La chiesa cattolica, non avendo tempestivamente affrontato la questione della propria riforma, dovette prendere posizione contro la Riforma protestante di Martin Lutero; e questa costituì senz’altro la più significativa inversione di rotta che la storia del cristianesimo conosca.
Questo fatto non riguarda soltanto la radicalità con cui Lutero ha messo in forse l’autenticità della chiesa tradizionale, ma anche le dimensioni assunte dalla tragica scissione: l’Europa settentrionale e grandi territori dell’Europa centro-orientale si staccarono da Roma. Accanto al protestantesimo e all’anglicanesimo si diffuse in maniera massiccia anche il calvinismo. Ma in quest’epoca di sconsolante fallimento dei papi, fu un miracolo come disse Paolo IV all’ambasciatore veneziano Navagero — «se la Santa Sede si è potuta affermare, benché i nostri predecessori abbiano fatto di tutto per mandarla in Tomna». Nelfrattempo però nella chiesa siprofilarono delle forze nuove. Ventotto anni dopo la prima impennata di Lutero iniziò il tanto atteso concilio ecumenico di Trento, che svolse una enorme mole di lavoro contrapponendo alla Riforma luterana un vasto e completo sistema dottrinale del cattolicesimo. Dopo il concilio il rinnovamento della chiesa, pur procedendo a rilento, penetrò in profondità. I papi finalmente si dedicarono anima e corpo alla riforma «in capite et in membris». Un epi.scopato rinnovato si impegnò al massimo per appli- care le norme della riforma nelle varie diocesi. E la chiesa stessa poté riproporre una lunga serie di santi e difondatori di ordini religiosi. Le guerre di religione, scaturite dalla Controriforma in Francia, nei Paesi Bassi e soprattutto in Germania, comportarono molte sofferenze, ma servirono anche, verso la metà del XVII secolo, a mettere sostanzialmente in chiaro la consistenza territoriale delle singole confessioni.
Fonte: J. Gelmi, I Papi, Rizzoli, Milano, 1987
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