''La tecnologia ci ha colonizzati, siamo rimasti tutti liquidi e bambini. E' scomparsa l'infanzia ed e' nata una categoria unica, che va dai ragazzini ai 30-40 ma anche cinquantenni'': e' questa la riflessione della psicologa Maria Beatrice Toro nel saggio 'Tecnoliquidita'' scritto a quattro mani con Tonino Cantelmi, uno dei primi psicoterapeuti a essersi occupato di dipendenza da Internet e inventore del termine tecnoliquidita', che sara' presentato a Roma.
''Siamo stati livellati soprattutto grazie alla parte ludica della tecnologia, i videogame, le console e i giochi su Facebook, che ci danno un'immediata gratificazione, come il cibo'', aggiunge all'ANSA la psicologa, che in un precedente libro aveva parlato proprio dell'adultescenza, e che spiega il concetto di 'tecnoliquidita'' che da' il titolo al saggio edito dalle Edizioni San Paolo: ''Nella societa' liquida, quella senza certezze, per attrezzarsi a vivere l'uomo precario ha bisogno di essere sempre aggiornato e con il digitale riesce a gestire tante cose anche a distanza. Con la tecnologia si possono archiviare nel nostro cervello relazioni, emozioni, foto, vissuto. Tutto viene conservato in una 'cloud' personale in cui ci adattiamo''.
''La tecnologia ha provocato un salto evolutivo esattamente come ha fatto la scrittura tremila anni fa - aggiunge Maria Beatrice Toro -. Ci ha modificato la memoria, il nostro cervello ha perso alcune connessioni. Alcuni circuiti sono andati persi e altri se ne sono sviluppati, piu' legati alla percezione. Insomma, il cervello non e' cambiato anatomicamente, ma il suo funzionamento si'. E' un cervello nuovo. E i protagonisti di questo passaggio epocale, dotati di un 'cervello nuovo', sono proprio i bambini e gli adolescenti di oggi''.