla scelta della data del Natale.
Il Natale nei primi secoli del Cristianesimo
La celebrazione del Natale non è presente nei primi elenchi delle festività cristiane, per esempio in quello di Ireneo e in quello di Tertulliano, e Origene ricorda che nella Scrittura solo i peccatori festeggiavano la data del compleanno. Probabilmente perché non tutti i primi cristiani festeggiavano tale festa.
Celebrazioni in Alessandria d'Egitto
Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d'Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani, "molto curiosi", definirono non solo l'anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario. Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile).
Un testo del 243, De paschae computus, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato.
Clemente dichiara anche che i Balisilidiani celebravano l'Epifania e con essa, probabilmente, anche la nascita di Gesù, il 15 l'11 Tybi (10 o 6 gennaio).
In un qualche momento la doppia commemorazione di Epifania e Natività deve essere diventata comune, sia perché l'apparizione dei pastori era considerata una delle manifestazioni della gloria di Cristo, sia forse a causa di una discrepanza del vangelo di Luca 3,22 presente in vari codici, tra cui il codice Bezae, in cui le parole di Dio sono rese houios mou ho agapetos, ego semeron gegenneka se ("tu sei il mio figlio prediletto, in questo giorno ti ho generato") al posto di en soi eudokesa ("in te mi sono compiaciuto").
Abraham Ecchelensis (1600-1664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea.
Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, un disco solare inquartato (oggi noto come "croce celtica") detto Korê era portato in processione attorno a una cripta, al canto Oggi a quest'ora Korê ha dato vita all'Eterno.
Giovanni Cassiano (360-435) scrive tra il 418 e il 427 che i monasteri egiziani ancora osservano gli antichi costumi.
Il 29 Choiak (11 agosto) e 1 gennaio 433 Paolo di Emesa predica presso Cirillo di Alessandria, e i suoi sermoni mostrano che la celebrazione del Natale il mese di dicembre era già fermamente stabilita, e i calendari provano la sua permanenza; per cui la festa si era diffusa in Egitto tra il 427 e il 433.
Celebrazioni a Cipro, Armenia e Anatolia
A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio dichiara contro gli Alogi che Cristo era nato il 6 gennaio ed era stato battezzato l'8 novembre.
Efrem il Siro (i cui inni si riferiscono all'Epifania e non al Natale) prova che la Mesopotamia ancora festeggiava la nascita tredici giorni dopo il solstizio d'inverno, ovvero il 6 gennaio.
Contemporaneamente in Armenia la data di dicembre era ignorata, e tuttora gli Armeni celebrano il Natale il 6 gennaio.
In Anatolia, i sermoni di Gregorio di Nissa su Basilio Magno (morto prima del 1 gennaio 379) e i due seguenti durante la festa di santo Stefano, provano che nel 380 il Natale era già celebrato il 25 dicembre.
Nel V secolo Asterio di Amaseia e Anfilochio di Iconio, contemporanei di Basile e Gregorio, mostrano che nelle loro diocesi le feste dell'Epifania e del Natale erano separate.
Celebrazioni a Gerusalemme
Nel 385 Egeria scrive di essere rimasta profondamente impressionata dalla festa della Natività di Gerusalemme, che aveva aspetti prettamente natalizi; il vescovo si recava di notte a Betlemme, tornando a Gerusalemme il giorno della celebrazione. La presentazione di Gesù al tempio era celebrata quattordici giorni dopo. Ma questo calcolo inizia dal 6 gennaio, e la festa continuava per gli otto giorni dopo quella data successivamente menziona solo le due feste maggiori dell'Epifania e della Pasqua. Per cui il 25 dicembre nel 385 non era osservato a Gerusalemme.
Giovanni di Nikiu per convincere gli armeni a osservare la data del 25 dicembre fa notizia di una corrispondenza tra Cirillo di Gerusalemme e papa Giulio I in cui Cirillo dichiara che il suo clero non può, nella singola festa della nascita e del battesimo, effettuare una doppia processione tra Betlemme e il Giordano e chiede a Giulio di stabilire la vera data della Natività dai documenti del censimento portati a Roma da Tito; Giulio stabilisce il 25 dicembre.
In un altro documento si riferisce che Giulio scrisse a Giovenale di Gerusalemme (circa 425-458), aggiungendo che Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli era stato criticato per aver dimezzato le festività, ma Giulio morì nel 352 e la testimonianza di Egeria rende questi ultimi due documenti di origine dubbia.
Sofronio Eusebio Girolamo, scrivendo nel 411, rimprovera ai palestinesi di mantenere la celebrazione della nascita di Cristo nella festa della Manifestazione.
Cosma Indicopleuste suggerisce che anche alla metà del VI secolo la chiesa di Gerusalemme riteneva, basandosi sul passo evangelico di Luca, che il giorno del battesimo fosse il giorno della nascita di Gesù in quanto essere divino. La commemorazione di Davide e Giacomo l'Apostolo si svolgeva il 25 dicembre.
Il 25 dicembre 432 Paolo di Emesa pronunciava a Cirillo di Alessandria un discorso sul Natale.
Celebrazioni ad Antiochia
Ad Antiochia, dopo una lunga resistenza, la festa del 25 dicembre venne accolta nel 386 grazie all'opera di san Giovanni Crisostomo.
Durante la festa di san Filogonio del 386 San Giovanni Crisostomo predicò un importante sermone: in reazione ad alcuni riti e feste ebraiche invitò la chiesa di Antiochia a celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre quando già parte della comunità la celebrava in quel giorno da almeno dieci anni; dichiarò che in occidente la festa era già celebrata e che egli desiderava introdurla, che questa era osservata dalla Tracia a Cadice e che la sua miracolosamente rapida diffusione era un segno della sua genuinità.
Per giustificare la decisione interpretò gli episodi evangelici dicendo che il sacerdote Zaccaria entrò nel Tempio ricevendo l'annuncio del concepimento di Giovanni Battista in settembre; il vangelo data quindi il concepimento di Gesù dopo sei mesi, ovvero in marzo, per cui la nascita sarebbe avvenuta in dicembre.
Infine il Crisostomo dichiarò di sapere che i rapporti del censimento della Sacra Famiglia erano ancora a Roma e quindi Roma doveva aver celebrato il Natale il 25 dicembre per un tempo abbastanza lungo da consentire al Crisostomo di riportare con certezza la tradizione romana. Il riferimento agli archivi romani è antico almeno quanto Giustino di Nablus e Tertulliano. Papa Giulio I, nella falsificazione cirillina citata in precedenza, afferma di aver calcolato la data basandosi su Flavio Giuseppe, sulla base della stessa considerazione non provata riguardante Zaccaria.
Celebrazioni a Costantinopoli
Nel 379/380 Gregorio Nazianzeno si fa iniziatore (in lingua greca: exarchos) presso la Chiesa di Costantinopoli della nuova festa, proposta in tre sue omelie predicate in tre giorni successivi nella cappella privata chiamata Anastasia; dopo il suo esilio nel 381, la festa scomparve.
Secondo Giovanni di Nikiu, Onorio, presente durante una delle sue visite, si accordò con Arcadio perché fosse osservata la festa nella stessa data di Roma. Kellner colloca questa visita nel 395; Baumstark tra il 398 e il 402; l'ultima data si basa su una lettera di Giacomo di Edessa citata da George di Beeltân, che dichiara che il Natale fu portato a Costantinopoli da Arcadio e Crisostomo dall'Italia dove secondo la tradizione si era tenuta fin dai tempi apostolici. Crisostomo fu vescovo tra il 398 e il 402, e quindi la festa sarebbe stata introdotta in questo periodo da Crisostomo vescovo allo stesso modo in cui era stata introdotta ad Antiochia da Crisostomo presbitero; però Lübeck prova che le evidenze su cui si basa la tesi di Baumstark non sono valide.
Secondo Erbes' la festa è stata introdotta da Costantino I tra il 330 e il 335; esattamente nel 330 secondo l'opinione di alcuni storici, e probabilmente consigliato della madre Elena e dai vescovi del Concilio di Nicea.
Celebrazioni a Roma
Riguardo alla Chiesa di Roma, la più antica fonte sulla celebrazione del Natale è il Cronografo del 354 compilato nel 354, che contiene importanti tre date:
- Nel calendario civile il 25 dicembre è indicato come Natalis Invicti.
- Nella Depositio Martyrum, una lista di martiri romani o di altra origine universalmente venerati, il 25 dicembre è indicato come VIII kal. ian. natus Christus in Betleem Iudeae.
- In corrispondenza del 22 febbraio, VIII kal. mart. è menzionata la cattedra di San Pietro.
Nella lista dei consoli sono indicati i giorni di nascita e di morte di Cristo e le date di ingresso a Roma e di martirio dei santi Pietro e Paolo.
Una citazione significativa è:
(LA) « Chr. Caesare et Paulo sat. XIII. hoc. cons. Dns. ihs. XPC natus est VIII Kal. ian. d. ven. luna XV » | (IT) « durante il consolato di Cesare (Augusto) e Paolo, nostro signore Gesù Cristo nacque otto giorni prima delle calende di Gennaio [ovvero il 25 dicembre ] un venerdì, il quattordicesimo giorno della Luna » |
Queste indicazioni però sembrano scorrette e possono essere delle successive aggiunte al testo, per cui anche se la Depositio Martyrum è datata al 336 è probabile che questa indicazione debba essere datata al 354, anche se la presenza in un calendario ufficiale lascia supporre che siano esistite delle celebrazioni popolari precedenti.
Sul finire del IV secolo la festività passò a Milano e per poi diffondersi nelle altre diocesi del nord: Torino, Ravenna, ecc.
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