«Il mio primo cliente ha voluto i soldi indietro, diceva che non ero capace. Ho dovuto imparare in fretta». Si chiama Nera, e racconta la sua desolata storia in un crudo documentario di Andrea Deaglio. Per venire dalla Nigeria a Torino ha dovuto contrarre un debito da 50 mila euro con i trafficanti, che si sono tenuti il suo passaporto. E tutti i mesi doveva mettere 500, 700, anche 1000 euro in una busta e consegnarli ad una donna, incontrata in un parcheggio davanti all'Auchan.
E' un racconto senza veli, quello di Nera. «Ho capito subito che tutti vogliono farlo senza guanto, e questo è il modo di fare i soldi veri». Alle volte le chiedono un rapporto anale, altre volte scattano fotografie. «Ogni tanto arrivano anche le coppie per fare l'amore in tre, e allora se sei fortunata ti portano in una villa e ti pagano bene». Parla dei marocchini che l'hanno violentata da ubriachi, dei romeni e degli albanesi che l'hanno rapinata, degli italiani che le hanno tirato pietre o sputato in faccia.
I primi tempi lavorava di notte ma aveva paura, di qui la decisione di farlo di giorno, in strade di campagna, scaldandosi d'inverno con un fornelletto. Subisce la concorrenza delle ragazze dell'Est europeo e delle cinesi. E spesso deve accettare appena 10 euro per una prestazione. Poi, un bel giorno, quando il suo debito era sceso a 20 mila euro, decide di ribellarsi agli sfruttatori, di non onorarlo più. E un altro bel giorno ancora decide di lasciare la strada. Adesso ha trovato un lavoro temporaneo in una fabbrica di scarpe fuori città.
Quella di Nera, nome di fantasia, è una delle poche storie a lieto fine delle tante ragazze nigeriane coinvolte nella prostituzione e vittime della tratta, in Italia. Secondo una ricerca dell'associazione Parsec, condotta in collaborazione con il ministero degli Esteri, se ne possono contare circa 25 mila, nell'arco degli ultimi dieci anni. Secondo l'ambasciata della Nigeria, tale stima è invece approssimata per difetto. Le minorenni, secondo il Parsec, sono tra l'8 e il 10 per cento delle adulte.
Ma non c'è soltanto Torino, e le grandi città del centro-nord. Lascia senza parole il focus sulle nigeriane del Casertano e di Castel Volturno in particolare, appena realizzato dall'Oim, l'Organizzazione internazionale sulle migrazioni, che ha scovato anche i disperati della raccolta delle fragole, di cui ci siamo appena occupati. Solo nella zona di Castel Volturno ve ne sarebbero 500, tra i venti e i trent'anni, e si prostituiscono per la strada per 10-15 euro, mentre a casa chiedono dai 25 ai 40 euro. A sfruttarle sono madames africane, a stretto contatto con i trafficanti all'estero, ma anche donne italiane.
Le madames tengono sotto controllo le ragazze dal Casertano, anche quando queste operano in altre zone d'Italia. Le vittime sono state sottoposte in Africa ad un rito wodoo, che le ha vincolate psicologicamente sin dal momento della partenza. Circa il 70 per cento di loro deve ancora finire di pagare il debito contratto per venire nel nostro paese e solo una piccola parte di loro ha ottenuto un permesso di soggiorno per protezione internazionale. Il debito in media è di 40 mila euro, e il tempo medio impiegato per estinguerlo, secondo l'Oim, è di due anni. I dati discordano dunque dalla testimonianza di Nera: i ratei mensili da lei dichiarati presuppongono una restituzione più lenta.
La maggior parte delle donne nigeriane arrivate nel 2008 è sbarcata a Lampedusa. Ma la politica dei respingimenti in mare, attuata dal governo Berlusconi, non ha fermato i trafficanti. Adesso le nigeriane sbarcano dall'aereo, non più dal gommone, spesso dopo aver fatto scalo in Francia e con un passaporto falso. Quello che è cambiato è l'importo del debito: per organizzare il viaggio aereo i trafficanti pretendono infatti 50-60 mila euro.
Non ci sono soltanto prostitute nigeriane, nel Casertano, ma anche ucraine, romene, bulgare e albanesi. Le europee vivono in particolare a Mondragone. E non ci sono soltanto sfruttatrici nigeriane. Molte ragazze hanno riferito infatti di dover pagare 100-150 euro al mese a delle donne italiane per poter occupare il posto in cui lavorano, oltre al debito con madame, naturalmente. Le migranti, riferisce il Rapporto dell'Oim, lascerebbero la strada per un lavoro regolare, anche pagato assai meno.
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