«Almeno una piccola pausa per pranzare il tuo capo dovrebbe concederla». Davide affettò del pane. «Ma che! Sono tutti uguali i datori di lavoro pensano solo ai loro interessi». A Davide, dispiaceva che la moglie lavorava tanto se avesse potuto, l’avrebbe tenuta a casa, ma non poteva permetterselo c’erano tante spese e il mutuo da pagare. «Hai una sigaretta?». Chiese l’uomo alla sua donna. «Guarda nella borsa».
Davide prese la borsa, ci frugò dentro, vi era un casino indescrivibile in quella piccola borsa. «…e questi a che ti servono?». Il marito mostrò alla moglie una scatola di preservativi. Lei rimase di sasso con il boccone in bocca che non riusciva a mandare giù. Il povero cristo si aspettava dalla consorte una risposta plausibile che avrebbe scacciato il cancro del sospetto che si stava espandendo dentro di lui a macchia d’olio. Tremava sulle gambe e sentiva caldo di colpo, pensò che forse il termo fossero troppo alti. Un pensiero diverso fatto per scacciare un sospetto atroce quello del tradimento. Tania, non rispondeva e lui non osava ripetere la stessa domanda buttò la scatola di profilattici sul tavolo. Finalmente trovò le sigarette ne accese una. Restarono in silenzio per alcuni minuti. Minuti interminabili che accrescevano la tensione. «Non sono miei. Forse lì avrà messi una mia collega per farmi uno scherzo». Non era questa la risposta che Davide si attendeva. Avrebbe voluto sentire dalla bocca di Tania qualcosa di più convincente. Deluso prese la giacca e uscì da casa.
Non aveva preso le chiavi della macchina poco male avrebbe camminato a piedi anche se una fitta pioggerellina veniva giù dal cielo. Al distributore automatico, prese un pacchetto di sigarette ne accese una. I preservativi non hanno un secondo fine, servono solo a una cosa. Questo pensava e la rabbia cresceva. Si alzò il bavero della giacca. Perché la sua collega avrebbe dovuto mettere una scatola nella sua borsa? Rimuginava. Non aveva senso, Tania poteva inventarne una migliore.
Entrò in
un cinema senza vedere che film stavano proiettando. Una volta in sala non ci volle volto a capire di che film si trattava una pellicola porno. C’erano poche persone disseminate qui e là. Si sedette nell’ultima fila in alto. Guardava il film, ma nelle mente si affollavano mille pensieri. Tutte le
“attrici”, avevano il volto di sua moglie. Non concesse nemmeno uno sguardo alla persona che si sedette al suo fianco.
«Sei qui per le fiche o per i cazzi?». Gli sussurrò lo sconosciuto all’orecchio con voce piena di libidine. Che domanda. Davide era etero amava le donne anche se, quando era militare l’era capitato di stare con un suo commilitone Maurizio un ragazzo di Foggia lo inculò sotto la doccia da allora mai più storie con uomini gli facevano schifo sessualmente. Malgrado i dubbi e le preoccupazioni quelle scene lo stavano eccitando. Immaginava che quella biondina sul letto con due uomini, fosse sua moglie questo suo pensiero lo arrapava molto. Lasciò fare. Sì, non si oppose alla mano del tizio che gli palpava la patta dei calzoni. «Devi avere un bel cazzo dal tatto mi sembra molto grosso». Non era dello stesso avviso Davide, per lui il suo cazzo era nella norma. Diciassette centimetri di lunghezza e dieci di diametro; a sua moglie piaceva tanto o per lo meno così gli aveva fatto credere in tanti anni di matrimonio. Smise di guardare il film per osservare la testa dell’uomo che andava su e giù, gliel’aveva tirato fuori e lo stava sbocchinando. Era bravo molto bravo più di Tania.
Per la prima volta si trovava a confrontare la moglie con un altro e la consorte ne usciva perdente. Se ne fregò dei presenti in sala urlò quando venne. «Annego!». Farfugliò il tizio ingoiando fino all’ultima goccia di sperma.
«Mmmm… molto gustosa è tra le migliori che ho bevuto». Ora Davide, sentiva solo il bisogno di andarsene quella presenza gli dava fastidio.
«Non merito qualcosa anch’io una piccola ricompensa?». Pensò che venti euro erano sufficienti un prezzo giusto per il pompino che gli aveva fatto. Ma si sbagliava, il tipo non voleva denaro. «Mi ferisci. A me basta che me lo stringi nella mano mentre ci baciamo in bocca». Una richiesta assurda pensò Davide. Baciare in bocca un uomo è disgustoso non ci riuscirò mai! Toccargli il cazzo non dovrebbe essere così sgradevole fingerò che sia il mio. Allungò la mano tra le gambe dell’uomo. Trovò subito il cazzo l’aveva fuori. Non era molto grosso al tatto sembrava piccolo ed era umido con ogni probabilità era già venuto non molto tempo prima. Lo strinse nella mano. «Dammi un bacio ti prego, un bacio solo vengo non appena mi metti la lingua in bocca». Sentirsi supplicare non gli era mai piaciuto gli dava fastidio vedere gli altri sottomessi. Che fare? Girò la testa verso l’uomo questi mise la mano sul viso di Davide e lo baciò in bocca. Devo fare finta che sia mia moglie si, mia moglie. Ripeteva dentro di sé. Ma le labbra ruvide la barba sotto pelle lo riportarono alla realtà. Non riuscì a staccarsi l’uomo lo teneva fermo con il braccio avvolto intorno al collo. Il respiro dello sconosciuto si faceva sempre più affannoso gli alitava in bocca. Un caldo umido gli intrise la mano era venuto. Si staccarono l’uomo in tutta fretta si dileguò. Davide aveva la mano intrisa di sperma se la pulì e uscì dal cinema. Pioveva più forte, ma lui se ne fregò lasciò che la pioggia lo inzuppasse.
Tornato a casa, la moglie dormiva, gli aveva lasciato la cena sul tavolo. Non mangiò, si tolse gli abiti zuppi di pioggia e si stese sul divano.
Il giorno dopo era sabato nessuno dei due doveva andare a lavorare. Davide fu svegliato dal rumore delle stoviglie che perveniva dalla cucina. In slip entrò in cucina. La moglie stava lavando i piatti e la moka bolliva sul fornello. Si guardarono senza dire una parola. Davide si lasciò cadere sulla seggiola.
«Ok, i preservativi che hai trovato sono miei li uso io». Parlò senza girarsi continuando a lavare i piatti.
«Chi è? Lo conosco?». Tania, chiuse l’acqua e si asciugò le mani vicino al grembiule che indossava. Si sedette di fronte al marito. «Non ho nessuno amante tu sei l’unico uomo che amo». Parlava con serenità e dava l’impressione di essere convinta di quello che affermava. «Allora quei cosi a che ti servono a fare i gavettoni? Si seria per favore». Tania sospirò. «A te le cose belle piacciono, l’auto nuova, il televisore ultrapiatto con lo schermo panoramico, la villeggiatura in Sardegna e tutte le comodità che uno possa desiderare. Non ti sei mai occupato del bilancio familiare hai lasciato a me l’onere con la scusa che sono commercialista. tutto quello che ti circonda costa, come costano le due auto in garage ci vogliono soldi e, con i nostri due stipendi non potevamo permetterci tutto questo». Tania fece una pausa Davide la fissava negli occhi. «Che stai cercando di dirmi». Davide si tolse gli occhiali e si passò la mano sulla fronte. ù«Arrotondo faccio quadrare i bilanci andando con uomini facoltosi». L’uomo l’aveva capito, ma voleva sentirselo dire da lei. «Fai la puttana?».
«Si, ma di lusso vado solo con chi ha i soldi una mia marchetta costa cara. Non ti ho mai tradito, non contano niente gli uomini con cui sono stata meno di zero».
«E… con quanti uomini sei stata?». Tania sorrise un sorriso spento. «All’inizio con tanti, ma ora ho un clientela fissa da me vengono sempre gli stessi. Se capita qualcuno fuori dal giro, me lo faccio e cerco di farlo entrare nel gruppo».
«Guadagni molto?».
«Tanto da farti smettere di lavorare se lo desideri. Io non posso, devo continuare il mio lavoro da commercialista serve da copertura. Che pensi di fare ora che sai la verità». Stettero in silenzio per alcuni minuti. «Potevi dirmelo stavo più attento alle spese non compravo un’auto così cara».
«Perché privarsi quando c’è una soluzione, la vita è solo una e va vissuta in pieno. Godiamoci quello che abbiamo senza rimorsi lo meritiamo».
«Oggi non hai degli extra?».
«Certo. Ho due clienti uno alle dieci e l’altro nel pomeriggio alle quindici».
«Che scusa avresti trovato per uscire?».
«Adesso non saprei le idee mi sono venute sempre al momento non ho mai programmato il pretesto per uscire».
«…e se non ti lasciassi andare?».
«Sei padrone di farlo, accetterei la tua decisione senza polemizzare con serenità è nel tuo diritto, ma se fossi in te ci penserei bene. Fa tu». Davide si guardò intorno. Sbuffò ripetutamente. «Quello che vorrei capire e se mi ami per davvero».
«Di questo puoi essere sicuro, diversamente ti avrei già lasciato; ho solo sbagliato nel mentirti, ma l’ho fatto per il bene di entrambi non volevo perderti». Era sincera: davvero amava Davide e gli altri uomini non contavano niente erano solo clienti persone che le davano del denaro che lei spendeva con il suo amato marito.
«Ancora un paio d’anni di questa vita e poi apriremo un’attività, ci metteremo in commercio. A te è sempre piaciuta una piccola trattoria la apriremo farai lo “chef”, sei contento?». Certo che era contento, Davide sognava di mettersi improprio. Una trattoria con pochi tavoli e cucina tipica: il massimo per lui.
Accettò che la moglie si prostituirsi non poteva fare diversamente, la bella vita gli piaceva. Mise due condizioni la prima era quella che una volta raggiunta la cifra che serviva per la trattoria, avrebbe smesso, e la seconda di andare insieme in un privè. Sì, voleva vederla con i propri occhi mentre scopava con altri. Tania disse di sì, non le costava niente; per una sera si sarebbe fatta chiavare gratis.
Scarpe rosso passione con tacchi a spillo da quindici centimetri. Autoreggenti neri con cucitura dietro dello stesso colore la gonna che le arrivava alle ginocchia e aveva un appariscente spacco nel centro. Camicetta argentata con paillette e uno scollo a V molto intrigante sotto perizoma e reggiseno a balconcino senza spalline di pizzo color fucsia. Capelli tirati e raccolti dietro la nuca da un fermaglio impreziosito di strass. Era pronta per il privè. Nella lussuosa Mercedes Benz, Tania era un po’ emozionata, tra non molto si sarebbe esibita davanti al marito. Nonostante i molti uomini avuti conservava ancora quel pudore che la rendeva più desiderabile. Una donna non è mai puttana totalmente, conserva sempre nel più profondo un minimo di candore. Arrivarono al privè. Durante il tragitto Davide le aveva messo la mano tra le cosce notando che la sua compagna era bagnata, odorò le dita che sapevano di femmina.
Quando la coppia scese dall’auto, Tania mise dei grossi occhiali da sole scuri.
«Lì dentro non ti serviranno». Disse il marito pigiando il tasto che chiuse la macchina, le frecce lampeggiarono quattro volte. Suonarono il campanello. La porta fu aperta da una magnifica ragazza bionda con addosso una minuscola minigonna, le gambe e tutto il resto era bellissimo da guardare. Entrarono. Diedero i documenti per la registrazione pagarono e ricevettero due tessere. Salirono la scala a chiocciola raggiunto il piano si ritrovarono nel bar discoteca. Si accomodarono su un divano. Si avvicinò la ragazza del bar per prendere le ordinazioni due Cuba libre per la coppietta in cerca d’emozioni. Nella sala, c’erano molte coppie e anche tanti single si guardavano intorno sorseggiando i drink. Tania tolse gli occhiali che poggiò sul tavolino assieme al bicchiere vuoto. Sul divano dirimpetto c’era un uomo spaparanzato e una donna inginocchio gli faceva un pompino. Nel mezzo della sala su un cubo una bellissima ragazza si denuda a tempo di musica. Tutto ciò avvolto da luci ammiccanti soffuse. I nostri amici si baciarono in bocca e con le mani cercavano i genitali altrui. Il cazzo di Davide era duro e la fica di Tania intrisa, zuppa, fradicia di umori. Ci ficcò due dita dentro. Tania, non poteva vedere quei due che si stavano avvicinando cautamente con passo felpato. Il primo si sedette sul divano di fianco alla donna il secondo si mise ai suoi piedi.
S’irrigidì quando sentii le mani addosso che la accarezzavano. Il marito sorrise contento. Quello seduto per terra le tolse il perizoma, la bella Tania oppose una fievole resistenza.
«Lascia fare». Disse Davide con voce rotta dall’emozione. L’altro palpava le tette e la baciava sul collo. I tre cazzi duri spuntarono dai calzoni come funghi lei stringeva nelle mani quello del marito e dell’altro mentre il terzo nel lappargli la fica si segava. Si alzarono e si diressero nella stanza vicina dove vi era in atto un’orgia. Un miscuglio di corpi nudi donne alle prese con diversi uomini contemporaneamente. Uno dei due maschi che accompagnavano la nostra coppia, fece mettere Tania curvata con il ventre poggiato sulla spalliera del divano dietro di lei si formò un coda di tanti maschi tutti con i cazzi dritti protetti da profilattici. A turno la infilzarono chi in vagina chi nell’ano. Davide guardava e rideva una risata isterica la sua. All’uomo si avvicinò una donna che glielo prese in bocca. La coda dietro Tania si faceva più lunga altri uomini si aggregavano a quelli in fila. Rimase allungo in quella posizione ricevendo tanti cazzi e piacere. Se avesse preso un tot a cazzo, si sarebbe fatta i soldi. Anche Davide si era dato da fare scopando con più donne. All’alba tornarono a casa contenti e soddisfatti.
N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.
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