Il perfezionismo che porta alla solitudine. Indicazioni sul Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità. Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un disturbo di personalità caratterizzato da: preoccupazione per l’ordine e per le regole, perfezionismo, difficoltà a portare a termine i propri compiti, riluttanza a delegare ed a cooperare, testardaggine, rigidità su questioni di etica e di moralità, difficoltà a manifestare le proprie emozioni, bisogno di controllo nel lavoro e nelle relazioni interpersonali.
Tali aspetti sono riscontrabili in un gran numero di persone per le quali, tuttavia, non è possibile affermare la presenza del disturbo, in quanto essi possono rivelarsi particolarmente utili e funzionali in numerose aree della vita; solo quando si verifica che tali aspetti interferiscono con la capacità di lavorare e di sviluppare relazioni intime, allora è opportuno diagnosticare la presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità. Frequentemente i pazienti giungono all’osservazione di un terapeuta manifestando specifiche difficoltà e peculiari sintomi quali, ad esempio: stati d’ansia, depressione o disturbi dell’adattamento.
Tipicamente questi soggetti presentano anche problemi di natura familiare, poiché i familiari (es. il coniuge, figli) si lamentano spesso del forte disagio che provano a causa del perfezionismo e dell’inflessibilità alle regole delle persone con questo disturbo. Questi pazienti possono soffrire anche di disturbo ossessivo-compulsivo (vedi oltre) anche se le due entità sono distinte.
La personalità ossessivo-compulsiva è, inoltre, tra quelle più frequenti nei disturbi alimentari, in particolare nell’anoressia. Tale patologia colpisce circa il 3-10% della popolazione, più frequentemente di sesso maschile. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta.
I pazienti che presentano un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, presentano comportamenti coerenti con le seguenti caratteristiche: ferma applicazione delle regole e dei principi in cui credono, adesione alle convenzioni sociali, scrupolosità e coscienziosità in materia di moralità e di etica; rigida organizzazione della vita quotidiana; dedizione eccessiva al lavoro, occupano gran parte del tempo in attività produttive, al punto da escludere i momenti di svago e le amicizie; perfezionismo, che interferisce con la capacità di prendere decisioni e di portare a termine le attività programmate; elaborazione di schemi, liste, programmi e gerarchie relativi allo svolgimento di un compito; accumulo di oggetti consumati o di nessun valore; avarizia e mancanza di generosità, in quanto considerano il denaro come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future; comportamenti interpersonali formali, educati e corretti; comportamento giudicante, critico, controllante e punitivo nei confronti di coloro con cui entrano in relazione; comportamento compiacente e fintamente ossequioso nei confronti di figure che percepiscono come autorevoli; riluttanza a delegare lo svolgimento dei compiti e scarsa collaborazione nei gruppi di lavoro e, infine, insistenza nel pretendere che i subordinati aderiscano ai ruoli ed ai metodi che essi stabiliscono.
Dal punto di vista emotivo, invece, presentano una notevole difficoltà ad esprimere i propri stati d’animo ed a manifestare emozioni di calore e di premura verso gli altri; nello stesso tempo, essi mostrano una fondamentale tendenza a trattenere i propri sentimenti aggressivi, nonché qualunque indicazione sui propri interessi personali, dedicando tutti i loro sforzi per andare incontro ai desideri altrui.
Ad ogni modo, le emozioni da loro maggiormente sperimentate sono: l’ansia relativa all’eventualità che si verifichino catastrofi future; la paura di essere disapprovati e giudicati negativamente; la rabbia e l’ostilità verso gli altri, legate all’impossibilità di esprimere le proprie emozioni ed i propri pensieri. Appaiono, inoltre, profondamente rigidi e testardi, al punto da rimanere inflessibilmente ancorati alle proprie convinzioni, riluttanti a considerare il punto di vista altrui e ad accettare idee diverse dalle proprie.
I pensieri tipici che attraversano la mente di questi pazienti sono: “Ci sono comportamenti, decisioni ed emozioni giuste e sbagliate”; “Sbagliare significa aver fallito, essere meritevoli di critica”; “Fallire è intollerabile”; “La gente dovrebbe fare meglio, mettercela tutta”; “So qual é la cosa migliore da fare”; “I dettagli sono essenziali”; “Devo controllare perfettamente il mio ambiente, così come me stesso; la perdita di controllo è intollerabile e pericolosa”; “Senza le mie regole crollerò”.
Come capire se si soffre di disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
I “sintomi” in base ai quali è possibile sospettare di avere un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità sono:
- ansia;
- tendenza all’ordine e all’organizzazione attraverso il ricorso a liste, schemi e programmi;
- attenzione ai dettagli;
- perfezionismo;
- senso di colpa quando la persona crede di non avere soddisfatto i propri standard lavorativi o etici, quando crede di essersi comportata in modo irresponsabile o pensa di aver sbagliato o causato danno ad altre persone;
- difficoltà a portare a termine i compiti o a prendere decisioni;
- passività;
- controllo;
- testardaggine;
- rigidità;
- dedizione al lavoro ed alla produttività;
- coscienziosità, scrupolosità ed inflessibilità in tema di moralità e di etica;
- incapacità a gettare oggetti; riluttanza a delegare ed a collaborare;
- avarizia;
- difficoltà ad esprimere emozioni e stati d’animo.
Dal momento che è possibile riscontrare la presenza di tali caratteristiche anche in altri disturbi mentali (tra cui condizioni mediche che hanno effetto sul Sistema Nervoso Centrale), è opportuno sempre rivolgersi ad uno psicoterapeuta per una diagnosi adeguata, chiarendo così alcune distinzioni tra il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ed altre condizioni che possono sembrare apparentemente simili.
Conseguenze
I pazienti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo di personalità presentano una rilevante compromissione della vita lavorativa, relazionale ed affettiva.
Da un punto di vista lavorativo, la tendenza al perfezionismo ed all’organizzazione dettagliata delle attività da svolgere interferisce notevolmente con la capacità di portare a termine i compiti programmati e di prendere decisioni.
Nello stesso tempo, la riluttanza a delegare ad altri lo svolgimento dei compiti, unitamente all’aspettativa che gli altri aderiscano rigidamente alle proprie regole e metodi, rende la collaborazione e la cooperazione con tali pazienti estremamente complessa.
Da un punto di vista relazionale, l’eccessiva dedizione al lavoro ed alla produttività, porta i pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ad escludere le attività di svago e le amicizie; le uniche relazioni sociali che coltivano sono quelle che hanno all’interno di attività che richiedono un’attenta organizzazione e nelle quali viene posta grande enfasi sulla perfetta esecuzione.
Allo stesso modo, una rigida adesione alla convenzioni sociali ed un’estrema coscienziosità su questioni di moralità e di etica, porta tali pazienti a stabilire relazioni nelle quali risultano estremamente inflessibili e critici, sia nei confronti di se stessi che degli altri, rispetto al perseguimento dei principi in cui fermamente credono.
Infine, la difficoltà ad esprimere emozioni di calore e di premura verso gli altri, unitamente alla mancanza di generosità, porta tali pazienti a strutturare relazioni interpersonali il più delle volte formali e superficiali.
Dal punto di vista affettivo, la difficoltà dei pazienti che presentano un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità ad accedere alle proprie emozioni e stati d’animo, interferisce profondamente con la formazione di relazioni intime e calde, determinando piuttosto atteggiamenti di controllo interpersonale. L’intervento farmacologico con i pazienti che soffrono di un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, se necessario, include generalmente l’uso di farmaci ansiolitici ed antidepressivi, ma preferibilmente integrati con una psicoterapia.
Il vantaggio della somministrazione di farmaci sta nel fatto che, alleviando l’ansia e la depressione che contribuiscono alla persistenza dei sintomi, i pazientiul Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità al terapeuta di intaccare la loro rigida struttura di personalità.
Il trattamento cognitivista post-razionalista
Nell’ambito della terapia cognitivista del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità gli obiettivi del trattamento sono volti ad educare il paziente alla lettura dei propri stati emotivi, alla gestione dell’ansia, alla lettura dei segnali provenienti dal proprio corpo che da questi ultimi due obiettivi deriva, infine al riconoscimento dell’autodialogo tra le diverse istanze psichiche che intervengono nelle diverse fasi di vita quotidiana.
Attualmente questo approccio si può considerare il trattamento d’elezione per il Disturbo Ossessivo Compulsivo di Personalità.
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