È detto ictus, dal latino colpo, un evento vascolare cerebrale patologico, con conseguente perturbazione acuta della funzionalità encefalica, focale o generalizzata. Viene chiamato anche apoplessia o più appropriatamente attacco apoplettico o colpo apoplettico. Rientra nelle sindromi vascolari acute. L'attacco ischemico transitorio (TIA) è un accidente cerebrovascolare definito dalla regressione completa della sintomatologia in meno di 24 ore (ma solo il 5% dei casi evolve in più di 12 ore).
I termini aulici utilizzati per definire questa patologia rispecchiano la storia della medicina, attraverso le lingue che hanno dominato le scienze nel corso dei secoli, poiché si passa dal greco apoplessi, al latino ictus, all'inglese stroke, che significano tutti allo stesso modo "colpo". Un termine più preciso è accidente cerebrovascolare.
L'ictus cerebrale è una delle più frequenti cause di morte e la principale causa di invalidità nelle persone adulte.
La maggioranza dei casi si verificano sopra i 65 anni, ma possono essere colpite anche persone più giovani.
L'ictus cerebrale è causato nel 90% dei casi da una riduzione del flusso sanguigno (ischemia) e nel restante 10% dalla rottura di un vaso sanguigno (emorragia).
Se l'ischemia è transitoria si parla di TIA (Transient Ischemic Attack). In questi casi i sintomi si risolvono entro 24 ore. Gli attacchi di tipo TIA annunciano la prossima manifestazione di un ictus cerebrale e, se diagnosticate e considerate come evento serio, spesso offrono l'ultima possibilità per prevenire la manifestazione di un ictus con esiti invalidanti.
I sintomi dell'ictus
Una caratteristica importante di tutti i sintomi da ictus acuto è la loro manifestazione improvvisa.
L'ischemia o l'emorralgia causano una mancata ossigenazione della parte del cervello nutrita dal vaso ostruito o danneggiato, che va incontro a necrosi nel giro di qualche decina di minuti.
Di solito la parte coinvolta è localizzata nella parte destra o nella parte sinistra del cervello, e quindi anche i sintomi sono lateralizzati. Si va dalla perdita della sensibilità o la paralisi in un lato del corpo o del viso, la perdita della vista nel campo visivo sinistro o destro, la visione sdoppiata, difficoltà del linguaggio, vertigini, vomito e perdita della coscienza.
In alcuni casi, se l'ischemia avviene in un territorio cerebrale meno sensibile, l'ictus può non causare sintomi e passare inosservato.
Le cause dell'ictus cerebrale
L'ictus cerebrale è quasi sempre conseguenza di una patologia dell'apparato cardiocircolatorio, prima fra tutte l'aterosclerosi.
I vasi sanguigni che alimentano il cervello, soprattutto le carotidi, possono essere parzialmente occluse da placche aterosclerotiche, le quali possono lacerarsi all'improvviso formando coaguli che si staccano andando ad occludere i capillari che nutrono le diverse aree del cervello. Può anche avvenire la chiusura spontanea di un vaso aterosclerotico che nutre il cervello.
L'ipertensione, oltre ad essere uno dei fattori di rischio cardiovascolare, può essere essa stessa causa di emorralgie cerebrali.
La cura dell'ictus cerebrale
La terapia acuta dell'ictus si effettua con farmaci antiaggreganti e trombolitici, purtroppo solo un modesto numero di pazienti può giovarsi di queste cure, in quanto si applicano soltanto in unità specializzate, sono efficaci solo se passano poche ore dall'attacco e possono essere effettuate solo dopo che una TAC ha escluso una emorralgia cerebrale.
Il più delle volte, purtroppo, l'ictus causa un danno permanente del tessuto nervoso con la conseguente permanenza o l'aggravamento dei sintomi.
La terapia riabilitativa può migliorare la situazione in quanto altre regioni cerebrali possono attivarsi per sostituire parzialmente la funzionalità persa.
L'arma più efficace è la prevenzione, che si effettua nell'arco di tutta la vita seguendo le norme dietetiche e igieniche per evitare lo sviluppo dell' aterosclerosi.
È inoltre buona norma, dopo i 60-65 anni, ma anche prima se in famiglia ci sono molti casi di ictus cerebrale, eseguire una ecografia delle carotidi per evidenziare le placche aterosclerotiche e il tasso di occlusione.
Se il restringimento supera il 70% e si sono già verificati episodi di TIA o ictus, è possibile intervenire con una endoarteriectomia dell'arteria carotidea, per ripristinare il normale flusso sanguigno e asportare le placche arteriosclerotiche.
Questo intervento chirurgico può avere complicazioni o può causare a sua volta un ictus cerebrale, poiché durante l'operazione può accadere il distacco della placca aterosclerotica che sta per essere rimossa.
Una serie di studi internazionali ha dimostrato che la endoarteriectomia dell'arteria carotidea è indicata quando le occlusioni chiudono più del 70% del vaso e quando il paziente ha avuto sintomi recenti (ictus o TIA) collegabili alle occlusioni stesse.
L'intervento, vista la criticità, deve essere eseguito in centri specializzati con un basso rischio di complicazioni.
Questi interventi chirurgici non sono più possibili se l'occlusione è totale.
Sono allo studio farmaci neuroprotettivi che, se assunti subito dopo il manifestarsi dell'ictus cerebrale, dovrebbero proteggere il tessuto nervoso limitando l'invalidità permanente, ma gli studi clinici effettuati hanno dato esito negativo con i farmaci sperimentali finora utilizzati.
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