Quando Manzoni era ateo vedeva la morte come forma di liberazione da un dolore insopportabile, da una sofferenza senza via d'uscita. E ci scrisse sopra l'
Adelchi. Era un modo rassegnato di vivere la vita, che aveva però il vantaggio di non creare illusioni. Vi era una certa dignità, un certo stoicismo. Poi divenne credente e, scrivendo i
Promessi sposi, disse che le contraddizioni vanno affrontate confidando nella divina Provvidenza, che può anche servirsi della morte per liberarsi del don Rodrigo di turno e far trionfare il bene.