Con divorzio (dal latino divortium, da di-vertere, "separarsi"), ai sensi della legge italiana, si intende il processo legale che pone fine al matrimonio. Il 1º dicembre 1970 il divorzio veniva introdotto nell'ordinamento giuridico italiano; nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana, del Movimento Sociale Italiano, del Südtiroler Volkspartei e dei monarchici del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, e con i voti favorevoli del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Repubblicano Italiano, del Partito Liberale Italiano, viene approvata la legge 1º dicembre 1970, n. 898 - "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio", risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro pdl presentato dal deputato liberale Antonio Baslini; nello stesso anno il Parlamento approvava le norme che istituivano il referendum con la legge n.352 del 1970, proprio in corrispondenza con le ampie polemiche che circondavano l'introduzione del divorzio in Italia.
In Italia ogni 4 minuti una coppia si separa o divorzia. Nell'86.4% dei casi si è trattato di una separazione consensuale, mentre nel restante 13.6% di separazioni giudiziali (solo nel 19.4% delle quali è stato dichiarato l'addebito ad uno dei coniugi); il 69.3% delle coppie che hanno divorziato ha presentato una domanda congiunta, preferendo quindi un divorzio non contenzioso.
La preferenza per i riti non contenziosi è condizionata oltre che dalla diversità dei costi, anche dalla diversa durata dei procedimenti: 135 giorni in media per i procedimenti consensuali, a fronte di 1.085 giorni in media per la separazione giudiziale e 631 per il divorzio con rito contenzioso. I due fenomeni sono tuttavia in costante crescita: se nel 1995, ogni 1.000 matrimoni si sono registrati 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi. Facebook è causa di litigi tra coniugi, tradimenti e divorzi. Secondo una ricerca condotta dal sito Divorce Online, un divorzio su tre è dovuto proprio al social network di Mark Zuckerberg, una cifra in netto aumento dato che nel 2009 si parlava di un divorzio su cinque. Spesso però le coppie non si chiedono quanto costa dirsi addio. Il regime legale italiano è lungo e costoso. Un divorzio estero potrebbe essere in molti casi la soluzione migliore in questo momento. E’ ripreso ieri l’iter del testo di legge che propone l’introduzione del divorzio breve anche in Italia. Ne discuterà la Commissione Giustizia della Camera. La proposta è all’ordine del giorno, con tempo per gli emendamenti fino al 7 febbraio. La riforma è volta a ridurre i tempi delle separazioni, tempi lunghi che spesso aggravano i già tesi rapporti tra i coniugi che intendono divorziare. Per ottenere il divorzio in Italia, allo stato attuale, sono necessari infatti quasi tre anni.
Ma andiamo ad analizzare il regime attuale e i costi di un divorzio in Italia.
Il regime precedente di separazione e divorzio
Anteriormente sia i procedimenti di separazione che quelli di divorzio erano esenti da ogni forma di tassa, imposta, bolli o spese di registrazione e, di conseguenza, sia la parte che il legale non dovevano erogare alcunché neppure a titolo di contributo unificato (contributo versato all´atto della iscrizione a ruolo di ogni procedimento).
Il cambio di disciplina di separazione e divorzio
Da pochi mesi, invece anche nelle procedure di separazione e divorzio si prevede la erogazione di un contributo quantificato in importo fisso e cioè: 37 euro per la separazione consensuale e divorzio congiunto e 85 euro per la separazione e divorzio giudiziale. Tale somma va versata al momento del deposito del ricorso introduttivo del giudizio e, comunque, è superiore a quella erogata per altre tipologie di procedure.
Separazione consensuale: la sottoscrizione dell´accordo
Qualora si pervenga a un accordo su tutte le condizioni, i legali predispongono il ricorso di la sottoscrizione separazione consensuale e, dopo la firma dei coniugi, il fascicolo viene depositato presso il tribunale ordinario competente territorialmente, il cui presidente fisserà udienza per la sottoscrizione dinanzi a se dell'accordo, che sarà successivamente omologato dal tribunale.
Se il legale è in condivisione
In questa ipotesi - tra le più frequenti - il compenso ai singoli professionisti varia dal numero di incontri avuti con la parte e l'altro legale nonché dalla difficoltà di pervenire a una intesa.
Qualora intervenga, come spesso accade, un solo legale per entrambi i coniugi, ciascuno di essi contribuisce al pagamento e, di conseguenza, la parcella per ognuno sarà di misura inferiore.
Il valore dell´accordo influenza la parcella del divorzio
qualora, invece, i coniugi, tramite i loro legali o il loro unico legale, pervengano a un accordo in ordine a ulteriori questioni di ordine patrimoniale, quale ad esempio lo scioglimento della comunione su beni immobili (accordo che può essere compreso tra le condizioni della separazione consensuale), il compenso al professionista aumenterà in considerazione anche del valore dei beni immobili oggetto dell'accordo.
La forbice dei compensi del divorzio
Per avere qualche parametro non certo normativo, ma utile per farsi una idea del costo, l'onorario la forbice di una separazione consensuale può oscillare da un minimo di euro 1.000/1.500 a un massimo di 5.000 euro (da un sondaggio effettuato, l'onorario tra l'altro varia anche tra grandi città e quelle di provincia).
Separazione giudiziale: quanto manca l´accordo
Diversa é l'ipotesi in cui si procede con una separazione giudiziale qualora non sì sia pervenuti ad accordo sulle condizioni (all'esito di una trattativa intercorsa tra i legali dei coniugi) o si sia promossa immediatamente una giudiziale.
I tempi incerti del divorzio incidono sui costi
In questo caso non si può avere alcuna certezza dei tempi e dei costi e, di conseguenza, e quasi impossibile da parte del legale fornire un preventivo di spesa alla parte.
Il compenso, infatti, deriva anche dall'attività svolta dal legale dell'altro coniuge, rispetto alla quale vi e necessità di difesa e di replica in applicazione del principio del giusto processo ex articolo 111 della costituzione.
Le principiali domande a cui dare risposta prima del divorzio
Le questioni che i coniugi dovranno sottoporre all’attenzione della autorità giudiziaria sono numerose e sono, di solito, oggetto di accesa discussione, visto che non e stato raggiunto alcun accordo: chi dovrà essere considerato "responsabile" della separazione; chi rimarrà nella casa ove ha abitato la famiglia; chi vivrà con i figli minorenni e quale sarà il regime di frequentazione con l'altro genitore non convivente; quanto erogare, e in che forma, a titolo di mantenimento dei figli minori o maggiorenni non autonomi economicamente; se e quanto erogare da parte di un coniuge quale mantenimento in favore dell´altro coniuge (o privo di reddito o avente in reddito non sufficiente a garantire la conservazione del te
Spesso si affronta anche la problematica se sia applicabile o meno il regime di affidamento condiviso nella fattispecie concreta o se sussistano gli estremi per richiedere che venga deciso altrimenti (affido a uno solo dei genitori o a terzi).
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