Sebbene sia un argomento ancora controverso, vi sono alcuni scienziati che ritengono possibile l’eiaculazione femminile, ovvero l’emissione di un liquido durante l’eccitazione sessuale, o l’orgasmo femminile. Non è invece ancora chiaro quanto il fenomeno sia frequente e se serva a qualche funzione del corpo. Nel Kama Sutra, ad esempio, si parlava del “seme” delle donne, così come ne parlava il medico greco Ippocrate. Forse essi si riferivano alle normali secrezioni vaginali, che sono abbondanti durante l’eccitazione sessuale, ma in ogni caso queste descrizioni lasciano pensare a qualcosa di più significativo. Nel diciassettesimo secolo il medico e anatomista olandese Regnier De Graafparlava di un “liquido, come quello che di solito sgorga dalle pudenda”.
Nell’ultimo secolo, Ernst Gräfenberg, il medico tedesco che scoprì il punto G, si interessò anche di eiaculazione femminile in uno studio pubblicato nel 1950 su The International Journal of Sexology. Questa espulsione di fluidi avverrebbe, secondo il medico del G spot, nel momento più intenso dell’orgasmo e s
arebbe talmente consistente da richiedere l’applicazione di un assorbente per evitare che le lenzuola del letto si bagnino.
Gräfenberg non fu preso molto sul serio: si pensò che stesse parlando di una forma diincontinenza urinaria, come accade a molte donne che soffrono di questo problema, il quale si accentua durante un rapporto sessuale.
Le donne che affermano di avere una eiaculazione sostengono che il tipo e il colore del liquido prodotto può essere molto variabile. Può essere infatti di colore bianchissimo o più scuro, così come possono essere poche gocce o arrivare a un quarto del contenuto di una tazza.
Nel 1981, i sessuologi americani Beverly Whipple e John Perry pubblicarono il caso clinico di una donna che si era sottoposta all’osservazione della sua risposta sessuale, in laboratorio. La donna veniva stimolata dal marito, fino a che non raggiungeva l’orgasmo, rilasciando appunto una notevole quantità di liquido.
Il liquido prodotto proveniva dall’uretra, il canale che conduce l’urina dalla vescica verso l’uscita. Poteva dunque essere urina? No, accertarono subito i ricercatori, attraverso una banale analisi della sostanza. Il liquido conteneva tuttavia urea e creatinina, che sono contenuti nell’urina. Ma c’era di più: in esso era presente un antigene specifico della prostata (PSA).
La prostata maschile è grande come una noce e pesa circa 23 grammi. Essa circonda l’uretra come una ciambella ed è racchiusa in uno strato di sostanza fibromuscolare che si contrae durante l’eiaculazione per permettere la fuoriuscita del liquido prostatico nell’uretra, dove si mescola con gli altri componenti dello sperma.
Anche le donne hanno del tessuto prostatico, nelle ghiandole di Skene, o ghiandole parauretrali, recentemente rinominate “prostata femminile“.
La prostata femminile varia in misura e forma, anche se molte donne non l’hanno affatto. Se questo tessuto è presente, esso circonda l’uretra, ed è adiacente alla vagina. Se la donna è distesa sulla schiena, la prostata viene a trovarsi proprio sopra il punto più alto della vagina.
Si tratta più o meno della stessa area in cui dovrebbe essere il punto G, la parte della vagina che sembra più sensibile alla stimolazione.
Ma anche il punto G non è stato ancora pienamente confermato dalla scienza ufficiale. Qualora esistesse però, si potrebbe pensare che esso non è altro che il punto migliore per stimolare la prostata femminile. La grande variabilità riportata dalle donne riguardo alle sensazioni provate stimolando quest’area potrebbe essere dunque dovuta alla presenza o meno di questo tessuto prostatico
Uno degli studi più interessanti condotti sulla eiaculazione femminile è stato pubblicato nel 2007 da un team di ricercatori guidati da Florian Wimpissinger, un urologo austriaco che lavora presso il Rudolfstiftung Hospital di Vienna (vedi The Journal of Sexual Medicine, vol 4, p 1388).
Sono stati studiati i casi di due donne sulla quarantina che durante l’orgasmo espellevano una significativa quantità di liquidi. Le donne accettarono di masturbarsi in laboratorio per produrre questo liquido, in modo che i ricercatori potessero analizzarlo.
Si è visto così che esso era chimicamente diverso dall’urina, con un alto livello di PSA ed altre componenti molto simili a ciò che è contenuto nell’eiaculato maschile. Entrambe le donne avevano grandi ghiandole prostatiche. Inserendo un tubicino flessibile con una telecamera nell’uretra, i ricercatori poterono osservare un condotto proprio all’inizio del canale uretrale.
Il prossimo mese questo gruppo di ricerca pubblicherà un altro studio sull’argomento suThe Journal of Sexual Medicine in cui sono state studiate sette donne. Dalle prime anticipazioni sembra però che i ricercatori non abbiano questa volta trovato una correlazione fra la grandezza della prostata e l’eiaculazione femminile.
Perché accade tutto ciò? La spiegazione più plausibile è al momento questa: gli uomini e le donne sono molto simili nello stadio fetale e si differenziano poi, già nel grembo materno, divenendo maschi o femmine, ma mantenendo alcune caratteristiche dell’altro sesso, le quali tuttavia non hanno una funzione fisiologica. Ad esempio, a cosa servirebbero i capezzoli negli uomini? Lo stesso tipo di spiegazione potrebbe essere impiegata per l’eiaculazione femminile, qualora ci fosse.
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