Angela, era fatta bene aveva un bel corpicino. Capelli lunghi e mossi di color castano dello stesso colore gli occhi. Nasino regolare e labbra sottili un bel viso molto dolce che ispirava tenerezza. Il seno era da sballo, ampio e grosso: per averlo così molte donne ricorrono alla chirurgia plastica, il suo era naturale una quarta abbondante. L’unico neo, non era molto alta al contrario era un tantino bassina, ma stava bene così non se ne faceva un problema. Era sposata da cinque anni con Francesco e aveva un figlio che frequentava la scuola materna, era alla ricerca di un’occupazione.
Il tipo che aveva masturbato in macchina si chiamava Massimo era un bell’uomo, faceva il radiologo nell’ospedale cittadino.
Com’era arrivata a quell’incontro?
Tramite telefono.
Una mattina mentre sbrigava le faccende domestiche, ebbe una telefonata. Il tizio disse di chiamarsi Massimo e che voleva incontrarla per un caffè conosceva il suo nome. Angela chiese come aveva avuto il suo numero, lui rispose che era stata una sua amica a darglielo. La voce di Massimo era molto sensuale i modi gentili per niente volgari Angela, rispose che non andava a prendere il caffè con uno sconosciuto riattaccò. Massimo non si perse d’animo e tutte le mattine alla stessa ora la chiamava. La curiosità è femmina e alla fine Angela accettò d’incontrarlo. Fissarono un appuntamento per il giorno dopo alle 11,00. Quella mattina era tutto imbiancato durante la notte aveva nevicato. Lo vide nella sua FIAT Uno bianca rimase favorevolmente colpita era un gran bell’uomo. Andarono a prendere il caffè in un bar che costeggiava la statale. Lei chiese ancora di come mai conosceva il numero del suo telefono di casa. La sua risposta fu vaga e poco credibile. Dopo il caffè, fecero un giro si fermarono in una stradina di campagna qui Massimo la abbracciò e la baciò sul collo lei oppose una fievole resistenza. Le chiese se gli faceva un pompino lei rispose di no tirò fuori il cazzo, lei girò la testa verso il finestrino, lui, le prese la mano e se la portò sulla verga dura alla fine si baciarono in bocca e lo masturbò.
Quella sera mentre cenava con il marito e il figlio, squillò il telefono il cuore le batteva forte temeva che fosse Massimo andò nella sala dove vi era il telefono era proprio lui.
“Non devi chiamarmi a quest’ora sai che c’è mio marito”.
“Scusa, ti ho chiamata per dirti che domattina sono libero ho il turno di pomeriggio possiamo vederci”.
“No, basta meglio non vedersi più!”
“Solo domani dopo non ti darò più fastidio”.
“Devo riattaccare mio marito mi sta chiamando telefona domattina ciao”. Francesco chiese chi era. Angela rispose i soliti “sondaggi telefonici”. La bevve. Dopo cena fece lavare i dentini al figlio e lo portò al letto. Francesco, guardava la tv mentre lei rassettava la cucina. Aveva voglia una gran voglia di cazzo e ripensava a quello di Massimo. Non si era mai lamentata del cazzo di suo marito, ma adesso avrebbe voluto che l’avesse come quello dell’uomo che aveva incontrato al mattino. Francesco, la sapeva chiavare leccava la fica deliziosamente era un porcello uno che amava il sesso. Né da fidanzati né da sposati aveva preso l’iniziativa, ma ora era troppo arrapata per aspettare che fosse lui a dirle scopiamo. Gli andò vicino.
«Che cosa guardi?».
«Un documentario su l’orso polare».
«Andiamo in camera ti faccio vedere la foca monaca». Francesco sorrise. Angela gli tastò la patta dei calzoni. «Ehi! Come mai tutta sta libidine?».
«Dici sempre che non faccio mai il primo passo e ora che l’ho fatto, ti lamenti?».
«Non mi lamento mi fa piacere solo che non me la aspettavo tutto qui». Falso. In realtà gli uomini si sentono un po’ in difficoltà quando a volerlo è lei.
La mattina seguente, si svegliò carica come una molla pronta a spaccare il mondo. Aveva fatto l’amore con il marito raggiungendo più di un orgasmo. Si era fatta penetrare con un grosso cetriolo sentiva il bisogno di avere nella fica qualcosa di consistente il cazzo di Francesco era alquanto modesto lungo e sottile. Quando il consorte uscì per recarsi al lavoro, Angela di buona lena si mise a sbrigare le faccende domestiche. Canticchiava felice. Alle 9,00, arrivò puntuale la telefonata di Massimo.
“Buongiorno mia regina”.
“Esagerato”.
“Dove ci vediamo?”.
“Perché insisti ti ho detto basta. Non sei contento di quello che ti ho fatto?”.
“Mi offendi se pensi che sia il tipo che si accontenta di una sega”:
“Che cosa vuoi di più?”.
“Te, ti voglio tutta”.
“Sei duro. Facciamo così ti offro un caffè a casa mia, ma bada bene solo caffè ci stai?”.
“Certo vengo subito”.
“Sai dove abito vero? Sul citofono c’è scritto Valentini e Cortese vieni tra un’ora”. Riattaccarono. Doveva proprio aver perso la testa per invitarlo a casa, ma Massimo la intrigava inutile nasconderlo. Rassettò l’appartamento in un baleno poi fece la doccia. Mise il profumo che le aveva regalato suo marito e indossò l’abito rosso quello che piaceva tanto a Francesco. Mise anche le calze autoreggenti nere che aveva comprato sotto l’insistenza del suo sposo che però non indossò mai; le riteneva da donna matura lei aveva appena ventisette anni. Quanti anni aveva Massimo? A occhio più di quaranta, anche se li portava bene. Il suo del citofono le fece battere il cuore. Era lui. Gli disse il piano e aggiunse l’ascensore è guasto. Massimo, si fece quattro rampe di scale allegramente. Arrivò al piano con un po’ di fiatone. Angela era sulla porta. Si strinsero la mano lui tentò di baciarla, ma lei si tirò indietro sorridendo. Aveva un sacchetto bianco lei chiese cos’era. «Cornetti alla Nutella è ora di colazione». Lo fece entrare. Andarono in cucina, lei, si mise a preparare il caffè. Massimo da dietro le cinse i fianchi. «Stai buono siediti facciamo colazione». Di malavoglia l’uomo si sedette. «Sei sposato?». Domandò appoggiandosi al lavello.
«Sì, è ho anche un figlio piccolo».
«L’avevo intuito».
«Da cosa?».
«Dal seggiolino che hai in macchina».
«Tuo marito torna tardi?». Angela rise di gusto.
«Hai paura? Non temere prima delle 19,00 non è qui», continuò a ridere. Versò il caffè nelle tazzine e vi mise lo zucchero due cucchiaini per lui tre per lei. Mangiarono i cornetti ancora caldi. «Posso farti una domanda per soddisfare la mia vanità di uomo?».
«Dimmi».
«Ti piace il mio cazzo?».
«Sapevo che me l’avresti chiesto. Sei messo bene, nulla da eccepire... tua moglie sarà ben contenta credo».
«Aglia! Meglio non parlarne. La mia consorte da quando ha partorito si concede poco, una volta al mese se va bene». Era rammaricato visibilmente avvilito.
«a te con tuo marito come và?».
«Non posso lamentarmi è un brav’uomo lo facciamo spesso quasi tutte le sere; non ha un coso come il tuo, ma lo usa bene e gli voglio molto bene».
«E a me un po’ di bene mi vuoi?».
«Ahahaha… come corri!». Una risata fragorosa venne fuori dalla bocca di Angela.
«Sento di amarti».
«Non dire cazzate per arrivare ai tuoi scopi non servono so come va il mondo. Ci siamo appena conosciuti e tu da me vuoi una sola cosa si sincero con te stesso non usare parole a effetto». Ci fu un breve silenzio rotto da Massimo.
«Bevi?».
«Che cosa intendi non ho capito!».
«Semplice ingoi lo sperma?». Lei, lo fissò negli occhi erano seduti uno di fronte all’altra.
«No. Non ingoio il gusto dello sperma è tremendo, schifoso. Spunto e nonostante questo mi rimane il sapore in bocca per ore».
«Ti piace parlare mentre fai sesso? Tuo marito parla?».
«Mi piace ascoltare, mio marito parla».
«Che cosa ti dice?».
«Parolacce insulti».
«A te piace essere offesa?».
«Diciamo che non mi dispiace». Massimo, tirò fuori il cazzo, lei lo guardò e gli sembrò più grosso del giorno precedente. Dio se era bello. Si ergeva maestoso duro e del tutto scappellato.
«Avevamo detto solo un caffè».
«Non essere puerile sapevi che invitandomi a casa sarebbe successo». L’uomo si alzò, fece due passi in avanti e, si pose davanti a lei che rimase seduta. La cappella del cazzo non era distante dalla bocca di Angela che alzò lo sguardo e gli sorrise. «Che vuoi adesso?». Sapeva di aver fatto una domanda inutile, ma tenerlo sulla corda la divertiva. Massimo, avanzò ancora un po’ ora il glande toccava le labbra della donna che impugnò la verga alla radice.
«Promettimi di comportarti bene che nessuno saprà mai niente che non andrai a vantarti con i tuoi amici». Rispose di sì, che poteva stare tranquilla era un gentiluomo, una persona seria. Iniziò a leccarlo sapeva di buono, di maschio. Massimo pensava che non ci fosse nulla di più eccitante di farsi fare un pompino da una donna sposata con figli. Con quella stessa bocca con quella stessa lingua che glielo stava succhiando, la sera avrebbe baciato il marito e il figlio. Uhhh… che libidine mettere le corna. Il povero “cervo” a quell’ora stava lavorando ignaro e, magari pensava alla moglie alle prese con le faccende domestiche misero cornuto. Succhiava bene ci metteva passione non lo faceva tanto per farlo, ma con amore. Per vederla meglio, Massimo le raccolse i capelli dietro la nuca.
«Ohhh… se sei brava mi stai facendo impazzire». Quelle parole le fecero piacere per la prima volta stava facendo godere uno che non era suo marito. Non durò più di quattro minuti le venne in bocca lei continuò ad andare su e giù con la testa aspettava che venisse fuori l’ultima goccia. Sputò nel lavabo e si sciacquò la bocca. Che cosa sarebbe successo adesso? Lui da maschio egoista se ne sarebbe andato? Oppure avrebbe pensato a lei, a darle piacere. La risposta alle sue domande arrivò presto.
«Dammi il tempo di riprendermi, fumiamoci una sigaretta». Le disse e, si tolse giacca e camicia. Era a petto nudo il cazzo non perse l’erezione. Aveva un bel pettorale molto tonico asciutto. Fumarono senza dire una parola lei era in piedi appoggiata al frigo. «Ti va di spogliarti di farmi vedere come sei fatta?».
«Non son un gran che, mi vergogno»,
«andiamo a letto?».
«Preferisco restare qui». Non se la sentiva di farlo nel letto dove dormiva con il marito e giocava la domenica mattina con suo figlio che saltellava sul materasso. Finirono la sigaretta nello stesso istante. Lui, era molto più alto di lei si chinò e la baciò in bocca.
La sera preparò una bella cena con pietanze che piacevano a Francesco forse per farsi perdonare il tradimento.
Avevano scopato per più di due ore Massimo era un’amante instancabile leccava la fica divinamente. Ad Angela fece rabbia dover ammettere che era stato diverso più bello aveva goduto come non mai in vita sua. Il top lo raggiunse quando lui iniziò a insultarla. Sentirsi dare della troia, puttana, bagascia, bocchinara, zoccola, da uno sconosciuto aveva qualcosa di magico che la faceva fremere tutta. Lo fecero sul tavolo della cucina. Si lasciò andare totalmente senza inibizioni. A Massimo, piacquero tanto i seni di Angela si fece fare una “spagnola” con sborrata nel canale delle tette. Avrebbe voluto anche incularla, ma lei disse di no e lui non insistette più di tanto sapeva che con quel cazzo così grosso l’avrebbe solo fatta male.
Ora era lì seduta a tavola con il marito e il figlio e la mente altrove. Francesco si accorse che era diversa, strana, assente.
«Che cos’hai? E da quando sono tornato dal lavoro che non hai detto una parola problemi?».
«Sono stufa. I miei giorni sono tutti uguali non succede mai niente vorrei lavorare dare un senso alla mia vita. Dalle 8,00 alle 16,00, sono sola poi esce Lorenzo dalla scuola e aspettiamo te che torni a casa questo per cinque giorni a settimana, una vera rottura». Si alzò, tolse i piatti vuoti e prese la seconda portata pollo al forno con patate. «Vedrai prima o poi un lavoro a part-time lo trovi è questione di tempo. Dopo magari ti lamenti che lavori troppo».
Il bimbo aveva sonno lo accompagnò al letto. Quando tornò Francesco stava fumando. Sparecchiò. Accantonò i piatti nel lavello, li avrebbe lavati la mattina dopo. Sentiva la vagina più larga il cazzo di Massimo l’aveva dilatata. Il seno le doleva il suo amante, c’era stato appiccicato tanto tempo succhiandolo e strizzandolo. Si mise a preparare il caffè, il suo uomo guardava divertito un vecchio film con Lino Banfi e Edwige Fenech. C’erano scene di nudo femminile.
«La Fenech ha le tette come le tue».
«Lei ha tutto non solo le tette è una gran bella donna; a me se mi togli il seno dopo mi posso buttare a mare». Non le rispose il vittimismo non gli piaceva. «Come reagiresti se mi comportassi come quella del film mettendoti tante corna?». Francesco, fece due sorsi di caffè prima di rispondere.
«Ti lascerei perché penso di non meritarle».
«Voglio che mi fai il culo!».
«Non hai mai voluto».
«Non mi sentivo pronta ora lo sono».
Quella richiesta era dovuta alla gran voglia che aveva di fare sesso, ma temeva che facendolo in fica, lui si sarebbe accorto della differenza, che il suo cazzo ci sarebbe sguazzato in quella che ormai era una grotta e poi le bruciava. Francesco, voleva andare in camera lei disse che preferiva farlo sul tavolo. Forse in qualche modo voleva ancora rimanere legata a Massimo.
«Ipotizziamo che ti abbia tradito che sono stata con uno che aveva un cazzo enorme che mi ha chiavata per ore dandomi tanto piacere cosa faresti dimmi dai». Si denudarono velocemente. «Ti direi che sei una troia, una zozza, una vacca, una gran puttana come tua madre e che non meriti niente solo essere presa nel modo più selvaggio». La fece piegare sul tavolo lei allargò le chiappe. «Sì, sono una puttana una grandissima puttana e tu un cornuto». Francesco adagiò il glande al pertugio dell’ano. «Dai cervo cosa aspetti spaccami il culo!». Un colpo secco e fu tutto dentro di lei. Urlò. L’uomo, si teneva aggrappato ai capelli della moglie e la stantuffava energicamente.
«Stronza! Questo è quello che meriti nessuna pietà».
«Cornuto, becco, cervo impotente figlio di puttana!». Solo sesso, sesso e null’altro senza un minimo di sentimento nudo e crudo. Le venne dentro lei, gli chiese di pisciargli nelle viscere lo fece.
Angela, si sentiva pronta a nuove esperienze d’ora in poi non sarebbe stata più la stessa.
N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.
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