Ha scritto un professore universitario ebreo statunitense, Jay Neugeboren1: “Noi ebrei dobbiamo mantenerci distinti e puri dal punto di vista religioso, morale e fisico… Se noi ebrei dobbiamo essere fedeli al nostro patto con Dio come suo popolo eletto” - ancora! – “dobbiamo guardarci anche dalla più piccola unione fisica o morale con quelli diversi da noi, con quelli che non sono stati scelti da Dio”. Jay Neugeboren, come tutti gli ebrei credenti della sua stessa stoffa, avrebbero bisogno di essere purificati nel cervello.
Vedremo, esponendo la “storia” del popolo ebraico da Davide in poi, e sulla base del libro biblico dei Re, come l’autore anonimo di questo libro non si sia accorto di avere esposto una storia comica, la cui comicità, pur nei tremendi fatti di sangue raccontati, traspare chiaramente nel contenuto, se si riesce a superare la forma tediosa e piatta dell’esposizione, da cui emerge un solo protagonista, Jahweh, la cui comicità esilarante si espande su tutti i racconti, in cui gli altri personaggi, che di per sé sarebbero seri, almeno in quanto massacratori, appaiono coinvolti ed annullati nella comicità unica di Jahweh, per cui il racconto biblico potrebbe andare sotto il titolo Le incredibili avventure di Jahweh. E che siano incredibili è l’unica cosa vera.
In tal modo crediamo di essere riusciti a portare a conoscenza del grosso pubblico un testo, i racconti dell’Antico Testamento, che, secondo quanto ci risulta, anche per una nostra indagine personale, la gente, pur professandosi cristiana, non conosce, perché sono di una tediosità insostenibile alla lettura, espressione della povertà di spirito degli autori anonimi di tali racconti. Noi, rispettando rigorosamente il testo, offrendo ampie citazioni, ne abbiamo dato la vera immagine scoprendone tutta la tragica comicità.
Le frasi di Neugeboren sono illuminanti. Se questa non è follia! Ma questo è il principio della religione ebraica, fondato sullo stesso Antico Testamento. Perciò se lo tengano pure tutto per loro l’Antico Testamento gli ebrei credenti. Se lo meritano. Come si può chiamare una stratificazione plurisecolare di menzogne fondate sull’autoinganno?
Meno male che lo Stato di Israele è di fatto uno Stato laico, essendo una minoranza i credenti osservanti, come quegli scimuniti ortodossi, vestiti di nero e con cappello nero, che vanno, in modo ridicolo, a ciondolare il capo di fronte al cosiddetto “muro del pianto”. Sì, del pianto di tutti i milioni di animali scannati nel mattatoio, essendo quel muro un residuo di quello che gli antichi ebrei chiamavano tempio, in realtà un grande mattatoio, che essi chiamavano “casa del signore”. Un dio che abita in un mattatoio! E gli ebrei ortodossi ne vorrebbero la ricostruzione.
Si noti la sconcertante contraddizione da cui è nata e in cui vive la religione ebraica. Essa non fa, anzi rifiuta di fare, proselitismo; gli ebrei credenti credono che il loro dio sia quello vero ma se lo tengono stretto non ammettendo che i non ebrei se ne possano appropriare. E’ ancor più evidente che questa contraddizione nasce dalla finalità unica dell’Antico Testamento, che è soltanto la giustificazione del diritto alla terra di Palestina. Di tutto il resto agli ebrei credenti non gliene importa proprio alcunché. L’asserito olocausto è anch’esso in funzione del rafforzamento della tesi biblica secondo cui Jahweh ha sempre avuto bisogno di purificare prima il suo popolo quando ha peccato allontanandosi dalle sue leggi (quelle “mosaiche”), e lo purificava sempre sottoponendolo ad olocausti.
Così furono interpretate, per esempio, la catastrofe del 587 con la distruzione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor e la successiva cattività in Babilonia. La teologia ebraica si fonda sulla seguente successione: peccato del popolo, punizione divina, pentimento, promessa divina di salvezza. Evidentemente il popolo ebraico aveva peccato troppo con il processo di laicizzazione che subì l’ebraismo nel XIX secolo permettendo la nascita di ebrei atei come Marx, Freud e Einstein.
Dunque l’asserito olocausto ad opera del nazismo, alla luce di questa scriteriata teologia ebraica, fu voluta da Jahweh. E allora di che si lamentano gli ebrei credenti? Hitler è stato lo strumento di una punizione divina, a cui è seguita, dopo la “purificazione” ad opera del nazismo, la nascita dello Stato d’Israele. Questa scriteriata teologia, d’altra parte, è in contraddizione con la certezza che tutto ciò che accade sia dovuto alla volontà di Jahweh, per cui dovrebbe attribuirsi a lui anche il peccato degli ebrei con il conseguente olocausto.
La religione ebraica è contraddittoria proprio perché non fa proselitismo. Ma in ciò sta la sua maggiore disonestà che si traduce in razzismo. Per gli ebrei credenti l'umanità si divide in ebrei e non ebrei. I non ebrei sono popoli inferiori destinati ad essere dominati. E qui salta fuori una delle ragioni per cui gli ebrei sono stati sempre invisi e mal tollerati dall'antichità all'età moderna. E che diamine, ci sarà pure una vera ragione? Hanno sempre rifiutato l'integrazione.Non si sono mai sentiti cittadini dello Stato in cui abitavano. Almeno sino a quando è avvenuto nell'ebraismo, a incominciare dal XIX secolo, un processo di secolarizzazione. Da quel momento gli ebrei laici hanno incominciato a emergere in tutti i campi.
Vi è la tesi (che io mi limito a citare senza farla propria) che essi abbiano cercato di dominare il mondo anche con le rivoluzoni (come quella sovietica inizialmente condotta con l'armata rossa guidata dall'ebreo Trotsky, poi fatto fuori da Stalin con un sicario mandato in Messico per spaccargli la testa perché, al contrario di Trotsky, non voleva esportare il comunismo in altri Stati per farlo più forte nell'Unione Sovietica e perseguitò gli ebrei come Hitler) oltre che con il dominio nel campo della finanza (vedi Goldman Sachs, salvata da Obama che ha lasciato fallire le altre grandi banche). Ma lascio perdere questo argomento che mi porterebbe fuori tema e che non ho mai voluto trattare.
Il non volersi mischiare gli ebrei con altri popoli (secondo la norma veterotestamentaria) non è forse espressione del massimo razzismo? A cui non sono giunti né il cristianesimo né l'islamismo proprio per il loro proselitismo indipendentemente dalla razza. D'altronde è nel diritto di una religione (diritto alla libertà di pensiero) fare del proselitismo. Importante è che una religione oggi non infranga le norme di uno Stato laico, come già aveva chiarito il grande filosofo ebreo ateo Spinoza distinguendo tra culto interno e culto esterno (Tractatus theologico-politicus, XVI). Su ciò che è il comportamento esterno (compresi i riti) deve intervenire lo Stato se essi siano contrari alle sue norme generali. Non si possono fare eccezioni per le religioni.
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