Giorgio direttore di banca, aveva un gran desiderio ed era quello di vedere la propria moglie scopata da altri, ma allo stesso tempo gli seccava passare per “cornuto”. Lorena la bella moglie trentenne, per amore era disposta a esaudire il desiderio del marito frenato come ho detto dal giudizio altrui. Doveva escogitare qualcosa per far si che il suo desiderio diventasse realtà. A Pavia, abitavano in una bella villetta fuori città lontana da occhi indiscreti non li conoscevano nessuno. Questo anonimato poteva rivelarsi utile per dare sfogo alle loro voglie.
Nell’attesa che gli venisse un’idea, Giorgio aveva comprato un grosso fallo di gomma con questo penetrava la moglie. Fece la conoscenza dei nuovi colleghi erano una decina in tutto tra uomini e donne. Gino, il cassiere, aveva ventiquattro anni anche lui come Giorgio si era trasferito da poco a Pavia, era di origini napoletane un bel ragazzo. Al direttore non sarebbe dispiaciuto far scopare la moglie da Gino doveva solo trovare il modo qualcosa che salvasse capre e cavoli nel rispetto della “privacy”.
Lorena, aveva trovato lavoro presso uno studio notarile faceva la segretaria al vecchio notaio Walter.
Walter, aveva sessant’anni era vedovo la sua unica figlia viveva a Roma faceva la “pornostar” suo padre custodiva gelosamente tutti i “film” della figlia. Li guardava a spezzoni tutte le sere prima di andare a letto. Di questa sua morbosa passione non si vergognava anzi ne andava fiero perché grazie a quei film, aveva scoperto di essere ancora valido sessualmente. Era stufo di masturbarsi voleva una donna con la quale confrontarsi per vedere se era ancora capace di far godere. Posò gli occhi su Lorena.
Walter, non aveva più l’età del corteggiatore si sentiva ridicolo in quelle vesti disse senza mezzi termini cosa voleva dalla sua segretaria. «Ad ogni modo non ci perderai niente per quello che farai, ti darò un cospicuo aumento sullo stipendio pensaci». A Lorena la proposta sembrò interessante non tanto per i soldi, ma perché forse avevano trovato la persona che cercavano lei e il marito. Raccontò tutto a Giorgio.
«No. Non mi va mi conosce non voglio passare per cornuto agli occhi del notaio non s’è ne fa niente».
«E come mi devo comportare che atteggiamento devo assumere davanti alle sue avance. Ci devo stare?».
«Fa quello che senti l’importante che lui è convinto che io sia allo scuro che mi stai cornificando spudoratamente per un aumento di stipendio».
«Devo passare per troia per un’arrivista. E questo che vuoi?».
«Sì, meglio troia che cornuto». Tutto ciò per salvare la faccia. Non gli fregava niente della reputazione di sua moglie pensava solo a se stesso. Lorena, era delusa amareggiata. Decise di starci con il notaio e di non dire niente al marito tradirlo senza ritegno come lui le aveva suggerito.
Tailleur grigio, giacca monopetto, gonna con spacco laterale, autoreggenti color carne, scarpe nere con tacco a spillo da dieci centimetri. Sotto la giacca solo il reggiseno privo di spalline a balconcino bianco, dello stesso colore il perizoma. Così si presentò in ufficio la bella Lorena era molto attraente. Il suo profumo inebriava le narici del notaio. «Che cosa hai deciso ci stai?». Le disse buttando l’occhio nella generosa scollatura. «Sì, ma voglio il doppio di quello che prendo ora». Walter era molto basso rispetto a Lorena, grassottello e quasi completamente calvo. Sotto il nasone spiccavano due baffi ingialliti dal fumo del sigaro. Anche ora che parlava con la donna aveva tra le labbra un grosso Avana. Accettò le condizioni di Lorena.
«Ti darò il doppio, ma tu dovrai essere disponibile al massimo senza preclusioni dovrai fare tutto quello che ti chiedo intesi?».
«Tranne che picchiarmi, potrai farmi di tutto». Per la prima volta diede del tu al suo capo. Sì, un capo, un boss mafioso sembrava Walter da com’era vestito e dal sigaro che aveva in bocca. Indossava giacca e pantaloni blu con righini di gesso bianchi. Camicia grigia con collo e polsini bianchi i calzoni erano sorretti da bretelle rosse dello stesso colore anche la cravatta. Si sedette dietro la scrivania sulla poltrona di pelle dall’imponente spalliera. Sembrava così piccolo su quel “trono” a stento i suoi piedi toccavano il pavimento. Lorena era di fronte all’uomo in piedi.
«Comincia a spogliarti lentamente senza fretta con calma. Fammi vedere se meriti l’aumento se sei troia abbastanza. Non fare quella faccia se ti chiamo “troia” tra un po’ ti dirò di peggio». In effetti, Lorena si era un po’ risentita nel sentirsi dare della troia. «Pensi di essere migliore rispetto a una che batte il marciapiede? Sei della stessa pasta una puttana». Lorena, si tolse la giacca era in gonna e reggiseno. Walter, abbassò la cerniera dei calzoni e tirò fuori il cazzo. Un cazzo non più lungo di dieci centimetri ma alquanto grosso. Se lo lisciava. La donna con molto mestiere levò anche la gonna era in due pezzi. «Sei fatta bene hai un bel corpo. Toglie il reggipetto senza scoprire il seno subito coprilo con le mani». Fece quello che le era stato detto.
«Brava! Ora piegati in avanti a novanta gradi e togli le mani dal petto». Esaudì anche questa richiesta. Il seno era prosperoso leggermente pendente vista la mole. L’uomo si masturbava e aveva la bava agli angoli della bocca. Quando fu nuda, si sedette sulla poltroncina e piegò le gambe poggiando i talloni sul bordo della poltrona avvolse le gambe con le braccia e mise il mento sulle ginocchia e fissava Walter come una bimba impaurita. L’uomo si alzò. Sgombrò la scrivania da tutte le scartoffie con una manata. Si avvicinò a Lorena e glielo mise in bocca. «Succhia zoccola succhia». Succhiò e leccò perbene quel cazzetto. «Ci sai fare stronza. Ora basta sdraiati sulla scrivania e allarga le cosce». Eseguiva gli ordini senza proferire parola. Si distese sulla scrivania, con i piedi su di essa e allargò le gambe. Le baraccia attorno al seno ostentavano un finto pudore. Walter, fissava la striscia sottile di pelo che rivestiva parzialmente il pube. La testa dell’uomo fu inghiottita dalle cosce della donna iniziò a leccargli la fica. La riluttanza di Lorena, durò pochi secondi poi la lingua sul clitoride e nel pertugio cominciava a piacergli si stava eccitando. Con la mano cercò il cazzo del suo amante lo trovò. Lo strinse forte. Solo suo marito fino a quel momento le aveva lappato la fregna. Walter, leccava bene ci metteva passione ficcò due dita nell’ano. A questo punto Lorena si sciolse come un ghiacciolo al sole.
Quando tornò a casa, Giorgio stava seduto sulla poltrona e guardava la tv. Lo salutò dandogli un bacio sulle labbra. «Com’è andata con il vecchio avete concluso?». Domandò facendo lo “zapping”con il telecomando. Fredda imperturbabile rispose al consorte. «Non abbiamo fatto niente gli ho detto che non mi andava che sono fedele al mio uomo. È stato comprensivo mi ha capita e lasciata stare».
«Che gentiluomo il vecchio davvero apprezzabile, ma non ci credo che si sia ritirato così dimmi la verità cosa avete fatto?».
«Ti ripeto niente te lo giuro sul bene che ti voglio». Che puttana come sapeva mentire bene. «Ok, ti credo. Forse ho trovato il modo di farti scopare da uno senza che passi per cornuto». Lo sei già cornuto penso Lorena tra se. «Che cosa hai pensato?».
«Ho pensato a uno che lavora con me Gino è un bel ragazzo di origini meridionali».
«Mi faresti chiavare da un “terrone”?».
«Che c’è di male il suo cazzo non sarà diverso da quello di un settentrionale».
«Per me niente sei tu che hai dei pregiudizi. Non ti da fastidio lavorare con uno che si è fatto tua moglie?».
«Il bello sta proprio qui. Lui non saprà che sei mia moglie. Lo faccio venire qua e ti presento come la donna di servizio quella che accudisce la casa in assenza della mia signora che sta ancora a Cuneo».
«Da quello che ho capito, dovrei fare la parte della domestica assetata di cazzo».
«Proprio così. Io dirò a Gino che sei una mezza “ninfomane”mai sazia di cazzo e che ti ho scopata diverse volte. Per rendere la cosa più interessante, dirò che sei sposata e che hai due figli piccoli».
«Come dovrà avvenire l’approccio?».
«Dovrai essere tu a prendere l’iniziativa. Noi ceneremo nella sala mentre tu in cucina da sola. Nel mezzo della cena, mando con una scusa Gino in cucina, a questo punto dovrai darti da fare seducendolo».
«Come una vera puttana senza dignità così mi vuoi?».
«Sì, sottomessa muta e rassegnata. Solo al pensiero ho sborrato nelle mutande». Era venuto per davvero andò in bagno a lavarsi. Se suo marito, la voleva puttana, lei era pronta ad accontentarlo. Già aveva dato bocca, culo e fica al notaio che era vecchio e brutto figuriamoci cosa sarebbe stata capace di fare con un ragazzo giocane e bello.
La farsa sarebbe andata in scena il giorno dopo alle 20,00. Giorgio pensò a tutto comprò un camice azzurrino abbastanza corto e scollato sotto la moglie non doveva indossare l’intimo. Le disse di preparare una cena a base di pesce e frutti di mare e comprare del buon vino bianco. La trattava già da serva. Avrebbe dovuto cambiare anche il nome da domani sera si sarebbe dovuta chiamare: “Moana” come la compianta pornostar, un nome che era tutto un programma.
Il giorno seguente.
Lorena lasciò l’ufficio del notaio alle 15,00. Si recò di corsa all’ipermercato per comprare del pesce. Prima di andar via il suo capo pretese un bocchino con ingoio glielo fece. Preso il pesce, andò a casa suo marito era in cucina stava facendo uno spuntino. Lo salutò come di solito con un casto bacio sulle labbra. «Che cosa stai mangiando ho una gran fame non ho messo niente in bocca da stamattina». Era vero. A parte lo sperma del notaio, non aveva messo altro nello stomaco era digiuna. Si fece due “sandwich” con sottilette e, prosciutto cotto.
Alle diciannove e trenta, era già tutto pronto doveva solo buttare la pasta l’avrebbe fatto quando arrivava l’ospite. Aveva preparato spaghetti allo scombro, branzini al cartoccio con vongole e cozze, insalata e come dolce un semifreddo alla nutella. Era molto provocante con quel camice addosso le si vedevano le tette e le belle cosce.
«Non sembro troppo sfacciata vestita così? Ho l’impressione di essere nuda».
«Stai bene rendi perfettamente l’idea della donna facile di una che non si fa problemi nel darla. Non hai messo l’intimo vero?».
«No. Ho fatto come mi hai detto tu. Vuoi vedere?».
«Meglio di no, già sono molto arrapato se me la fai vedere, vengo nelle braghe. Tu sei eccitata?».
«Abbastanza. Il ruolo della cameriera ninfomane, mi stuzzica mi affascina». Giorgio, aveva tolto tutte le foto della moglie dall’appartamento nascondendole nel cassetto del comò. L’ora si avvicinava i due erano tesi. Suonò il campanello Lorena lasciava il posto a Moana andò ad aprire la porta. Si trovò davanti un bel ragazzo dagli occhi molto espressivi. Gino, scrutò la donna dalla testa ai piedi rimase colpito dalla sua avvenenza. Moana, condusse l’ospite nella sala, dove vi era Giorgio che aspettava. La moglie si ritirò in cucina. «Che pezzo di fica la tua domestica è davvero bona».
«Bona e disponibile mi fa piacere che ti piace».
«Davvero è ninfomane come mi hai detto?».
«Non hai visto come veste? Fa di tutto per attirare le attenzioni dei maschi è troia fidati. Te la faresti?».
«E me lo chiedi? Certo che me la farei sei sicuro che ci sta?».
«Al cento per cento stai tranquillo. Fa quello che ti dico e vedrai che oltre alla cena ti farai una bella chiavata».
«Speriamo. Mi è venuto duro solo a guardarla». Anche Giorgio era eccitato si toccava di continuo il cazzo duro. Presero l’aperitivo e si sedettero a tavola. Tute le volte che “Moana”, portava qualcosa a tavola, Giorgio le toccava il culo facendo in modo che Gino notasse il gesto. Ci provò anche l’ospite le mise la mano sotto il camice e rimase di sasso nell’accorgersi che non aveva le mutandine. «Ha un culo sodo e non porta gli slip». Disse esagitato al suo superiore. «E’proprio una gran puttana». Sentenziò Giorgio. Moana (alias), Lorena. Si era arrapata di brutto nel sentire la mano di Gino che frugava sotto il camice. Sentiva la necessità di spararsi un ditalino. Si sedette sui bordi della seggiola, con la nuca appoggiata sulla spalliera, distese le gambe e le allargò, aprii il camice, iniziò a sfregarsi il clitoride. Le arrivavano le voci e le risate dei due. Intensificò il movimento della mano sfregava velocemente l’orgasmo era prossimo si fermò di botto. Con due cazzi che erano di là, non le sembrava giusto godere in quel modo chiuse il camice. Portò in tavola i branzini avvolti nella carta stagnola. Non si accorse di avere la tetta destra fuori dal camice. Gino, avvampò nel vedere la mammella esposta spudoratamente. Pensò che l’avesse fatto di proposito anche Giorgio pensò la stessa cosa. Quando Moana se ne accorse, arrossii e la rimise dentro velocemente. Tornò in cucina. «Che cosa aspetti va da lei non hai visto come si è presentata?». Disse Giorgio al collega. «Vieni anche tu ce la scopiamo in due». Ribadii Gino. «Per adesso vai da solo io arrivo dopo». Gino si alzò e si diresse in cucina. Moana stava spalmando la maionese sul pesce. «Proprio quella cercavo la maionese». Le disse visibilmente emozionato. «Ed io, non vedevo l’ora che uno di voi due venisse a farmi compagnia. Sei sicuro di non volere altro?».
Non ci fu bisogno di andare oltre con le parole si baciarono in bocca. Quando Giorgio entrò in cucina, sua moglie e Gino erano nudi. La consorte seduta sulla sedia succhiava il cazzo del cassiere. «Brava la puttana non hai perso tempo con il mio amico ti sei data subito da fare eh! Zoccola». Giorgio si spogliò in fretta il cazzo e le palle gli dolevano dalla voglia. La moglie, continuava a ciucciare mentre Gino le strizzava le tette. Il cornuto previdente si accovacciò tra le cosce della moglie. Dalla fica fuoriuscivano umori a zampilli. Prese il clitoride tra le labbra e iniziò a succhiarlo come fosse un mollusco. Moana gemeva con il cazzo in bocca anche Gino frignava. Le fecero alzare e la misero in mezzo. Giorgio davanti e Gino dietro.
«Mettiglielo nel culo!». Ordinò Giorgio al suo amico che non si fece pregare. Glielo schiaffò nell’ano con un colpo secco. «Bocchinara, vacca, grandissima troia ti piace il cazzo nel culo eh? Dimmi che ti piace stronza urla!».
«Sì… sì… mi piace più forte… più forte fammi male sfondami». Gino la stantuffava con energia e si teneva aggrappato con le mani alle tette della donna. «Piegati in avanti e succhiami il cazzo bagascia». Prima di fare quello che le aveva ordinato il marito, lo morse sulle labbra. «Stronza mi hai fatto male prendilo in bocca». Non appena lo prese Giorgio fiottò in gola. Schizzò tanta sborra densa e calda le riempii la cavità orale. Sfilò il cazzo dalla bocca della moglie era intriso di saliva e sperma. Non si afflosciò rimase duro. Moana ingoiò fino all’ultima goccia. La donna, raggiunse l’orgasmo assieme a Gino che schizzò il suo piacere nelle viscere della femmina in calore. I tre, non erano per niente sazi andarono in camera, si distesero sul letto, Gino supino con la donna su di lui che si conficcò il cazzo nella fica, il consorte glielo mise nell’ano due cazzi contemporaneamente era il massimo per lei. Non aveva mai provato delle sensazioni così intense. Andarono avanti fino a tarda notte raggiungendo tanti orgasmi. Quando i due uomini non avevano più sperma, portarono la donna in bagno, la fecero sdraiare nella vasca e le pisciarono addosso.
Quel liquido giallognolo battezzò Lorena dandogli il benvenuto nel mondo delle troie.
Anna - Napoli
N.B. La posta della rubrica " Sotto Voce " viene pubblicata integralmente, senza correzioni ne tagli, cestinando solo le storie ritenute troppo forti o di contenuto volgare.
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