Allarme Yaba: anche in Italia è arrivata la “droga della pazzia” - Italia, allarme miopia: “Poco gioco all’esterno, troppo pc e tablet” - La crisi? Fa male (anche) alla salute. Si mangia peggio - Un suicidio ogni 40 secondi. Con la crisi ci si ammazza di più.
Sbarca anche in Italia la Yaba, conosciuta anche come "droga della pazzia". Lo conferma un’operazione dei carabinieri di Roma che ha portato all’arresto di nove pusher e al sequestro di quasi 2 chili di droga, tra cui un centinaio di pasticche di “Yaba” ed ecstasy. Le “Yaba” sono pasticche rosa simili all'ectasy e producono effetti paragonabili a quelli del crack. In Oriente, sono già il flagello dei giovani e da qualche anno sono sbarcate anche in Europa. Chiamata anche “shobu” in Giappone, “batu” nelle Filippine e “bingdu” in Cina, il concentrato dimetanfetamina è in grado di caricare di energia fisica per ore chi la usa. La pillola thai facilita la produzione cerebrale di dopamina, una sostanza che provoca un intenso senso di piacere e di benessere. Ma la “particolarità” di questa droga è il comportamento violento che il consumatore assume. Allucinazioni, autolesionismo fino ad arrivare a irreparabili disturbi psichici.
Le difficoltà nel dormire sono state collegate a un più alto tasso di rapidità nella riduzione delle dimensioni del cervello, in un nuovo studio pubblicato su Neurology – la rivista medica dell’American Academy of Neurology (AAN). Il cervello, proprio grazie al sonno, si ripristina e ripara durante le ore di riposo notturne. E’ pertanto chiaro che se non dormo, questo non può avvenire – la stessa cosa vale se dormo troppo poco o male. Se capita sporadicamente, come può essere per ognuno, niente di male, ma se la cosa si ripete nel tempo, ecco che possono insorgere problemi di salute cerebrale. I risultati dello studio hanno rivelato che le difficoltà nel sonno sono collegate con una più rapida diminuzione del volume cerebrale in diverse regioni del cervello, incluse le aree frontali, temporali e parietali. I risultati, infine, sono stati più pronunciati nelle persone con oltre 60 anni di età. "Non è ancora noto se la scarsa qualità del sonno sia una causa o una conseguenza dei cambiamenti nella struttura del cervello – spiegano i ricercatori – Ci sono trattamenti efficaci per i problemi di sonno, quindi la ricerca futura deve verificare se un miglioramento della qualità del sonno delle persone potrebbe rallentare il tasso di perdita di volume cerebrale. Se questo è il caso, migliorando le abitudini del sonno delle persone potrebbe essere un modo rilevante per migliorare la salute del cervello".
Quello lanciato dagli esperti è un vero e proprio monito: i giovani affetti da miopia sono in aumento anche nel nostro paese. Sono praticamente raddoppiati: 40 anni fa erano il 13 per cento e oggi sono il 25 per cento della popolazione, quindi 15 milioni di persone. La causa è da ricercare in uno stile di vita definibile “artificiale”, cioè sempre più al chiuso e dunque con meno tempo passato alla luce naturale. Questo perché, dimostrano gli studi, i bambini che trascorrono il tempo libero all’aperto sono meno propensi alla miopia rispetto a quelli che giocano tra le mura domestiche. Ma a contribuire sono anche il maggior numero di ore passate sui libri, l’esposizione alla luce blu emessa da tablet e smartphone e il cattivo uso, cioè troppo prolungato, che i giovani fanno di tv e computer. È vero che la miopia è legata a fattori genetici ma hanno molta incidenza anche quelli ambientali: la visione da vicino e la lettura, l’urbanizzazione, il poco tempo all’esterno. Un consiglio di base? Adattare alle moderne tecnologie i consigli che venivano dispensati per la televisione: non attaccare gli occhi allo schermo, non trascorrerci ore davanti e fare una pausa ogni 40-50 minuti. Ma importante è anche preferire, quando possibile, i giochi al parco.
La dieta mediterranea è in crisi, colpa della recessione. E così la crisi economica, alla fin dei conti, fa male (anche) alla salute dei nostri figli. I dati parlano chiaro: sta crescendo l'obesità anche in paesi che, come l'Italia, sembravano immuni. La documentazione degli effetti collaterali della crisi a tavola arriva da una ricerca, pubblicata sul British Medical Journal: quanto più è elevato il reddito e il livello di istruzione delle persone tanto più viene seguita la dieta mediterranea. Un secondo studio, in pubblicazione su Nutrition, metabolism and cardiovascular diseases conferma: a partire dal 2007 hanno dovuto rinunciare, per ragioni economiche, agli alimenti più sani soprattutto gli anziani, i meno abbienti e coloro che vivono nelle zone urbane.
Per l’Organizzazione mondiale della sanità è una tragedia che si può evitare. Ogni anno muoiono per suicidio 800mila persone. Il dato è mondiale con una media di uno ogni 40 secondi. E l’Italia non è esente: sono quattromila quelli che, ogni anno, decidono di farla finita. Le ragioni sono varie, ma c’è una certezza in più: i casi di suicidio sono aumentati con la crisi economica. Nel 2006 e 2007 i casi erano 3.600 all’anno, ora sono quattromila, con un aumento del 12 per cento e, in modo particolare, tra i maschi di età compresa tra i 25 e 64 anni. La crisi, spiegano gli esperti, non ha un rapporto di causalità diretto, ma contribuisce notevolmente, e questo lo si è visto in tutta Europa. Sconfitta e umiliazione sono elementi che acuiscono una vulnerabilità preesistente.
I metodi per togliersi la vita, secondo l’Oms, sono avvelenamento, impiccagione e armi da fuoco, mentre l'incidenza dei suicidi è più alta nella fascia di età over 70 e in alcuni paesi le incidenze più alte si registrano invece tra i giovani. Globalmente, avverte l'Oms, il suicidio è la seconda principale causa di morte nella fascia di età 15-29 anni. E il suicidio si può prevenire. Ci sono varie misure che possono essere adottate, come la riduzione dell'accesso agli strumenti di morte come le armi, una corretta comunicazione sui media, il trattamento precoce delle persone con disagio mentale. Ciò che serve è strategia di prevenzione degli Stati, considerando, sottolinea l'Oms, che il suicidio è un serio problema di salute pubblica, tuttavia prevenibile con interventi spesso a basso costo.
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