Dobbiamo pensare che la pelle non è un ‘rivestimento’ ma un organo di scambio e comunicazione, quello che applichiamo si interfaccia con l’interno, non a caso esistono farmaci ‘topici’ e vie di somministrazione di molecole che passano per la pelle. Abbiamo verificato l’interesse delle aziende che si rivolgono a noi per consulenze mirate a diminuire il contenuto di sostanze non EcoDermoCompatibili nei loro prodotti, a loro volta sollecitate anche da una clientela consapevole e sempre più informata l’obiettivo è evitare che i residui di 5-9 milioni di chili di creme e lozioni impattino sul nostro delicato ecosistema”.
La psoriasi colpisce circa 2 milioni e mezzo di italiani nelle sue varie forme. “Abbiamo calcolato che in un solo anno un paziente psoriasico applica circa 9 chili di prodotti cosmetici per alleviare i sintomi delle lesioni dei casi severi, e quasi 5 kg nei casi lievi e moderati, mentre un soggetto sano ne usa in media 1500-1800 grammi”. Lo rivela Adele Sparavigna, responsabile del disciplinare valutativo di Skineco, in occasione del primo corso ‘InFormati con Skineco’, che si tiene a Roma.
Il calcolo è stato eseguito da Skineco attraverso l’Istituto di ricerche cliniche Derming considerando una applicazione di prodotto due volte al giorno nelle zone colpite dalla malattia. “Si tratta di oltre 90 chili di prodotti in dieci anni, su una pelle delicata, sofferente, altamente reattiva agli stimoli interni ed esterni” continua Sparavigna.
“E’ evidente come i prodotti usati in concomitanza con patologie cutanee o pelli problematiche debbano essere il più possibile in equilibrio con il sistema che le accoglie e contenere materie prime EcoDermoCompatibili”, prosegue Pucci Romano, presidente Skineco. “In dermatologia si sta affermando la ‘terapia cosmetica integrata’ un approccio che unisce l’uso di farmaci a prodotti che non hanno una funzione curativa ma che migliorano il benessere, il comfort, l’aspetto e la qualità della vita”.
Insomma, il concetto è usare prodotti il più possibile ecologici, ipoallergenici e dermatologicamente testati che possono contenere basse quantità di molecole non ammesse nei disciplinari più severi purché in quantità minime e quindi figurare nella parte più bassa dell’Inci, la lista degli ingredienti di un prodotto (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). Chi ha una problematica cutanea dovrebbe dunque evitare tutte quelle sostanze che derivano dalla raffinazione del petrolio come petrolati, paraffina liquida, vaselina, dimeticone e siliconi in genere a cui si aggiungono le ‘nanoparticelle’ che suscitano non pochi dubbi sui loro effetti a lungo termine.
Eppure “ancora pochi dei trattamenti umettanti e idratanti consigliati rispondono ai requisiti dell’EcoDermoCompatibilità. Dobbiamo pensare che la pelle non è un ‘rivestimento’ ma un organo di scambio e comunicazione, quello che applichiamo si interfaccia con l’interno, non a caso esistono farmaci ‘topici’ e vie di somministrazione di molecole che passano per la pelle. Abbiamo verificato l’interesse delle aziende che si rivolgono a noi per consulenze mirate a diminuire il contenuto di sostanze non EcoDermoCompatibili nei loro prodotti, a loro volta sollecitate anche da una clientela consapevole e sempre più informata l’obiettivo è evitare che i residui di 5-9 milioni di chili di creme e lozioni impattino sul nostro delicato ecosistema”.
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