Mi spinse in un angolo del muro ficcandomi la lingua in bocca. Le sue mani frugavano sotto la maglietta, palpavano le tette, i capezzoli s’irrigidirono e... iniziò a lacrimare umori. Eravamo per strada sotto a un palazzo protetti dall’oscurità. Di lui non sapevo niente né il nome né da dove venisse ci bastò uno sguardo per ritrovarci avvinghiati. Arrapati, infoiati come maiali lo volevo dentro di me, non m’interessava che eravamo per strada e qualcuno poteva vederci desideravo solo godere.