Una nuova analisi al carbonio 14 conferma che alcuni resti di manufatti in osso e ornamenti per il corpo ritrovati in Francia vanno attribuiti alle ultime popolazioni neanderthaliane, rendendo così più complessa e moderna l'immagine che abbiamo dei nostri lontani cugini filogenetici. Poiché tra 50.000 e 40.000 anni fa, in Europa l'uomo di Neanderthal cedette il passo ai sapiens moderni, finora i reperti di quell'epoca erano rimasti di incerta attribuzione.
La produzione di manufatti e ornamenti per il corpo, che finora si riteneva comparsa soltanto con l'essere umano moderno, era già presente nell'uomo di Neanderthal. Lo affermano, sulle pagine dei “Proceedings of the National Academy of Sciences”, Jean-Jacques Hublin del Max-Planck-Institut per l'antropologia evoluzionistica a Leipzig e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale, sulla base di nuove datazioni al carbonio 14 dei reperti dei siti di Grotte du Renne e di saint-Césaire, in Francia.
Com'è noto, tra 50.000 e 40.000 anni fa, in corrispondenza della transizione tra il Medio Paleolitico e il Paleolitico Superiore, il continente europeo è stato il teatro di un passaggio epocale per la storia filogenetica dell'uomo, ovvero la sostituzione dell'uomo di Neanderthal con gli esseri umani moderni.
A questo periodo data l'industria del periodo Châtelperroniano, una serie di assemblaggi litici ritrovati in alcuni siti nella Francia centrale e nella Spagna settentrionale, la cui interpretazione e attribuzione sono fondamentali per comprendere questa transizione fondamentale. Alcune frammentarie prove paleontologiche e argomentazioni cronologiche indirette hanno portato a ipotizzare che questa industria, così come altre, sia da attribuire ai neanderthaliani.
Il Châtelperroniano infatti ha fornito resti di Neanderthal relativamente abbondanti, in particolar modo in due siti che si trovano in territorio francese (La Grotte du Renne e Saint-Césare). Ma i neanderthaliani erano in grado di produrre simili manufatti? La questione è stata vivacemente dibattuta negli ultimi anni.
Il punto centrale della questione è che i ritrovamenti del Châtelperroniano hanno caratteristiche ritenute finora proprie delle industrie litiche degli esseri umani successivi, come la presenza di lamette litiche, manufatti in osso e ornamenti per il corpo, quasi del tutto sconosciuti nel mondo dei Neanderthal. Nei casi in cui l'attribuzione del Châtelperroniano ai neanderthaliani viene accettata, inoltre, è accompagnata da una duplice interpretazione. Nella prima, si riconosce una genuina espressione degli stessi Neanderthal, nella seconda si ipotizza su di loro un impatto della cultura degli esseri umani moderni.
Una terza interpretazione è invece di segno opposto, perché basata sull'ipotesi che tutta la questione sia frutto di un errore, dovuto a un mescolamento fortuito di strati geologici: i resti degli insediamenti neanderthaliani, in sostanza, potrebbero aver subito la contaminazione di successivi insediamenti di umani moderni.
Per dirimere la questione della contaminazione è fondamentale ricorrere alla datazione dei materiali rinvenuti. Purtroppo, questi si trovano al limite dell'intervallo di applicazione della tecnica del radiocarbonio, o carbonio 14.
In quest'ultimo studio, Hublin e colleghi riportano una serie di dati ottenuti con spettroscopia al radiocarbonio su collagene estratto da 40 frammenti ossei ben conservati ritrovati nel sito di Grotte du Renne e su uno scheletro neanderthaliano del sito di Saint-Césaire. I risultati corroborano l'attribuzione dei reperti del Châtelperroniano ai Neanderthal: questa conclusione, in particolare, porta a postdatare i primi resti degli esseri umani moderni in Europa occidentale.
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