LUCCIOLA è un termine poetico, suggestivo, in natura le lucciole attirano potentemente il maschio con la loro luce intermittente - SGUALDRINA, donna dedita al vizio - La BALDRACCA viene dall’Est, da oriente; Bagdad, città considerata a quei tempi come la capitale del vizio e della corruzione - La COCCOTTE significa nel linguaggio infantile, gallinella, pollastrella. In italiano, cocotte vuol dire cattiva donna, prostituta - PERIPATETICA: è un termine ironico, beffardo, che viene dal greco, vuol dire passeggiata - DONNINA ALLEGRA: Si tratta di un’espressione edulcorata: di un eufemismo, impiegato per evitare di dire “prostituta”. La MARCHETTARA è una puttana.
“Lucciola” è un termine poetico, suggestivo: in natura le lucciole attirano potentemente il maschio con la loro luce intermittente, frutto di una reazione fotochimica. Chiamando le prostitute “lucciole”, si allude al fatto che queste donne possiedono delle attrattive che richiamano l’uomo in maniera irresistibile? Macchè. Stiamo prendendo lucciole per lanterne. Più prosaicamente, la somiglianza della puttana con la lucciola deriva dal fatto che secondo l’iconografia classica la prostituta sta in attesa del cliente sotto la fioca luce di un lampione, nei viali alberati ai margini delle città. Oppure, più realisticamente, alla luce di falò accesi nei bidoni lungo squallidi stradoni di periferia.
SGUALDRINA: La “gualdana” è una brigata di cacciatori (dal tedesco wald, selva; in italiano, gualdo). La sgualdrina è una donna così chiamata perché se la fa con loro: non con uno solo di loro, ma con una gualdana intera. Insomma, è una donna pubblica: da soldati, per niente innamorati. Secondo altri, se si associa il vocabolo tedesco “schwelle” (soglia) a “dirne”: giovane donna di facili costumi, viene fuori (dalla casa) “schwelledirne”: da cui l’italiano sgualdrina. Sempre tedesca è un’altra etimologia: sgualdrina deriverebbe dal verbo schwelgen (darsi alla crapula), da cui si arriva a “schwelgerin”, donna dedita al vizio.
La baldracca viene dall’Est. Da oriente. Il termine, usato anche da Petrarca, proviene da “Baldacco” (o “Baldracco”): Bagdad, città considerata a quei tempi come la capitale del vizio e della corruzione. Secondo alcuni, la Bagdad (la “Baldracca”) di cui si parla qui non è la favolosa città orientale, attuale capitale dell’Iraq: è invece il nome di una più modesta osteria fiorentina, nei pressi della quale erano solite intrattenersi le prostitute. Le due ipotesi possono peraltro convivere: non doveva essere un caso, se quell’osteria così mal frequentata portava questo nome.
In Francia la “cocotte” è una casseruola: la “cocotte minute” è invece la pentola a pressione. Ma cocotte significa anche, nel linguaggio infantile, gallinella, pollastrella. In italiano, cocotte vuol dire cattiva donna, prostituta. Pochi ricordano che la famosa espressione “non amo che le rose che non colsi” del poeta crepuscolare Guido Gozzano è tratta da una sua lunga poesia intitolata appunto “Cocotte”. In questa lirica il poeta ricorda in lontanissimo incontro su una spiaggia del Tirreno con una “cattiva signorina”, della quale, bambino (aveva quattro anni!) aveva risvegliato gli istinti materni frustrati dalla propria professione. I genitori del poeta l’avevano definita “una cocotte”, e avevano esortato il figlioletto a non rivolgerle più la parola…
PERIPATETICA: E un termine ironico, beffardo, che viene dal greco “peripatetikòs”, parola formata dalla particella “perì” (intorno), e da “patèo”: cammino, dalla stessa tradice di “patòs” (passo, piede). Peripatos vuol dire “passeggiata”. Il peripatetico: per così dire, il passeggiatore, era il filosofo seguace di Aristotele che faceva lezione ai propri allievi passeggiando nel giardino della scuola da lui fondata nel 336 a.C: il Liceo, detto così perché dedicato ad Apollo Licio, definito anche, per i motivi su riportati, “Peripàto”. Declinato ironicamente al femminile, la peripatetica diventa la passeggiatrice: la prostituta che attende i suoi clienti “passeggiando su e giù” per la strada. La solita vecchissima storia: il peripatetico (sostantivo singolare maschile) è un rispettabilissimo filosofo: la peripatetica (sostantivo singolare femminile) è una puttana da quattro soldi.
DONNINA ALLEGRA: Si tratta di un’espressione edulcorata: di un eufemismo, impiegato per evitare di dire “prostituta”. E’ singolare come questo termine derivi da una parola che oggi si utilizza per indicare un omosessuale: la parola “gay”. Tutto parte, come sempre, da lontano. Gay viene dal provenzale “gai”: “che dà gioia”. La Gaia Scienza era, per i trovatori, la scienza dell’Amore. Passò il tempo, e l’aggettivo passò dalla Francia in Inghilterra, dove da “gai” divenne “gay”, nel senso di “depravato, dissoluto” Nell’ottocento, dire “gay-woman” (nel doppio senso di allegra/depravata) era un modo meno cruento, e più ironico, di alludere a una puttana. Solo più tardi, intorno al 1920, gay passò a designare un omosessuale maschio.
MARCHETTARA: Nel periodo fascista la “marchetta” era una sorta di marca da bollo che veniva applicata sul libretto di lavoro per certificare l’avvenuto pagamento dei contributi previdenziali.
Per traslato, nei postriboli, leciti, e assai numerosi a quell’epoca, la marchetta indicava il gettone che il cliente consegnava alla donna con la quale stava per intrattenersi, a conferma del pagamento anticipato (presso la cassa della casa chiusa) della prestazione.
La prostituta, consegnando poi a sua volta questo gettone alla direzione del casino, ne riceveva la quota a lei spettante.
La “marchettara” era dunque (e tale è rimasta, anche se ormai dal 1958 le case sono ufficialmente chiuse) una puttana. Esiste oggi peraltro anche il “marchettaro”: un uomo che si dà per denaro a delle donne.
Questa declinazione al maschile è uno dei pochissimi esempi che si trovino nel vocabolario: un altro è “gigolò”. Di parole che identificano la donna che vende il proprio corpo ce n’è invece uno sproposito (puttana, prostituta, battona, meretrice, zoccola, troia, marchettara, mignotta, ecc.)
Oggi con “marchetta” si allude a qualcuno che occupa un posto che non merita: posto nel quale (si immagina maliziosamente) è stato messo in cambio di favori sessuali.
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