Il
suicidio non è quasi mai una decisione improvvisa, ma il punto di arrivo di lunghi e tortuosi ragionamenti. C’è una prima fase in cui la morte è percepita positiva perché fa finire una sofferenza pesante. Non esiste una vera e propria intenzionalità, ma esso è visto come possibile soluzione a situazioni insopportabili. Il suicidio viene visto come un sollievo, come una fantasia romantica in cui la persona prepara tutto con nuovi vestiti, quantità di barbiturici, saluti finali. Nella seconda fase l’aspirante suicida si trova contrastato da varie ambivalenze fra vivere e morire, fra disperazione e speranza. Nella terza fase si è già maturata l’idea di sopprimersi. Per fortuna non sempre riesce e l’istinto di sopravvivenza ha il sopravvento.