Pio X aveva previsto la guerra mondiale già da lungo tempo e quando il tremendo conflitto esplose ne fu profondamente scosso. In una lettera apostolica del 2 settembre 1914 a tutti i cattolici del mondo egli esortò i popoli alla preghiera, indicando nel Cristo il principe della pace. Al conte Macchio disse: «Darei volentieri la mia vita se con ciò potessi acquistare la pace per l’Europa».
Il primo grande compito del suo successore era quello di presentarsi come «padre comune di tutti» e durante la guerra mantenne fede all’impegno di imparzialità e di neutralità del papato.
Terminata la guerra, per la prima volta il papato dovette confrontarsi direttamente con i sistemi totalitari. Cercò di trattare anche con queste forme di governo secondo l’ardimentoso programma di Pio XI: «Se si trattasse di salvare un'anima, di evitare un male più grande per la salvezza delle anime, avremmo il coraggio di scendere a patti anche con il diavolo in persona».
Con i Patti Lateranensi del 1929 venne finalmente risolta l’incresciosa «questione romana». Oggi gli storici della chiesa sono concordi nel sostenere che l’Italia, con l’occupazione dello Stato Pontificio prima e con Patti Lateranensi poi, ha liberato definitivamente la chiesa da un giogo, che essa non si sarebbe mai potuta togliere da sola.
Come dopo il primo conflitto mondiale, anche dopo il secondo il papato è emerso ingigantito nel proprio prestigio, grazie al rigoroso rispetto della neutralità. Morto l’autoritario Pio XII, nella chiesa non fu più possibile disattendere le prorompenti istanze di democratizzazione. Già la scelta del nome di Giovanni XXIII lasciò presagire una nuova era all’insegna delle sorprese. Infatti il nuovo pontefice suscitò un ‘ondata di emozionanti sensazioni quando annunciò il concilio Vaticano II, che avrebbe finalmente dato l’avvio al tanto atteso «aggiornamento» della chiesa.
Ma attraverso la finestra aperta da Giovanni XXIII e dal concilio, entrò una folata di gelida tempesta che investì il pontificato di Paolo VI. A lui toccò saldare il conto che Giovanni XXIII gli aveva rilasciato. Ebbe ragione il cardinale viennese Kéinig quando, in occasione dell’ottantesimo genetliaco di Paolo VI, disse: «Pio XII aveva il rispetto del mondo, Giovanni XXIII l’amore, Paolo VI abbisogna della nostra comprensione». Comunque Paolo VI ha guidato la chiesa attraverso un'epoca in crisi senza perdita alcuna. Il 16 ottobre 1978 pro venne da Roma la notizia sensazionale dell’elezione di un polacco al trono pontificio.
Wojtyla non era soltanto il primo papa non italiano dal lontano 1522; era anche il primo slavo e il primo vescovo proveniente d’oltre cortina a diventare il successore di Pietro. Bastò questo per dare un nuovo colpo d’ala al prestigio del papato. Grazie alla personalità carismatica di Giovanni Paolo Il si può affermare che il papato oggi è diventato una specie di coscienza morale del mondo.
Papa Francesco (in latino: Franciscus, in spagnolo: Francisco, nato Jorge Mario Bergoglio; Buenos Aires, 17 dicembre 1936) è dal13 marzo 2013 il 266º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, 8º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice. Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù, è il primo pontefice di questo ordine religioso (chiamati anche Gesuiti), nonché il primo proveniente dal continente americano.
Nato in una famiglia di origini italiane, specificamente piemontesi (il nonno Giovanni Angelo era nato in località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana da Portacomaro; attualmente vivono ancora parenti del Pontefice fra cui Anna, Delmo e Armando, è il quarto dei cinque figli di Mario, funzionario delle ferrovie salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires, e di Regina Maria Sivori, una casalinga la cui famiglia materna era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione collinare di Lavagna in provincia di Genova, mentre la nonna paterna Rosa era originaria di Piana Crixia in provincia di Savona.
All'età di 21 anni, a causa di una grave polmonite, gli viene asportata la parte superiore del polmone destro. A quell'epoca, infatti, malattie polmonari come infezioni fungine o polmoniti erano curate chirurgicamente per la scarsità di antibiotici. Anche per questo fatto i vaticanisti lo esclusero dalla lista dei papabili durante il conclave della sua elezione.
Perito chimico, si è mantenuto per un certo periodo facendo le pulizie in una fabbrica e poi facendo anche il buttafuori in un locale malfamato di Cordoba. In base a quanto dichiarato dallo stesso, ha avuto anche una fidanzata prima di intraprendere la vita ecclesiastica.
Decide di entrare nel seminario di Villa Devoto e l'11 marzo 1958 comincia il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires in seguito, per laurearsi in filosofia nel 1963. Dal 1964 insegna per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fee Buenos Aires. Riceve l'ordinazione presbiterale il 13 dicembre 1969 per l'imposizione delle mani dell'arcivescovo di Córdoba Ramón José Castellano.
Dopo altre esperienze di insegnamento e la nomina a superiore provinciale dell'Argentina (dal 31 luglio 1973 al 1979 è rettore della Facoltà di teologia e filosofia a San Miguel. Nel 1979 partecipa al vertice della Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano) a Puebla ed è fra coloro che si oppongono decisamente alla teologia della liberazione, sostenendo la necessità che il continente latino-americano faccia i conti con la propria tradizione culturale e religiosa. Nel 1986 si reca in Germania per un periodo di studio alla "Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen" di Francoforte sul Meno, con lo scopo di completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo. Ritornato in patria diventa direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Córdoba.
Ministero episcopale
Il 20 maggio 1992 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires, titolare di Auca. Riceve la consacrazione episcopale il 27 giugno1992 per l'imposizione delle mani del cardinale Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires, assistito dal vescovo Emilio Ogñénovich e dall'arcivescovo Ubaldo Calabresi.
Il 3 giugno 1997 è nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Succede alla medesima sede il 28 febbraio 1998, a seguito della morte delcardinale Antonio Quarracino. Diventa così primate d'Argentina. Dal 6 novembre dello stesso anno è anche ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina.
Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II, tenendo un concistoro ordinario pubblico per la creazione di quarantadue nuovi cardinali e la pubblicazione dei due cardinali riservati in pectore nel concistoro del 21 febbraio 1998, lo crea cardinale del titolo di San Roberto Bellarmino.
Dal 2005 al 2011 è a capo della Conferenza Episcopale Argentina.
È inoltre consigliere della Pontificia Commissione per l'America Latina, gran cancelliere dell'Università Cattolica Argentina, presidente della Commissione episcopale per la Pontificia Università Cattolica Argentina, membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, membro dellaCongregazione per il Clero, membro della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, membro del Comitato di presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia e membro del Consiglio post sinodale.
Durante il suo impegno come vescovo ha scelto uno stile di grande semplicità, spostandosi con i mezzi pubblici e rinunciando a vivere nella sede dell'Episcopato, a favore di un comune appartamento dove si cucinava da solo i pasti.
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