In quest’articolo vi presentiamo alcuni falsi miti sull’AIDS (i sottotitoli sono quindi le teorie errate che circolano, mentre il testo è la spiegazione del perchè siano privi di fondamento), purtroppo molto diffusi, e cerchiamo di spiegare perché sono errati.
Nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimava che
- 33,4 milioni di persone in tutto il mondo fossero affette dall’HIV/AIDS,
- con 2,7 milioni di nuovi contagi ogni anno
- e 2 milioni di decessi dovuti all’AIDS.
Nel 2007 l’UNAIDS ha stimato che
- 33,2 milioni di persone in tutto il mondo fossero affette dall’HIV; l’AIDS, in quell’anno, avrebbe ucciso 2,1 milioni di persone,
- tra cui 330.000 bambini
- e il 76% dei decessi si sarebbe verificato nell’Africa subsahariana.
Secondo il rapporto dell’UNAIDS del 2009, da quando l’epidemia è iniziata diversi decenni fa,
- 60 milioni di persone sono state contagiate dall’HIV,
- con circa 25 milioni di decessi
- e 14 milioni di bambini orfani nella sola Africa subsahariana.
I falsi miti sull’HIV e sull’AIDS hanno origini diverse, dalla semplice ignoranza e dai malintesi sulle conoscenze scientifiche sull’HIV e sull’eziologia dell’AIDS, fino alle informazioni scorrette messe in circolazione da gruppi e da istanze ideologiche che negano la relazione tra l’infezione da HIV e la comparsa dell’AIDS.
Relazione tra HIV ed AIDS
HIV e AIDS sono sinonimi
È falso. HIV sta per virus dell’immunodeficienza umana: si tratta del virus che indebolisce il sistema immunitario. Il sistema immunitario compromesso da questo virus diventa così soggetto all’AIDS (sindrome dell’immunodeficienza acquisita), caratterizzato da una serie di sintomi, malattie ed infezioni che si verificano in caso di problematiche legate al sistema immunitario.
L’HIV è la causa dell’AIDS, tuttavia non tutte le persone positive all’HIV hanno l’AIDS, perché l’HIV può rimanere silente per molti anni.
Di norma in ogni caso l’HIV progredisce fino a manifestare l’AIDS, definito come
- conta linfocitaria inferiore alle 200 cellule/μl,
- oppure in infezione da HIV accompagnata da coinfezione opportunistica tipica dell’AIDS.
L’HIV non può causare l’AIDS perché l’organismo sviluppa una potente risposta anticorpale al virus
Questo ragionamento ignora i numerosi esempi di virus diversi dall’HIV che possono essere patogeni anche dopo la comparsa delle tracce dell’immunizzazione:
- Il virus del morbillo può resistere per anni nelle cellule cerebrali, finendo per causare una patologia neurologica cronica nonostante la presenza degli anticorpi.
- I virus come il citomegalovirus, il virus dell’herpes simplex e quello della varicella possono essere attivati dopo anni di latenza anche se ci sono quantità massicce di anticorpi.
- Negli animali, i virus imparentati con l’HIV e con periodi di latenza lunghi e variabili, come il virus visna degli ovini, causano lesioni al sistema nervoso centrale anche dopo la produzione di anticorpi.
L’HIV ha inoltre una capacità di mutazione riconosciuta che gli permette di sfuggire alla risposta immunitaria dell’ospite.
Solo pochi linfociti T helper CD4+ sono infetti dall’HIV e quindi il sistema immunitario non subisce danni
Sebbene la percentuale di linfociti T helper CD4+ colpiti dall’HIV in un determinato momento non sia mai troppo elevata (solo un piccolo sottoinsieme delle cellule attivate funge da bersaglio ideale per l’infezione), diversi gruppi di ricerca hanno dimostrato che, nel corso della malattia, i cicli di morte delle cellule infette ed infezione delle nuove cellule bersaglio sono molto rapidi. Anche i macrofagi e altri tipi di cellule sono colpiti dall’HIV e fungono da serbatoio per il virus.
Inoltre, come gli altri virus, l’HIV è in grado di sopprimere il sistema immunitario secernendo proteine che interferiscono con la sua attività. Ad esempio la proteina di membrana dell’HIV, la gp10, si stacca dalle particelle del virus e si lega con i recettori CD4 dei linfociti T del sistema immunitario, interferendo con il normale funzionamento di queste cellule che fungono da recettori e segnalatori. È stato inoltre dimostrato che un’altra proteina dell’HIV, la Tat, è in grado di sopprimere l’attività dei linfociti T. Questo comportamento non è qualitativamente diverso da quello dei virus dell’influenza che, come ben hanno dimostrato i ricercatori, secernono proteine immunosoppressive in grado di rallentare la risposta immunitaria contro il virus.
I linfociti infetti esprimono infine il legante Fas, una proteina della superficie cellulare che provoca la morte dei linfociti T vicini e sani che esprimono il recettore Fas. Quest’effetto di “vicinanza killer” dimostra che il sistema immunitario può essere molto danneggiato anche se il numero di cellule effettivamente infette è molto basso.
Trasmissione
Si può essere contagiati dall’HIV anche solo tramite contatto casuale con una persona infetta
Non si può rimanere contagiati dall’HIV tramite semplice contatto con una persona infetta nelle normali situazioni sociali, a scuola o sul posto di lavoro. Non si rimane contagiati stringendo la mano a una persona infetta, abbracciandola o baciandola sulla guancia, usando lo stesso WC, bevendo dallo stesso bicchiere oppure esponendosi ai colpi di tosse o agli starnuti di una persona infetta.
La saliva contiene una carica virale trascurabile, quindi i baci in bocca sono considerati poco rischiosi. Tuttavia, se il partner infetto o entrambi i partner hanno del sangue in bocca a causa di tagli, ulcere o problemi alle gengive, il rischio aumenta.
Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha registrato un solo caso di possibile trasmissione dell’HIV tramite bacio (uomo contagiato dall’HIV con malattia gengivale grave e partner sessuale affetto a sua volta da problemi gengivali gravi), mentre la Terence Higgins Trust afferma che si tratta di una situazione che non presenta alcun rischio.
Teoricamente si potrebbe essere esposti al rischio di contagio anche con altri tipi di contatto, tra cui il contatto con il sangue dal naso, i morsi e la condivisione di pratiche di igiene personale, tuttavia sono stati riportati pochi casi di contagio accidentale avvenuti in questo modo.
I pazienti positivi all’HIV hanno un aspetto caratteristico
Le immagini degli effetti dell’AIDS divulgate dai media fanno sì che molte persone ritengano che i pazienti affetti dall’HIV abbiano un aspetto fisico caratteristico o, perlomeno, siano diversi dalle persone sane. In realtà il decorso della malattia è molto lento e può passare molto tempo prima che compaiano i sintomi: quindi non è possibile diagnosticare l’infezione da HIV con un semplice esame dell’aspetto fisico.
Con i rapporti orali non si trasmette il virus HIV
I rapporti orali presentano certamente un rischio di contagio molto inferiore rispetto a quelli vaginali e anali, ma l’HIV può comunque essere trasmesso tramite rapporti orali, se c’è contatto tra lo sperma o i fluidi vaginali e le mucose della bocca. Il rischio di contagio dopo un singolo rapporto è trascurabile, ma aumenta proporzionalmente al numero di rapporti. Finora il CDC non riporta invece alcun caso di trasmissione per chi riceve il rapporto.
Il rischio di contagio può essere molto elevato nel caso di ferite aperte dei genitali e/o della bocca, oppure in caso di gravi problemi gengivali o sanguinamento gengivale, cioè quando c’è contatto diretto tra lo sperma e ferite aperte sulla pelle o sulla superficie della bocca.
L’HIV è trasmesso dalle zanzare
Quando le zanzare pungono, non iniettano il sangue della loro vittima precedente, ma iniettano soltanto la loro saliva che può trasmettere la febbre dengue, la malaria, la febbre gialla o il virus del Nilo occidentale. Ricordiamo tuttavia che le zanzare, nel loro apparato digerente, possono contenere sangue infetto dall’HIV: se schiacciate sulla pelle di un essere umano, solo ipoteticamente potrebbero trasmettere il virus, ma il rischio è trascurabile e finora non sono mai stati riferiti casi di contagio attraverso questa modalità.
L’HIV sopravvive per poco tempo fuori dall’organismo
L’HIV può sopravvivere a temperatura ambiente fuori dall’organismo per alcune ore in un ambiente secco (a patto che la concentrazione iniziale sia molto alta) e per settimane in un ambiente umido (nelle siringhe o negli aghi usati). Tuttavia la quantità di virus tipicamente presente nei fluidi corporei non sopravvive per così tanto tempo fuori dall’organismo: di solito al massimo per alcuni minuti in un ambiente secco. In condizioni di umidità elevata, soprattutto all’interno di siringhe, aghi e altri dispositivi del genere, il virus sopravvive per più tempo.
L’HIV contagia soltanto gli uomini omosessuali e chi fa uso di droghe
Negli Stati Uniti la principale modalità di contagio per gli uomini è rappresentata dai rapporti omosessuali, mentre per le donne la trasmissione avviene soprattutto tramite rapporti eterosessuali. Tuttavia l’HIV può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’etnia e dall’orientamento sessuale. È certamente vero che i rapporti anali (indipendentemente dal sesso del partner passivo) presentano un rischio di contagio maggiore rispetto agli altri tipi di rapporto, ma comunque la maggior parte dei rapporti penetrativi, indipendentemente dal sesso dei partner, presenta un qualche rischio. Il preservativo, se usato correttamente, è in grado di diminuire il rischio.
Le donne affette dall’HIV non possono avere figli
Le donne contagiate dal virus dell’HIV sono fertili, ma negli ultimi stadi della malattia la gestante può presentare un rischio maggiore di aborto spontaneo. Normalmente il rischio di trasmettere l’HIV al feto si attesta tra il 15 e il 30 per cento, tuttavia può essere ridotto fino al 2-3% se le pazienti seguono scrupolosamente i suggerimenti dei medici.
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