''Se non facciamo qualcosa ora per intervenire sui casi di infezione da Hpv, stando a quanto prevede l'Oms, entro il 2025 avremo 800 mila nuovi casi all'anno''. Lo afferma il presidente dell'Aifa, nel corso di un incontro in cui e' stato presentato un test per l'individuazione di infezione da papilloma virus. Oggi si registrano 500 mila casi all'anno nel mondo, ''l'80% nei Paesi in via di sviluppo'', commenta. In Italia il numero delle nuove diagnosi all'anno e' di 3.000.
I papillomavirus umani (Hpv, dall’inglese Human papilloma virus) sono virus a Dna che si trasmettono per via sessuale e che si replicano nelle cellule dell’epidermide. Esistono oltre 120 tipi di Hpv, che si differenziano per i tipi di tessuto che infettano. Più di 40 tipi interessano l’epitelio anogenitale (cervice uterina, vagina, vulva, retto, uretra, ano, pene), e alcuni fra questi sono definiti Hpv ad alto rischio: sono quelli collegati all’insorgenza di vari tipi di tumori, soprattutto della cervice, ma anche del pene, dell’ano, della vulva e altri.
Degli Hpv ad alto rischio, l’Hpv 16 e 18 sono quelli più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale, essendo responsabili rispettivamente di circa il 60% e 10% di tutti i tumori cervicali. Altri tipi ad alto rischio sono associati a tumori cervicali, ma con minore frequenza, mentre gli Hpv a basso rischio (quelli cioè non legati a forme tumorali) possono comunque provocare condilomi anogenitali in entrambi i sessi.
La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In caso di infezione persistente, il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di 20-30 anni.
Modalità di trasmissione
L’infezione da Hpv si trasmette soprattutto attraverso rapporti sessuali vaginali o anali con partner portatori del virus. Il rischio di contrarre il virus quindi aumenta con l’aumentare del numero dei partner sessuali. Anche altri tipi di rapporti sessuali (orali o manuali) possono essere vie di trasmissione, ma molto più raramente.
Prevenzione, terapie e vaccino
Fino a poco tempo fa, l’unico modo per prevenire il carcinoma cervicale era attraverso lo screening effettuato utilizzando il Pap-test, tuttora raccomandato in Italia ogni tre anni per le donne tra 25 e 64 anni. Il pap-test consente infatti di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma. Recentemente l’Agenzia europea per i farmaci (Emea) ha autorizzato in Europa il primo vaccino contro l’Hpv (Gardasil®). Il Gardasil® previene le lesioni causate da quattro tipi del virus: Hpv 16 e 18 (complessivamente associati a circa il 70% di tutti i carcinomi cervicali), 6 e 11 (responsabili del 90% circa dei condilomi genitali).
Il ciclo vaccinale consiste nella somministrazione, per via intramuscolare, di tre dosi, di cui la seconda e la terza a distanza di 2 e 6 mesi dalla prima. L’efficacia clinica del vaccino è stata valutata in donne tra 16 e 26 anni. Tra quelle che non erano state infettate dai tipi di Hpv contenuti nel vaccino, l’efficacia delle tre dosi nel prevenire le lesioni precancerose correlate a questi tipi è stata del 95%. Il vaccino però non ha effetto terapeutico, e l’efficacia scende al 46% se si considerano anche le donne infettate con almeno uno dei tipi di Hpv contenuti nel vaccino, e quelle che non avevano completato il ciclo vaccinale.
La disponibilità del vaccino apre dunque la strada a una possibile strategia di prevenzione del carcinoma della cervice, da affiancare alle politiche di screening. Nell’agosto 2006 l’Oms ha pubblicato una guida per l’introduzione dei vaccini anti-Hpv, secondo cui le preadolescenti tra i 9 e i 13 anni di età rappresentano il target primario: la vaccinazione prima dell’inizio dei rapporti sessuali è infatti particolarmente vantaggiosa perché induce una protezione elevata prima di un eventuale contagio con Hpv.
Il vaccino in Italia
In Italia il Consiglio superiore di sanità (Css) ha raccolto queste indicazioni, e nella seduta dell’11 gennaio 2007 ha espresso all’unanimità il parere che la vaccinazione delle ragazze nel dodicesimo anno di vita rappresenti per il contesto italiano la migliore strategia vaccinale. Il Css ha preso in considerazione anche l’importanza della vaccinazione per altre categorie, in particolare per quanto riguarda le ragazze fra i 13 e i 26 anni e i giovani maschi: per queste categorie è stata sottolineata la necessità di ulteriori studi. La sicurezza del Gardasil® è stata giudicata buona, in base all’osservazione di circa 12.000 persone vaccinate e il confronto con 9.000 persone non vaccinate. Le reazioni associate alla vaccinazione sono state febbre e reazioni locali nella sede di iniezione. Raramente sono state segnalate anche reazioni di possibile natura allergica.
|