Un antico tabù, la zooerastia. Raccontata in mitologia (Leda e il cigno, Giove seduttore nelle sembianze di toro), largamente rappresentata in pornografia, descritta nella letteratura popolare come abitudine dei pastori costretti all'isolamento durante la transumanza, assume i contorni della malattia quando diventa una dipendenza. Con inquietanti risvolti sociali.
La zooerastia è la pratica di avere rapporti sessuali con animali, in genere domestici, quali cani, gatti, maiali, cavalli, pecore. Un fenomeno difficile da monitorare, ma che persiste, e non solo in forma teorica nei testi di psicopatologia sessuale. Così come altre perversioni, quali la necrofilia o la coprofilia, la zooerastia può coinvolgere individui dalla vita ordinaria, affetti dal disturbo sessuale che li induce a mettere in pratica la fantasia di accoppiarsi con un essere non consenziente ma sottomesso, come l'animale. In questo caso si tratta di zoofilia sadica, quando l'eccitamento sessuale si fissa sull'animale tanto da raggiungere l'orgasmo solo in presenza di quello, nella realtà o nell'immaginazione.
Ma cosa accade nella mente di chi pratica la zooerastia?
“Alcune dinamiche sottese alla zoofilia possono essere la volontà di superare ogni limite e di porsi in una dimensione dove tutto è possibile – afferma il prof. Carlo Rosso, psichiatra e docente di psicopatologia sessuale all'università di Torino - oppure inserirsi in uno scenario sadomasochistico in cui l’atto di avere un rapporto sessuale con un animale è percepito come degradante e umiliante, e pertanto eccitante. In questi casi è di solito un master che “impone” al suo slave tale pratica masochistica. E' possibile riscontrare pratiche zoofile in quelle persone, spesso donne, che non sono in grado di operare una corretta distinzione tra ambito affettivo e sessuale. Oppure possono essere il riflesso di un eccessivo bisogno di sessualità che può rivolgersi in modo indifferenziato verso uomini, donne e anche animali. Insomma le strade che possono condurre alla messa in atto del comportamento deviante zoofilo sono diverse. Bisogna però ricordare che per effettuare la diagnosi di zoofilia è necessario che questa preferenza sessuale sia preferita, anche se non esclusiva, e costante nel tempo: almeno per sei mesi.”
Il bisogno della relazione con le altre specie non va sempre interpretato nel segno della sostituzione: esiste una zoofilia positiva, che si concretizza nel rapporto intimo, ma non sessuale, che talvolta il padrone coltiva con un animale domestico, senza tuttavia viverlo come un surrogato di essere umano.
“Le persone che affrontano la relazione con un pet in modo sostitutivo, cadendo in antropomorfismi penosi soprattutto per gli animali, in realtà hanno un forte bisogno di ritrovare qualcosa di molto antico e radicato nella nostra specie. D'altro canto la relazione con un cane o un gatto costringe l'essere umano a uscire dalle forzature proiettive, perché lui in qualche modo ti fa capire d'essere portatore di una diversa prospettiva sul mondo. Si tratta di una relazione tutt'altro che patologica e che al contrario rafforza l'empatia della persona, fortificando disposizione che poi trovano fertile applicazione anche nei confronti del prossimo umano.” dichiara Roberto Marchesini, direttore della Scuola di interazione uomo-animale.
In alcuni casi la zooerastia si può associare a cause organiche, come disturbi cerebro vascolari. Ma più frequentemente è la cristallizzazione di un atteggiamento nomotetico, che induce a creare regole proprie: un senso di onnipotenza che in rari casi può stimolare il soggetto a desiderare di coinvolgere altre persone nella sua pratica perversa. Quando invece la zooerastia viene vissuta come dipendenza, generando angoscia e senso di colpa dopo l'atto, difficilmente chi ne soffre ha il desiderio di condividere l'esperienza con altre persone, e ancora meno di confessare il suo disagio. Ecco perché si arriva al trattamento, farmacologico o psicoterapeutico, solo a seguito di denunce gravi da parte di terzi, mai per scelta del paziente.
“La zoofilia è una patologia della libertà: chi la pratica si vede costretto a compiere gesti estremi per diminuire l'ansia. Nella terapia verbale l'obiettivo è portare alla consapevolezza, con discrezione e cautela, ciò che è sconosciuto al paziente, per il quale l'inaccessibile diventa sempre più vicino.- dichiara il dott. Enzo Spatuzzi, segretario dell'associazione italiani psichiatri - Si compie un percorso a ritroso per tornare alle origini, quando l'inibizione, che consente di vivere con gli altri, era presente. Il farmaco viene invece prescritto solo se il comportamento del paziente è figlio di una psicosi.”
Difatti il soggetto, nei casi più estremi, potrebbe diventare pericoloso per la società: “Le dinamiche sottese a questa perversione che hanno come esito la preferenza per il sesso impersonale sono un generico fattore di rischio per la messa in atto life time di crimini sessuali.” aggiunge Rosso.
Oltre allo squilibrio mentale, la zoofilia può recare problemi igienico-sanitari. “La letteratura scientifica veterinaria non attesta casi di trasmissione di malattie per via sessuale. I rischi sanitari sono riconducibili a quelli esistenti in caso di stretto contatto con l’animale.” dichiara il dott. Marco Mielosi, vice presidente associazione medici veterinari italiani. Quindi maggiore rischio di contrarre le cosiddette zoonosi, malattie trasmissibili da animale a uomo, quali scabbia, salmonellosi, staffilococco aureo. Oltre al pericolo, soprattutto per le donne, di riportare lacerazioni della vagina e degli organi interni.
Come segnalano molte associazioni animaliste, il fenomeno della zoofilia è molto diffuso. Secondo quanto riferisce l’Aidaa (Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente) infatti, sono numerose le persone pronte ad offrirsi per fare sesso con gli animali oppure disposte a prestare a pagamento il proprio animale per incontri sessuali.
Tra le ultime novità anche l’elevata percentuale di prostitute che si rendono disponibili a farlo con gli animali. La richiesta di incontri di sesso con le specie più diverse è altissima e ancora più significativa è la grande quantità di siti pornografici che offrono la possibilità di scaricare a pagamento o gratuitamente filmati. Tra questi parecchi riportano annunci di offerta o richiesta di appuntamenti sessuali e, addirittura, molte volte riportano links che collegano direttamente gli utenti ad immagini di pedopornografia accessibili anche ai bambini senza nessun filtro.
Per quanto riguarda l’aspetto normativo, purtroppo, bisogna sottolineare che questa aberrante pratica, che in Italia smuove un giro d’affari che si aggira sui venti milioni di euro l’anno, non viene ancora considerata un reato sanzionabile.
Lorenzo Croce, direttore dell’Aidaa, da tempo si batte affinchè la zoofilia sia circoscritta e fermata.
L’esiguo numero di condanne connesse a tale fenomeno e segnalate nel nostro Paese configurano la fattispecie di maltrattamento di animali o atti osceni in luogo pubblico
E’ il caso della prima sentenza del genere, risalente allo scorso anno, in cui Christian Galeotti, ex proprietario di un allevamento di cani a San Genesio, vicino Bolzano, venne condannato per zoopornografia.
Le indagini del caso partirono dopo la segnalazione di alcune ragazze del posto, alle quali era stato proposto di partecipare a film porno insieme ad alcuni cani.
Le autorità, nel corso di un controllo, oltre a constatare le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui vivevano gli animali ospitati nell’allevamento, rinvennero nove cortometraggi porno con protagonista un attrice inglese ed alcuni cani.
Il gup di Bolzano condannò Galeotti a due anni di reclusione, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali della Lav, oltre agli ingenti costi di mantenimento, custodia, cura e riabilitazione dei cani di cui l’associazione aveva ottenuto l’affidamento, pari a 39mila euro.
Ilaria Innocenti, responsabile nazionale LAV settore Cani e gatti, in quell’occasione dichiarò:
“Si tratta di una sentenza molto importante e innovativa che riconosce anche, a ragione, come l’impiego di animali nella pornografia li costringa a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, configurando un reato ai sensi dell’articolo 544-ter del codice penale, ovvero maltrattamento di animali. Siamo soddisfatti anche per l’entità della pena accessoria inflitta all’allevatore, ovvero la massima prevista dall’articolo 544-sexies del Codice penale: per tre anni non potrà esercitare attività di trasporto, commercio o allevamento di animali.
Molto simile il commento di Ciro Troiano, responsabile Osservatorio Zoomafia LAV:
“Il fenomeno della zooerastia è tanto diffuso quanto sconosciuto. Per la prima volta un Tribunale ha analizzato lo sfruttamento sessuale degli animali, aprendo uno squarcio su un traffico squallido e oscuro. Esiste un preoccupante mercato di materiali fotografici e video molto diffuso, finora scarsamente contrastato: è ora che si avvii una seria indagine nazionale sul fenomeno.”
Di tutt’altro tenore la situazione normativa, al riguardo, in altri paesi europei.
Recentemente il Parlamento olandese all’unanimità ha dichiarato illegale il sesso con gli animali, anche quando questo avvenga in privato e, vietando, inoltre, la riproduzione e la diffusione di materiale pornografico con animali. Una legge che è stata ampiamente criticata ma che nonostante ciò, rappresenta l’unico caso in Europa.
Solo i Paesi Bassi, infatti, hanno vietato legalmente questa attività che sembra, al contrario, essere praticata legittimamente in paesi considerati campioni di civiltà come la Germania, la Svizzera, la Danimarca e la Spagna.
Proprio quest’ultima, insieme alla Svezia, si distingue dagli altri stati dell’Unione per sostenere persino la produzione e la distribuzione di materiale pornografico con animali.
A tal proposito, Paunero Ignacio, presidente di El Rifugio, una delle associazioni di difesa e protezione degli animali più importanti della Spagna, ha dichiarato che non è mai stato sollevato il caso ma sarebbe ora di occuparsene, visto che si tratta di una deriva veramente scandalosa.
Henry Gimbernat, professore di diritto penale all’Università Complutense di Madrid, ha controbattuto dicendo che sarebbe sciocco affrontare la questione, visto che “il diritto penale si pronuncia chiaramente su ciò che costituisce reato a sfondo sessuale, nei rapporti con i minori, con i disabili ma non si esprime assolutamente nei confronti degli animali, perché questi ultimi non hanno diritti; perciò chi pratica sesso con gli animali non è punibile, poiché non esiste una vittima. Si tratta semplicemente di una questione morale e la legge non tutela la moralità“. Non esistendo una vittima giuridica non esiste un reato e dunque un cittadino può fare ciò che vuole della sua vita sessuale.
Aldilà dei confini europei colpisce il caso della Florida che ha bandito la zoofilia, ma accidentalmente, per colpa di una poco accorta scelta dei termini, rischia di mettere fuori legge il sesso per tutti i suoi abitanti.
Come ha fatto giustamente rilevare il sito americano Gawker, che riprende il blog Southern Fried Science, infatti, nella legge approvata si parla di “sesso con animali”, dimenticando però che anche l’uomo è un animale.
Il testo, entrato in vigore, vieta esplicitamente qualsiasi «contatto, per quanto lieve, con bocca, organo sessuale o ano» dell’animale che abbia come scopo la gratificazione sessuale. Ragion per cui Gawker conclude ironicamente che non sia tollerato il sesso con qualunque esemplare di homo sapiens.
Finora, in Florida, era vietato solamente il sesso con i porcospini, ma dopo un caso molto discusso di stupro ai danni di una capra incinta, finito con la morte della povera bestia, da anni esisteva un disegno di legge che proponeva di bandire tout court la zoofilia.
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