Gad Lerner ne discute spesso e volentieri a
L'Infedele: il
corpo delle donne , l'uso mediatico che se ne fa e le responsabilità della politica sono temi cari al giornalista di La7 e non solo a lui, come ha dimostrato il docufilm
Videocracy. Ora anche la deputata del Pd
Giovanna Melandri mostra un nervo scoperto sulla questione.
In commissione di Vigilanza Rai, la Melandri ha infatti ottenuto l'istituzione di un osservatorio sulla rappresentazione femminile nel servizio pubblico radiotelevisivo. L'emendamento approvato dal Parlamento si propone di «superare stucchevoli stereotipi che ormai ingolfano i media italiani». Insomma, quale sia poi l'efficacia di un simile istituto sarà da verificarsi sul campo. Certo è che il messaggio è chiaro: basta con microgonne, scollature profonde come canyon, seni strizzati e ammiccamenti fuori luogo.
Si chiede un giro di vite, insomma, in un momento in cui in tv il trash dilaga più che mai. E non si tratta solo di programmi al limite dell'indecenza estetica, come La pupa e il secchione. Ormai anche le telegiornaliste - una su tutte, Monica Setta - si sentono "in dovere" di concedere allo sguardo maschile il belvedere di un decollété prosperoso mostrato generosamente. O, nel caso di collaudate opinioniste come la Parietti, di uno stacco di coscia chilometrico.
Non parliamo poi delle presentatrici: da Simona Ventura ad Antonella Clerici, passando per Mara Venier, Barbara D'Urso ed Emanuela Folliero, il davanzale va esibito quasi per dovere contrattuale. Persino la più sobria - in tutti i sensi - Daria Bignardi ci aveva abituati alla camicetta sbottonata. «Una citazione», aveva spiegato la conduttrice de Le invasioni barbariche.
Sarà. Perfino Luxuria - ormai donna a tutti gli effetti - propone l'accavallo di sbieco, con la gonna che sale oltre i livelli di guardia. E non c'è età che induca a più miti consigli questo sfrenato esibizionismo femminile. Anzi, dai quarant'anni in poi si mostra la mercanzia con maggior ardire, rischiando col sorriso sulle labbra l'effetto hot. Un ritorno, questo, ai peggiori anni Settanta-inizio anni Ottanta, quando le tv private irrompevano nell'etere con tutta l'aggressività e la volgarità di chi doveva farsi spazio. Basterà la crociata della Melandri a "ripulire" il piccolo schermo?