Come può educare al rispetto della libertà di tutti, e perciò al rispetto della persona, una società, un soggetto collettivo che al contrario sembra tendere alla frantumazione del binomio libertà-uguaglianza? E come lo si può fare, quando gli strumenti d’informazione e i media nel loro complesso esprimono una cultura di soddisfazione dei propri interessi, valorizzando i privilegi ed offuscando al tempo stesso le sperequazioni, letteralmente eliminando o relegando ad orari inoffensivi le voci contrarie?
Insomma, perché una società possa educare al rispetto della libertà di tutti è necessario che abbia tra i suoi punti di riferimento (si potrebbe dire tra i suoi valori, se la parola non fosse suscettibile di mascherare aspetti fideistici) il sentimento, il senso della positività della libertà di tutti. Il che non è, o sembra, attendibilmente, non essere.
È l’obiezione che si sente provenire spesso, nelle occasioni informali, da chi è delegato all’insegnamento: come facciamo ad insegnare queste cose quando la televisione propone modelli opposti, le famiglie non sanno o non vogliono contrastarli? Quali strumenti abbiamo e – soprattutto – qual è la nostra credibilità se, per esempio, invitiamo al rispetto delle regole, quando l’esperienza mostra che questo il più delle volte danneggia piuttosto che avvantaggiare?
È un’obiezione paralizzante.
Nel circolo vizioso – così simile al dilemma sulla nascita dell’uovo e della gallina, che non ha impedito alle galline di moltiplicarsi all’inverosimile – si può evitare di cadere? Quel ragionamento apparentemente così logico non tiene conto, a mio parere, di qualche elemento essenziale.
Non credo si possa dubitare che il pensiero dominante tenda alla separazione del binomio libertà-uguaglianza, e tuttavia si tratta di una tendenza, per quanto fortemente marcata. Esistono pensieri, convinzioni, modi di sentire diversi.
Due vistosi atteggiamenti, inoltre, fanno il loro ingresso e in qualche misura falsificano il gioco: l’indifferenza e il conformismo.
La prima neutralizza una parte, spesso consistente, di chi altrimenti contribuirebbe alla formazione del pensiero collettivo, dei paesi, delle nazioni, delle società. L’indifferente non assume posizione, si tira fuori dal gioco, lascia che le cose siano, non partecipa (che vuol dire non prende parte, non dice dei sì e dei no, non risponde, rifiuta responsabilità). I motivi della sua scelta possono essere i più vari; spesso sono conseguenza della delusione, della difficoltà di far sentire la propria voce, della mancanza di un’adeguata rappresentanza, del senso di inadeguatezza commisurato alla complessità dei fenomeni. Il conformista non abdica, non sceglie di non scegliere, ma sceglie di accodarsi a chi ha già scelto, e amplifica, così facendo, la consistenza di quelle posizioni.
Indifferenza e conformismo falsificano il gioco perché fanno apparire prevalente, o addirittura dominante, una concezione del mondo che tale potrebbe non essere.
Se è così, possibilità per proporre la libertà-uguaglianza come modello a cui riferirsi ne esistono davvero: è necessario invitare, e convincere, indifferenti e conformisti ad uscire dallo stato di anestesia in cui si sono collocati e a partecipare.
Per verificare quale può essere il modo di farlo, sono necessari altri passi, dopo che insieme ci saremo chiariti ulteriormente le idee.
Da parte mia due soli piccoli accenni, che indicano in parte le mie opinioni.
Educare non è convincere, ma fornire gli strumenti perché si possa arrivare alle proprie convinzioni; con le parole si insegna, solo se queste sono coerenti con i gesti.
RISPETTO:
1 Sentimento e comportamento informati alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui, dell'importanza e del valore morale, culturale di qlco. SIN deferenza, riguardo: r. per, verso gli anziani; r. delle opinioni; r. della natura; meritare r.; godere del r. di tutti; (al pl.) formula di deferente saluto: i miei r. a Lei e alla Signora || persona di r., autorevole, importante | mancare di r., trattare con poco riguardo | con r. parlando, con tutto il r., formule di scusa che si premettono a espressioni ritenute poco decenti o poco garbate | di tutto r., che merita considerazione | urban. zona di r., di interesse artistico o paesaggistico nella quale le costruzioni sono vietate o sono soggette a particolari vincoli
2 metr. Componimento poetico a carattere popolare in cui si rende omaggio alla donna; risale al tardo Medioevo ed è affine o coincidente con lo strambotto
3 tip. foglio di r., nei libri, foglio interposto tra la copertina o il foglio di risguardo e il frontespizio
4 Osservanza puntuale di una norma, adempimento scrupoloso di un obbligo: r. della legge; esigere il r. dell'orario
5 Considerazione, attenzione per qlco. || r. umano, eccessiva soggezione nei confronti delle opinioni altrui
6 non com. Punto di vista, aspetto sotto cui si presenta qlco. SIN riguardo: l'affare appare buono sotto ogni r. • loc. prep. rispetto a, in confronto a, in rapporto a sec. XIII
Rispettoso: Che prova o dimostra rispetto; deferente, ossequioso
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